Le misure di sicurezza che stanno delineando il nostro vivere sociale, suscitano effetti anche su importanti ricorrenze. Tra queste sicuramente annoveriamo il Pride Week, la settimana dell’orgoglio in cui lesbiche, gay, bisessuali e trans-gender scendono in piazza per rivendicare il loro sacrosanto diritto ad essere sé stessi, celebrando il proprio status. Una festa di colori e musica, quella che caratterizza questo evento che si tiene nelle principali città italiane e del mondo, che quest’anno avverrà in forma ridotta o virtuale. Le disposizioni del post-coronavirus, infatti impongono il divieto di formare assembramenti e questo ha un po’ destabilizzato la regolare organizzazione dell’evento.
Non mancano comunque le città in cui la festa si terrà, seppur con riferimento alla normativa: postazioni segnate con crocette a terra, rigorosamente ad un metro di distanza l’una dall’altra e ingressi contingentati. Roma,Napoli, Milano, ci saranno. Mancherà la classica parata, in cui gli LGBT, assieme alle tante associazioni che ambiscono ad una società inclusiva, erano soliti sfilare a ritmo di musica, lungo le vie principali delle città. Tuttavia, seppur cambia la forma, non cambia la sostanza. La ricorrenza del Pride Week non è solo una giornata allegra, ma è anche e soprattutto un momento di riflessione e rivendicazione. La richiesta implicita della manifestazione è relativa al riconoscimento ufficiale della categoria, con il conseguente rifiuto di qualsivoglia forma di discriminazione.
Questo perché, nonostante qualcosa si sia mosso sul piano dei diritti, c’è ancora un abisso da colmare. Per esempio, dal 2016, la legge sulle unioni civili consente l’unione in matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma non concede il diritto all’adozione dei figli. Tale facoltà dapprima inserita nel testo di legge, è stata rimossa all’ultimo momento, facendo finire la questione sul piano giudiziario. Dal punto di vista politico e legislativo quindi, seppur non sono state adottate normative contro gli LGBT, la situazione, in termini di diritti, è in stallo. Quello che però desta le medesime preoccupazioni è il dilagante fenomeno delle discriminazioni. Continuamente veniamo a conoscenza di discriminazioni ai danni di trans gender o omosessuali. Queste discriminazioni spesso nascono dapprima sul luogo di lavoro, con pressoché nullo accesso a scatti di carriera. Sul piano occupazionale, poi, un trans gender è discriminato anche in funzione di un’assunzione per un lavoro; spesso non vengono presi in considerazione.
In generale, il rapporto Ilga Europe sulle discriminazioni, indica uno scenario preoccupante per il nostro paese. Basti pensare che nel resto d’Europa, il 78% delle persone pensano che sia giusta l’equiparazione degli LGBT agli eterosessuali sul piano dei diritti. In Italia questa percentuale scende al 68%. Oltre la statistica però c’è il termometro sociale, caratterizzato da numerosi fenomeni di cronaca che sottolineano ignoranza ed intolleranza: pestaggi, molestie, sevizie, oltre che improperi di qualsiasi tipo, per strada e sulla ormai bistrattata piazza dei social network. Per questo motivo le vittorie ottenute dalla comunità LGBT, come le unioni civili, sono importanti, ma risultano estremamente fragili. L’omofobia purtroppo sembra essere dilagante ed il linguaggio di alcuni, politici ed esponenti religiosi, non aiuta a creare la giusta inclusione.
È opinione di molti, purtroppo che le unioni civili siano un abominio e che, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso siano frutto di depravazione. Il dibattito poi, si va ancora più acceso se, nel novero entrano le adozioni dei figli o l’inseminazione artificiale. Molti argomentano il loro rifiuto a questa legittima pratica accampando scuse relative all’etica religiosa e ad una presunta “naturalità” dell’atto riproduttivo. Altri ancora, citano le conseguenze psicologiche che potrebbe avere una prole cresciuta da due genitori dello stesso sesso. Tutte argomentazioni che si scontrano con parametri scientifici e con gli studi di molti medici e psicologi che assicurano che lo sviluppo cognitivo del bambino allevato da coppie omosessuali, non risenta di qualsivoglia trauma.
L’abominio, più che altro sta nel non voler considerare degli esseri umani come nostri pari. Per questo motivo gli LGBT scendono in piazza per rivendicare il loro orgoglio e i loro diritti. Essi vogliono avere accesso ai diritti che gli spettano in quanto esseri umani; vogliono avere il diritto a vivere liberamente, a non essere perseguitati o discriminati; vogliono avere il diritto di innamorarsi, sposarsi e fare figli. Vogliono vivere felici e nel pieno godimento delle loro facoltà. Per questo la battaglia di lesbiche, gay, bisessuali e trans gender non si arresta, perché c’è dell’orgoglio nel rivendicare la propria identità, per una società inclusiva e senza pregiudizi.