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Diritti digitali palestinesi in morte di Shreen Abu Akleh

Redazione di Redazione
23 Febbraio 2023
in Impronte solidali, Tempi Moderni
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Diritti digitali palestinesi in morte di Shreen Abu Akleh

https://yalibnan.com/2022/05/25/new-evidence-suggests-shireen-abu-akleh-was-killed-in-targeted-attack-by-israeli-forces-cnn/

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La violenza di Israele sui popoli palestinesi e la sistematica violazione dei diritti umani. Come vivono i palestinesi privati anche dei diritti digitali

Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Chiara Esposito

La rinuncia da parte di Londra dei paesi della Palestina, portò alla nascita dello stato di Israele collocato nei territori palestinesi. Ciò aprì il varco ad aspri contrasti tra le due popolazioni, che sfociarono nel 1949 nella prima guerra fra Israele e Palestina. A seguito del conflitto, Israele che aveva avuto la meglio, cominciò ad attuare misure repressive per tenere sotto controllo i palestinesi attraverso la sorveglianza che nel frattempo ha avuto implicazioni in vari campi del vivere quotidiano, compresi, in ultima analisi, anche quelli digitali. Iniziano così numerose proteste che culminano l’11 maggio del 2022 quando negli scontri rimane uccisa una famosa reporter di Al Jazeera: Shireen Abu Akleh.

La nascita del conflitto Israelo-Palestinese

La terra contesa fra gli israeliani e i palestinesi è stata il teatro di grandi tensioni e violenze tra gli arabi e gli ebrei fin dai tempi del mandato britannico che mise fine dopo la Prima guerra mondiale al dominio dell’Impero Ottomano. Con la dichiarazione di Balfour (1917), la Gran Bretagna decise di appoggiare una patria nazionale ebraica in Palestina. Questa dichiarazione diede una maggiore spinta ad un movimento di immigrazione in Palestina da parte degli ebrei. Dopo la Seconda guerra mondiale e lo sterminio di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti, l’Assemblea Generale dell’ONU approvò un piano di ripartizione della Palestina, con la costruzione di uno stato ebraico e di uno arabo. Nasce così il conflitto israelo-palestinese. I paesi arabi si opposero a questo piano di spartizione, così nel 1949 scoppiò la prima guerra tra le due fazioni che si risolse con la vittoria di Israele. Nel 1987 inizia la prima Intifada, un’ondata di proteste da parte dei palestinesi nei territori di Israele. Poi nel 1993 gli accordi di Oslo segnano l’inizio di un processo di pace tra le due parti, che però non verranno mai portati a termine. Nel 2000 si ebbe la seconda Intifada che portò ad attentati suicidi in Israele che si ritirò entro la striscia di Gaza. Israele impose un blocco terrestre e navale a Gaza, da quel momento Israele invase Gaza per tre volte. L’ultima volta nel 2014 in risposta a dei missili lanciati dai palestinesi.

Palestinesi sotto controllo

A seguito dei vari scontri tra Israele che controlla e colonizza e i palestinesi che difendono i propri territori, Israele attua misure coercitive sui palestinesi, anche violando ogni sorta di diritto umano, tra cui quello digitale. Nel 2016 scoppiano in Palestina le proteste contro Google che aveva cancellato la Palestina dalle sue mappe principali. l’azienda di Mountain View si è difesa sostenendo di non aver mai modificato nessuna informazione riguardo la regione, dato che non c’è mai stata un’etichetta Palestina su Google Maps. In seguito fu scoperto un bug che rimuoveva le etichette di Gaza e Cisgiordania e nello stesso anno fu lanciata una petizione “Google: Put Palestine on your Maps!” per il riconoscimento da parte di Google Maps della Palestina e dei territori palestinesi. Nel 2019 a seguito di una indagine è stato rivelato che AnyVision, società tecnologica di sorveglianza israeliana, aveva utilizzato i dati facciali dei palestinesi senza il loro consenso. Tali violazioni sono state commesse anche da Facebook, che continua a lavorare con l’unità cibernetica del ministero della giustizia israeliana per censurare discorsi di incitamento dei palestinesi, tacciati apriori come fomentatori di odio anti-israeliano. 

11 Maggio

Shireen Abu Akleh, reporter palestinese, aveva inviato l’ultimo messaggio alla redazione di Al Jazeera, il giorno 11 Maggio del 2022, data della sua morte, in cui diceva che le forze di occupazione israeliane stavano assalendo Jenin, in Cisgiordania. Con lei c’erano altri tre colleghi, tutti muniti di giubbotti antiproiettile ed elmetti, che hanno visto tutto l’accaduto. Il primo colpo è arrivato al suo compagno di ripresa Al Samoudi mentre il secondo ha raggiunto la reporter alla testa; i colleghi non hanno potuto soccorrerla perché i soldati israeliani continuavano a sparare. I sostenitori di Shireen accusano Israele di aver ucciso intenzionalmente la reporter per poter evitare la messa in onda, a livello internazionale, di ciò che stava succedendo sul territorio della Cisgiordania, dove i soldati stavano perpetuando una serie di sgomberi forzati di cittadini palestinesi.  Il governo israeliano definisce l’accaduto un incidente e afferma che non siano chiare le dinamiche che hanno portato alla morte della giornalista. Anzi, le autorità di Gerusalemme sostengono che siano stati i palestinesi a sparare in modo incontrollato e che sia possibile che i giornalisti siano stati colpiti da loro. Negli ultimi mesi del 2022, a seguito dell’insistenza da parte della famiglia della reporter, l’FBI ha avviato un’indagine sulla sua morte, ciò potrebbe portare ad un irrigidimento delle relazioni tra Israele e USA.

Israele, Palestina e l’indifferenza generale

Il conflitto israelo-palestinese è una delle situazioni più dibattute da sempre. Israele esercita il suo potere coercitivo sui palestinesi. Oggi la repressione passa anche attraverso i vari canali di comunicazione, con I quali si impedisce ai palestinesi di poter salvaguardare il loro diritto alla libertà d’informazione. Una situazione che dovrebbe essere presa in considerazione da tutta l’opinione pubblica internazionale, nonchè dale grandi organizzazioni sovranazionali. Queste dovrebbero prendere provvedimenti sul piano politico e territoriale, inoltre, cercando di essere solidali e dando appoggio ai palestinesi, fungendo da garanti dei diritti umani di una popolazione martoriata.

Tags: comunicazionepalestina
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