Le tragedie proseguono nel Mediterraneo… ma c’è speranza
Dal 2014 ad oggi un bambino al giorno muore a causa di incidenti durante la migrazione.
Negli ultimi anni è aumentato a dismisura il numero di minori che, accompagnati dai genitori o non accompagnati, lascia il proprio Paese d’origine per raggiungere continenti più “fertili”.
Ricorderemo tutti Alan Kurdi, tre anni, ritrovato morto per annegamento il 2 Settembre 2015 sulle coste della Turchia o la piccola Valeria di soli due anni, morta accanto al papà mentre tentavano di oltrepassare il confine tra Messico e Stati Uniti a fine Giugno dello scorso 2019.
Quando abbiamo visto quelle immagini, il mondo intero ne ha parlato, tutto si è fermato ma solo per il tempo di leggere qualche articolo.
Beh, da quel lontano 2015, di bambini come Alan e come Valeria ne sono morti a migliaia, spesso senza che nessuno sapesse nulla.
Oramai i più restano indifferenti anche di fronte all’ennesima tragedia che ha visto un’altra immagine fare il giro del web qualche giorno fa.
Era il 18 Giugno e la foto di una piccola bambina di soli 5 mesi, ancora nella sua tutina con un orsacchiotto ricamato, è entrata nuovamente a gamba tesa nella crudele indifferenza diffusa che ci circonda.
Annegata per l’affondamento del gommone col quale era partita insieme alla sua mamma (probabilmente anch’essa dispersa nel Mediterraneo), la piccola è l’ennesima vittima di politiche che violano i diritti umani ed i trattati internazionali.
Circa 41 mila persone sono morte nel Mediterraneo negli ultimi trent’anni. Numeri inaccettabili per una società che si definisce civile, perché ci vorrebbe davvero poco per gestire il fenomeno delle migrazioni consentendo canali di accesso legali direttamente dai Paesi d’origine.
Per fortuna dal 2015 numerose ONG hanno intensificato il proprio lavoro di pattugliamento e salvataggio in questo mare maledetto dai governanti europei e la risposta, l’abbiamo vista, è stato un continuo attacco alle organizzazioni umanitarie, degenerato poi barbaramente con i numerosi sequestri, arresti dei comandanti e multe salatissime.
Basti pensare alla squallida messa in scena bagattellare e mediatica che fece Salvini durante l’oscuro anno della sua carica da Ministro dell’Interno in cui l’Italia toccò fondi di vergogna raramente raggiunti.
Per fortuna l’umanità resiste ed anche la Mare Jonio, finalmente, il 16 Giugno è potuta ripartire e dopo pochi giorni di navigazione, alle ore 19 del 21 Giugno è stato concesso agli eroi di “Mediterranea Saving Humans” di sbarcare a Pozzalo e di portare a termine il salvataggio di circa 70 persone in fuga dalle torture delle carceri libiche.
Le operazioni in mare, svolte ai fini del salvataggio di vite umane dovrebbero essere svolte SEMPRE in piena tranquillità attraverso protocolli ben definiti e senza dover mediare con amministratori e politicanti di turno che decidono di volta in volta chi fa sbarcare e chi no.
Infine ricordiamo che pochi giorni fa (20 Giugno) si è celebrata la giornata mondiale del rifugiato ma come analizzato dal Domenico Mottola nel suo articolo pubblicato su Impronte Sociali c’è ancora tanto lavoro da fare perché non ci siano più giornate così tragiche da ricordare.
PRIMA SI SALVA e poi si discute.