Festa della Liberazione si o no? Con la morte di Papa Francesco, il governo italiano ha indetto 5 giorni di lutto nazionale, i quali vanno a cadere, guarda caso, sul 25 Aprile. Per la Liberazione manifestazioni consentite, purchè “sobrie” e rispettose.
Una decisione che sa molto di pretesto, quella del governo Meloni di istituire 5 giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco: mai, il lutto nazionale si è protratto per più di 3 giorni. Viene dunque facile pensare che la dipartita del Santo Padre sia stata l’occasione inaspettata per fare qualcosa di tanto caro a questo governo: inabissare il 25 Aprile. Quella del pretesto è l’unica spiegazione valida, per quanto balorda, perchè altrimenti ci sarebbe un interrogativo da risolvere: perchè così tanti giorni di lutto nazionale per un capo di stato di un paese straniero?
La morte di Papa Francesco e l’ombra sul 25 Aprile
Papa Francesco è venuto a mancare il 21 aprile, quello che per i cattolici è il Lunedì dell’Angelo. Mentre la folla di fedeli si accalcava lungo via della Conciliazione, giungevano da tutto il mondo (tranne Israele) i messaggi di cordoglio. In Italia, questo evento è stato sentito con maggiore coinvolgimento emotivo, ed il governo ha pensato di proclamare il lutto nazionale. Pur non essendo l’Italia un paese cattolico, ma costituzionalmente laico (è bene ricordarlo), in occasione della morte di un Papa, in Italia si indice il lutto. Solitamente però, il lutto nazionale dura massimo 3 giorni.
Il governo Meloni invece, ha esteso il periodo luttuoso a 5 giorni, fino al 26 aprile, giorno delle esequie del Pontefice. Come mai così tanti giorni? Il sospetto che questa maggioranza, i cui membri si sono sempre mostrati reticenti nei confronti della Festa della Liberazione, visti anche i loro trascorsi e le loro nostalgie, abbia preso la palla al balzo per offuscare il 25 Aprile.
La ghiotta occasione
A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina, recita un vecchio adagio. E pensare che Fratelli d’Italia, Lega & Co. abbiano visto nell’evento luttuoso, l’occasione inaspettata per marginalizzare la Festa della Liberazione, non è poi così azzardato. D’altronde le dichiarazioni e le azioni di alcuni esponenti della maggioranza le conosciamo. In passato si sono lasciati andare ad affermazioni secondo cui, il 25 Aprile andrebbe abolito perchè “divisivo” o perchè “è la festa dei comunisti”. Da anni stavano escogitando metodi per ridimensionare l’importanza di questo evento, a partire dalla trasposizione semantica del termine stesso “Liberazione”, trasformato, in alcuni discorsi, in “libertà”, con un valore completamente diverso.
D’altronde è facile pensar male di chi, istituisce i giorni di lutto per il grande rispetto portato nei confronti di Papa Francesco in morte, quando poi, da vivo, ne ignoravano l’impegno pastorale. Gli stessi che si battono il petto al suo capezzale, sono quelli che lo hanno ignorato quando ha parlato dell’accoglienza dei migranti e delle stragi nel Mediterraneo. I governanti che lo piangono, sono gli stessi che lo criticarono quando nel 2022, si battè affinchè non si desse inizio ad una guerra su larga scala in Ucraina; e sono gli stessi che hanno ignorato le sue ultime parole, sul genocidio in Palestina, dette proprio il giorno prima di morire: “nessuna Pace è possibile senza un vero disarmo”.
Lutto nazionale e conseguenze sul 25 Aprile
Comunque sia, il governo ha indetto i famosi 5 giorni di lutto nazionale e al momento ci siamo dentro. Inizialmente, avevano pensato di eliminare ogni celebrazione della Festa della Liberazione, sempre in funzione del lutto e del rispetto per la morte di Papa Francesco. Poi, c’è stato un ripensamento: manifestazioni consentite per il 25 Aprile, purchè “sobrie” e rispettose. Non è chiaro cosa intendesse il Ministro Musumeci con questa formula, ma sta di fatto che si tratta di una concessione blanda e sbiadita, di quella che è una delle celebrazioni più importanti per l’Italia antifascista: la Liberazione dal nazifascismo.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: decine di eventi in tutta Italia, programmati per celebrare la Liberazione sono stati subito annullati. Enti locali, associazioni e comuni, anzichè chiedere chiarimenti, riguardo la definizione di eventi “sobri”, hanno preferito annullare tutto, perdendo l’occasione di ricordare le eroiche gesta dei partigiani e istruire i giovani sugli orrori della dittatura fascista.
Altri comuni hanno modificato i programmi, eliminando comizi, l’esposizione delle bandiere, bande musicali e gli interventi dell’A.N.P.I. . Complici di questo scempio, non solo le amministrazioni conniventi, ma anche quelle guidate da PD e Movimento 5 Stelle.
Si, perchè non sono state vietate le manifestazioni di massa o i concertoni, ma sono stati annullati anche eventi culturali e dall’alto valore pedagogico, nonchè di consapevolezza nazionale. Tra quelli segnalati, si segnala l’annullamento di eventi in cui docenti ed esperti avrebbero parlato a delle scolaresche del ventennio fascista e della lotta di liberazione dei partigiani. Altri eventi cancellati, sono quelli in cui, ai neo-diciottenni sarebbe stata consegnata la tessera elettorale assieme ad una copia della Costituzione. Nulla di eccessivo, nulla di eclatante o violento, solo pura e semplice storia.
Il 25 Aprile non si negozia: 80 anni dalla Liberazione
Tra gli eventi annullati, la richiesta di sobrietà del governo e i divieti di cantare “Bella ciao”, la celebrazione del 25 Aprile si apre in un clima davvero strano. Oggi più che mai occorre ricordare l’importanza di questo giorno, che non è solo una giornata di vacanza da scuola o da lavoro, è un vero e proprio evento per ricordare la storia d’Italia e degli italiani.
Questa giornata serve a ricordare la fine della Seconda Guerra Mondiale per l’Italia, l’insurrezione dei partigiani e la liberazione delle città di Milano e Torino, ma anche la sconfitta dei nazifascisti, che tanto dolore hanno inflitto alla popolazione. La lotta dei partigiani è stata un movimento di Liberazione Nazionale partito dal basso, dalla popolazione stanca e affamata dai soprusi dei soldati. Con il 25 Aprile di quest’anno si celebra l’antifascismo, come valore fondante del paese in cui viviamo, un valore che è seriamente a rischio. E lo si celebra per l’80° volta.
Nonostante tutto comunque, i cortei e le manifestazioni nelle città principali, erano e restano autorizzati, quindi tutto dovrebbe svolgersi regolarmente. L’A.N.P.I. e i gruppi extraparlamentari confermano che, gli eventi pianificati avranno comunque luogo: ricordare la storia di un nostro paese non viola nessun lutto; cercare di cancellare gli orrori dei predecessori di chi governa, quella si che è una violazione.







