Sarà un 21 giugno insolito quello del 2020. Quest’anno, a causa delle restrizioni e delle misure di sicurezza imposte in chiave anti-Covid19, non sono previste le celebrazioni di quello che è ormai un appuntamento di livello mondiale. Il motivo è da ricercare nel fatto che le disposizioni che prevedono distanziamento sociale e protocolli speciali, non hanno ancora dato il via libera allo svolgimento di concerti all’aperto e nei locali.
Questa giornata, molto sentita dai giovani veniva organizzata dai vari comuni e dai vari enti locali; per la realizzazione dell’evento non erano previsti particolari vincoli, se non quello che prevedeva al centro dell’evento la musica. Poi di colpo, lo sappiamo, la pandemia da Coronavirus ci ha costretti in casa e di conseguenza sono stati cancellati tutti gli eventi musicali. Il settore artistico-culturale è stato uno dei primi a chiudere le porte, facendo rimanere il futuro lavorativo dei numerosi addetti ai lavori, appeso a un filo.
Ad oggi infatti, non sono ancora chiare le modalità e le tempistiche con cui musicisti,cantanti, produttori, fonici e manager potranno tornare a svolgere il loro lavoro in tranquillità. Ed è proprio per questo motivo che, in prossimità del 21 giugno, Festa Internazionale della Musica, i lavoratori del settore musicale stanno lanciando un allarme affinchè la politica si accorga di loro, della loro condizione e delle loro esigenze lavorative. Artisti di spessore come Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Levante, Max Gazzè, Ghemon, Emma Marrone, Jovanotti, Speaker Cenzou, hanno divulgato tramite i rispettivi profili social una foto in cui reggono un cartello recante il proprio nome di battesimo e gli ashtag #iolavoroconlamusica e #senzamusica. A fare lo stesso, i manager, i fonici, i produttori musicali, i discografici, gli addetti al montaggio del palco, i tecnici luce, gli addetti stampa che vivono grazie alla musica. Il grido d’allarme diramato a mezzo social dal mondo della musica reca il seguente appello:
“Nella Musica lavorano in tanti, non solo i musicisti ed i cantanti. La Musica fa cultura, educa, emoziona, intrattiene e, se non bastasse, produce economie importanti (il solo comparto Cultura fa il 16% del PIL), dando lavoro a decine di migliaia di persone che oggi, causa Covid, rischiano di restare a casa. Sappiamo che ci sono delle proposte di emendamento al DL Rilancio che ci riguardano. Chiediamo che la politica non le ignori, adoperandosi al più presto per dare finalmente dignità a tutti coloro i quali lavorano per il bene della Musica”.
La pandemia che ci ha condotto al lockdown avrebbe dovuto portarci ad un differente approccio in relazione al mondo dell’arte e della cultura. Spesso gli scultori, i musicisti, i pittori, i fumettisti, non vengono visti come veri e propri professionisti quali sono, ma soltanto come dei perdigiorno che fanno arte soltanto per passione. Tale mentalità si evince anche dalla difficoltà che spesso riscontrano gli artisti nel farsi pagare le proprie spettanze a seguito di un’esibizione o di una mostra; per questo motivo, coloro che possono dire davvero di poter fare della propria forma espressiva un lavoro, sono davvero pochi. Troppe volte i governi hanno discriminato questo settore e troppe volte, il settore artistico è stato una sorta di salvadanaio da cui attingere per risolvere questa o quella crisi, relegando di fatto un settore fondamentale per la crescita culturale del paese, a ruoli marginali.
Sarà puramente simbolica ma non casuale la scelta del mondo della musica dei professionisti, quella del 21 giugno, forse perché proprio ora che, eccezionalmente non ci saranno eventi musicali, nel giorno in cui la musica celebra la sua festa, è il momento di farsi sentire. Migliaia di lavoratori del settore rischiano di rimanere a casa senza alcun tipo di tutela; tanti saranno quelli che non potranno resistere e finiranno col ripiegare su altri lavori, sprecando così anni di esperienza e formazione lavorativa. Il DL Rilancio presentato il 13 maggio presenta all’articolo 185, determinate misure a sostegno del mondo della cultura, ma le stesse afferiscono perlopiù al settore turistico, mentre per quanto riguarda gli interpreti ed esecutori, si parla di misure di accesso a progetti di sostegno.
Sicuramente questi provvedimenti, una volta attuati saranno un qualcosa per gli artisti, ma le risposte che essi cercano tardano ancora ad arrivare. Oltre che misure di sostegno adesso vorrebbero avere maggiori certezze e garanzie sul quando potranno ricominciare a fare il proprio lavoro; un lavoro fin troppo marginalizzato in un paese come l’Italia, costruito sull’eccellenza artistica e musicale, ma che presenta ancora figure altrettanto eccellenti. L’apporto della musica nella società fornisce un contributo indispensabile per la formazione e la crescita culturale. La musica ed i suoi lavoratori, però, chiedono solo che la politica se ne accorga e che non li lasci soli.