Il 25 aprile si celebra la Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. La data ha un altissimo valore simbolico che batte forte sui valori dell’antifascismo e della democrazia. L’eroica impresa dei partigiani e della popolazione ribellatasi all’invasore deve rimanere impressa nella memoria collettiva di un popolo, affinché gli orrori della guerra e della dittatura del fascismo non abbiano più a ripetersi. La festa della Liberazione è una festa nazionale e non un derby sportivo. La liberazione riguarda un’impresa che liberò tutti gli italiani e non solo quelli contrari al regime; per questo motivo le diatribe sulla validità di questa celebrazione, poste in essere da esponenti politici di destra, non hanno alcun senso.
Festa della Liberazione: perché si festeggia
La liberazione dell’Italia non fu fatta in un solo giorno, ma in lunghi periodi di combattimenti ed incursioni. Però il 25 aprile 1945 i partigiani riuscirono a liberare dall’occupazione nazi-fascista, due grandi città del nord: Torino e Milano. Il sud era stato liberato dalle truppe americane che risalivano lo stivale, mentre Napoli fu liberata dalla rivolta popolare degli stessi napoletani che insorsero e riuscirono a scacciare i tedeschi dalla città. Roma venne liberata nel 1944 e quindi, con la liberazione di Torino e Milano, l’Italia poté ufficialmente dichiararsi libera. Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale proclamò l’insurrezione in tutte le zone occupate dai nazi-fascisti. In quella parte d’Italia occupata da tedeschi e fascisti che costituì l’autoproclamata Repubblica di Salò, i partigiani imposero la resa agli oppressori, preparando il campo alle truppe alleate che liberavano comune per comune l’Italia. Ad imbracciare le armi furono ex soldati riformati, militanti politici, ma anche semplici lavoratori e lavoratrici. Lo sciopero generale proclamato da Sandro Pertini, diede il colpo finale ai tedeschi, in quanto, la partecipazione massiva allo sciopero fu di sostegno alla causa partigiana.
La Liberazione proclamata
Si pensa erroneamente che la Liberazione sia una festa ad appannaggio dei comunisti. Logica sostenuta da una parte di politica che spera, nel creare fazioni, di screditare un momento così importante. La festa della Liberazione venne promossa invece, da Alcide De Gasperi, a capo del governo provvisorio, che il 22 aprile 1946 decise di fissare per il 25 aprile, una giornata dedicata alla liberazione. La giornata venne istituita con la legge n.269 del maggio 1949. Questo aspetto va sottolineato, per ribadire che la liberazione è la festa di tutti gli italiani, non solo dei comunisti. I partigiani che combattevano le truppe naziste, si rifugiarono sulle montagne per tendere agguati e compiere incursioni e, tra quei partigiani c’erano anche socialisti, democristiani, parroci. L’insurrezione ebbe caratteristiche popolari e proprio tra la popolazione riscosse maggior successo: anche chi non imbracciava le armi partecipò alla resistenza, i minori, le donne, facevano da staffetta, mentre nelle città ci si organizzava per non far mancare nulla agli eroi che sfidavano il furore e la rappresaglia nazi-fascista.
Qualcuno non è d’accordo
Abbiamo assistito negli anni, a continui tentativi di screditare la Liberazione. Negli ultimi anni, con l’incedere della recrudescenza di forze di estrema destra, si è data vita ad una vera e propria campagna di denigrazione della Festa della Liberazione e dei valori della Resistenza. Già negli anni passati, alcuni sindaci di destra, spesso in quota Lega, avevano cancellato le celebrazioni nei loro comuni, mentre altri si opponevano a canti come Bella Ciao, ritenuti faziosi. Poi c’è stato Salvini, interprete delle istanze di destra, che quando ha occupato lo scranno di Ministro degli Interni, si rifiutò di partecipare alle cerimonie ufficiali. Insomma si capisce che c’è una piccola fetta di persone che non coglie i valori della Resistenza, e non gradisce quella libertà, resa possibile dai partigiani che vengono onorati il 25 aprile. A dimostrazione di ciò, ci sono le svastiche, le croci celtiche e le scritte che imbrattano ogni anno, i monumenti dedicati alla memoria dei partigiani che liberarono l’Italia. Anche quest’anno i militanti di estrema destra si sono fatti notare: a Genova hanno imbrattato le bandiere dell’ANPI con le loro svastiche. Altri episodi analoghi a Milano, Roma, Ferrara. Costoro hanno agito con la libertà di andare in giro ad imbrattare; una libertà che sotto i nazi-fascisti, a loro tanto cari, non gli sarebbe stata concessa
I valori della Resistenza e della Liberazione
Il 25 aprile è un giorno importante. In questo giorno si festeggia la Liberazione, ma si onora anche la memoria di circa 40.000 partigiani che persero la vita nei combattimenti contro i tedeschi e nelle esecuzioni sommarie da questi compiute. Per questo motivo, Liberazione e Resistenza, sono non solo dei momenti storici, ma anche dei veri e propri valori, da custodire gelosamente ed infondere nella coscienza collettiva delle popolazioni oppresse. Il 25 aprile serve per ribadire il valore dell’antifascismo, di cui è intrisa la Costituzione. Antifascismo come valore, affinché non si verifichi più una dittatura come quella fascista, che non esitò a tradire la propria popolazione. La democrazia come valore, perché, scegliere, discutere e ragionare tutti insieme, sulle istanze di tutti è l’unico modo per avere una società alla portata di tutti e che consideri tutti come suoi componenti fondamentali.
Le lotte di oggi e le sfide di domani
In primo luogo, bisogna puntare alla diffusione di questi valori. In questo caso, gli organismi promotori, organizzazioni, associazioni ed istituzioni, hanno il compito di promuovere questi valori e farlo nel miglior modo possibile. La Festa della Liberazione è una ricorrenza che va ben oltre la semplice corona d’alloro al Milite Ignoto, verso cui si orientano le telecamere dei TG: è una festa del popolo e per il popolo. La promozione di questo valore popolare insito nella Liberazione deve partire dalle scuole per poi estendersi a tutte le sfere della società. La cancellazione dell’evento, creerebbe vuoti che verrebbero colmati solo da ignoranza e mistificazione. La Liberazione oggi, muta nelle istanze, nelle sfide, ma il significato resta immutato: rivalsa del debole e dello sfruttato, contro potenti e usurpatori. Liberazione è simbolo di una lotta esemplare, di una rabbia esplosiva e della capacità di non abbassare la testa.
Ora e sempre Resistenza!
C’è tanto ancora da lottare, in termini di diritti e valori. Le istanze di oggi vanno affrontate con quei valori. I valori di libertà, uguaglianza e democrazia si estendono a quelle fasce di popolazione che lottano per veder riconosciuti questi diritti. Oggi si deve lavorare su quei valori, per le istanze del nostro tempo. Ci si interroga, in questo periodo se, il sangue dei partigiani versato per lasciare ai posteri un’Italia migliore, sia stato speso invano o ci siano margini per ripartire dal loro esempio. Sicuramente le premesse ci sono. Una su tutti, la Costituzione, dalla quale partire, per far si che tutti i diritti in essa contenuti siano effettivi. Istanze come lo Ius Soli ad esempio, che hanno carattere d’urgenza e recano tutti i diritti per essere discusse, vengono sempre rimandate per questioni politiche. Su questo ed altro c’è bisogno di lavorare, per una generazione sempre più consapevole dei valori della Resistenza, affinché la Liberazione sia liberazione per davvero. L’animo partigiano non abbia mai a morire. Ora e sempre Resistenza!
In occasione di questa Festa della Liberazione, vi invitiamo a seguire l’evento virtuale promosso dal Comitato Provinciale ANPI Caserta, per oggi, 25 Aprile 2021 alle ore 10.45 dal titolo “IUS SOLI E VALORI DELLA RESISTENZA” . L’ incontro sarà trasmesso in diretta sulla pagina ufficiale del Comitato (https://www.facebook.com/AnpiComitatoProvincialeDiCaserta).