Riceviamo e pubblichiamo: riflessione a cura di Simona Saladino
L’attuale situazione globale sulla protezione e la tutela dei diritti umani è peggiorata negli ultimi due anni, anche a causa della pandemia da COVID-19.
Il 2021 è diventato un incubatore di disuguaglianze e instabilità sempre maggiori. Mentre i governi dei paesi ricchi hanno realizzato una campagna vaccinale basandosi su un forte “nazionalismo vaccinale”, più metà del mondo resta ancora da vaccinare. Ancora una volta la parte “ricca” del mondo ha sacrificato la popolazione dei paesi più poveri, mostrando il lato immorale di questi paesi.
Diritti umani in tempi di pandemia
Nel pieno della pandemia da COVID-19, nel mondo scoppiavano nuovi conflitti che hanno portato a gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme sui diritti umani. Basti pensare all’Afghanistan, dove dopo il ritiro delle forze internazionali, è collassato il governo legittimo con la presa di potere da parte del regime dei Talebani, e il popolo afgano ancora una volta è stato lasciato solo a difendersi contro questo regime autoritario.
Violazioni dei diritti umani: il caso della Cina
Il caso di oggetto è la Cina. Analizzando la situazione dei diritti umani nel paese, un’adeguata riflessione merita la situazione degli Uiguri nello Xinjiang. Il governo della RPP ha attuata una vasta politica di restrizione della libertà di questa minoranza musulmana. Queste politiche hanno violato diversi diritti umani, tra cui il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, alla libertà di espressione e di movimento, diritto all’uguaglianza e alla non discriminazione. Dal 2017, il governo ha compiuto diversi abusi contro gli Uiguri dello Xinjiang, con l’obiettivo di sradicare le credenze religiose islamiche. Centinaia di migliaia di persone sono state imprigionate, altre persone detenute hanno subito continue torture fisiche, psicologiche e continui maltrattamenti.
Nonostante il governo abbia annunciato nel dicembre 2019 di aver chiuso i campi di internamento e che tutti coloro che erano “imprigionati” erano tornati alla vita sociale, sono state raccolte prove veritiere di come ancora molte persone siano rimaste internate, e un altrettanto cospicuo numero di famiglie ha continuato a denunciare la scomparsa dei propri parenti.
In questi anni, Amnesty International ha raccolto prove evidenti che il governo cinese aveva commesso diversi crimini contro l’umanità, quali l’incarcerazione o altra imitazione della libertà fisica, tortura e persecuzione.
La gestione della pandemia: eccesso di sicurezza o semplice pretesto?
Il governo cinese anche durante la pandemia da COVID-19 ha continuato ad attuare misure restrittive della libertà di espressione. Giornalisti, attivisti, difensori dei diritti umani e chiunque abbia cercato di fornire informazioni riguardante il COVID-19, hanno rischiato la propria vita. Il governo cinese li ha sottoposti a continue molestie, compresa la detenzione. La Cina continua ad essere anche il paese al mondo che utilizza maggiormente la pena di morte, anche se il numero effettivo delle pene di morte applicate continua ad essere protetto dal segreto di stato.
Un passo indietro sulla tutela dei diritti umani
Per non parlare poi della libertà di stampa. A Hong Kong, per esempio, il governo cinese ha lanciato una durissima offensiva contro il tabloid pro-democrazia Apple Daily, oggetto di una dura repressione. La situazione in Cina ci mostra chiaramente come negli ultimi anni sembra essere tornati indietro del tempo in tema di tutela e protezione dei diritti umani. Vengono continuamente attuate misure limitative delle libertà fondamentali contro le persone che il governo considera “nemici interni”. Il governo cinese desidera che il paese e il suo popolo seguano una linea ben precisa, una linea che non ammette posizioni contrarie alla posizione di Pechino, e che pur di mantenere ben saldo il potere e l’ordine sociale è disposto a sacrificare libertà e diritti umani fondamentali delle persone.