Si celebra oggi 20 giugno per la diciannovesima volta, la Giornata Mondiale del Rifugiato. Questa data non è affatto casuale, in quanto essa ricorda l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tale giornata fu celebrata per l’appunto il 20 giugno 2001 per la prima volta. Una giornata molto importante per celebrare forza, coraggio e perseveranza di milioni di rifugiati.
Questa giornata è molto importante per ricordare le peculiarità dei rifugiati, ma anche per fermarsi a riflettere sulla battaglia quotidiana che milioni di persone, costrette a lasciare le proprie terre sono costrette a vivere in giro per il mondo. D’altro canto è bene ricordare anche l’impegno delle tante associazioni operanti sui territori che cercano di dare sollievo e servizi a persone vessate da lunghi viaggi della speranza e lunghe trafile burocratiche, spesso inutili; questo impegno, accanto a quello compiuto dalle ONG e realtà come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Quest’ultimo avrebbe fornito aiuto, durante l’arco della sua esistenza, ossia dal 1950, a circa 100 milioni di rifugiati. È impressionate pensare invece, che il numero attuale di rifugiati, si aggira intorno ai 26 milioni di persone, di cui, circa 5,6 milioni sono solo i palestinesi.
Ma chi sono i rifugiati? Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951 sui diritti dei rifugiati, il termine “rifugiato”è attribuito a colui il quale, per il fondato timore di essere perseguitato per motivi di sesso,razza,religione,politica, appartenenza ad un determinato gruppo sociale, si trovi fuori dal territorio del proprio paese di origine o di residenza abituale e non possa, o non voglia farvi ritorno per i motivi di cui sopra. Va operata quindi una netta distinzione con gli “sfollati” i quali si muovono per i medesimi motivi ma, non varcano i confini del proprio paese. Attualmente l’UNHCR offre sostegno anche a costoro, portando a circa 60 milioni il totale delle persone assistite da questa istituzione.
Per questo motivo, va sfatato il mito che attribuisce soltanto a coloro che scappano dalle guerre, la definizione di rifugiato. Basti pensare ad esempio che, la stessa UNHCR nacque in un periodo in cui i rifugiati erano una problematica dell’Est Europa e solo negli ultimi anni si è intensificata l’attività nell’area mediorientale. La legislazione internazionale che, è bene ricordarlo, si pone come fonte primaria del diritto, almeno nel nostro ordinamento giuridico, tutela i diritti umani individuali e impone alle parti il rispetto degli accordi. I paesi firmatari della Convenzione di Ginevra dovrebbero pertanto attenersi a quanto previsto da detta convenzione, la quale è comunque ispirata dall’art.14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 che afferma appunto che “ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”.
Tuttavia però, occorre constatare che, nonostante una normativa accuratamente predisposta a tutela dei rifugiati, degli sfollati e dei migranti in genere, e nonostante gli stati abbiano ratificato i testi che prevedono le suddette tutele, è stato fatto davvero poco. Nel mondo infuriano ancora guerre e carestie, persecuzioni e genocidi. Molte persone vengono ancora sistematicamente perseguitate nei propri territori, si pensi ai palestinesi, ai Rohyngia, agli Uiguri. Nei primi due casi si assiste ad una sistematica e spietata sostituzione etnica, dove nella prima vi è l’assenso di tutto il mondo occidentale, nella seconda un imbarazzante silenzio. La situazione dei rifugiati poi, ha visto un brusco incremento negli ultimi anni anche a causa delle incursioni dello Stato Islamico e di una furiosa guerra civile, che insieme, stanno distruggendo la millenaria storia della Siria.
Ad un aumento così importante del numero di rifugiati, avrebbe dovuto far seguito un certo aumento della solidarietà in termini istituzionali, ma purtroppo è avvenuto l’esatto contrario. I gruppi politici di tendenza nazionalista hanno cavalcato l’onda della massiccia migrazione del 2015 per fare una spietata campagna elettorale con argomenti come frontiere chiuse, muri ai confini e respingimenti indiscriminati. Lo abbiamo visto con Trump negli Stati Uniti con l’innalzamento di un vero muro al confine con il Messico, ma anche in Europa, sulla cosiddetta “rotta balcanica”percorsa dai migranti approdati in Grecia. Lungo quel percorso, il governo serbo, ma anche quello croato e bosniaco hanno piantato chilometri di filo spinato e sistemato truppe armate pronte a fare fuoco e violenza contro migranti inermi.
È l’Italia? Purtroppo non è da meno. L’incursione delle destre ha fatto leva anche qui sulla “paura del diverso”, il tutto per accaparrarsi qualche voto, in funzione di una perenne campagna elettorale cui i politici nostrani ci hanno abituato. In Italia purtroppo, migranti, rifugiati e sfollati, sono spesso equiparati in negativo, posti sotto l’unica nomenclatura di “clandestini”. Ad alimentare questa confusione nell’opinione pubblica è sicuramente il dibattito politico che alimenta lo scontro anziché l’integrazione, il conflitto, anziché la comprensione dell’altro. È chiaro quindi che, sul piano dei diritti ci sarebbe molto da lavorare, ma la legislazione italiana, che va in senso contrario a quello che dovrebbe essere il normale recepimento delle norme internazionali, non aiuta. Il famoso Decreto Salvini, ha generato numerosi tagli al sistema di accoglienza italiano, già di per sé insufficiente, diminuendo persino l’accesso consentito ai migranti a misure di formazione e integrazione. Completano il quadro, tutta una serie di azioni poste in essere dai recenti governi, ma non solo, in netta violazione della Convenzione di Ginevra, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e persino della Convenzione di Montego Bay sul Diritto del Mare.
La normativa internazionale asserisce che il rifugiato, deve essere messo in condizioni di fare un tenore di vita dignitoso ed equiparato a quello dei cittadini del paese in cui riceve asilo. Per altre tipologie di migranti sono previsti sistemi di protezione sussidiaria. Per altri ancora, dovrebbe essere il senso d’umanità a guidare i governi verso una maggiore integrazione. Oggi, 20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato, poniamo quindi una riflessione sulla condizione dei migranti, in ricordo di quanti hanno perso la vita nel mare e nei deserti; nel ricordo di quanti subiscono violenze brutali nei campi libici; nel ricordo dei perseguitati. Ma qui in Italia, ricordiamo anche la condizione in cui sono costretti a sopravvivere migliaia di migranti, la cui speranza della vita migliore va sempre più spegnendosi, davanti alla cecità e le finte lacrime delle istituzioni.