Il 27 Gennaio si celebra il Giorno della Memoria, ricordando la liberazione da parte dell’esercito sovietico di migliaia di prigionieri dei lager nazisti. La giornata istituita per ricordare e far riflettere però, richiede un aggiornamento della Memoria.
Sono trascorsi 80 anni da quel 27 gennaio 1945: quel giorno le truppe dell’URSS entrarono ad Auschwitz, scoprirono i lager e liberarono migliaia di prigionieri. Scattarono foto e fecero video a quegli uomini e quelle donne ridotti a scheletri viventi, e mostrarono al mondo l’orrore che da quel momento in poi si sarebbe chiamato Shoah. Il Giorno della Memoria è stato istituito come ricordo e come monito, ma quest’ultimo è venuto a cadere nel corso degli anni. Il motto recita “affinché non si ripeta più”. Eppure la violenza si è ripetuta, più e più volte. Dopo il genocidio che vide la morte di 6 milioni di ebrei ce ne furono altri, operati dalle stesse potenze che contribuirono a istituire questo giorno. Quello della Shoah non è stato l’unico e non è stato l’ultimo genocidio. Attualmente ne sono in corso 6 in tutto il mondo. E avvengono sotto ai nostri occhi.
L’orrore dell’Olocausto
Quanto avvenne nella Germania nazista alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale è ben noto; così come è nota la campagna d’odio che Hitler e i suoi sodali allestirono a danno della popolazione ebraica in Germania. Una campagna che progressivamente privò gli ebrei di ogni diritto e dignità: dall’esclusione dai posti di lavoro e di studio, all’obbligo di indossare una fascia al braccio con la stella di David, fino alla reclusione nei ghetti. Quella dei lager venne definita “soluzione finale”: in milioni vennero rastrellati in Germania e nei paesi assoggettati e alleati. Venivano dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia, dall’Austria, ma anche dalla Francia e dall’Italia.
Non erano solo ebrei. Nei lager vi finirono anche oppositori politici, comunisti, omosessuali, disabili, rom. Insomma, nel perverso disegno hitleriano, andava eliminato fisicamente chiunque fosse avverso al progetto nazionalsocialista. A morire furono 17 milioni di persone circa, tra cui 6 milioni di ebrei. Molti furono uccisi nelle camere a gas, altri perirono per le fatiche e le disumane condizioni di vita in cui erano costretti a vivere.
Per non dimenticare
La scoperta di quell’orrore fu un vero e proprio shock per l’opinione pubblica. Tutti furono concordi nel celebrare la data del 27 gennaio per ricordare quell’orrore, per evitare gli errori del passato. Molto è stato fatto sul piano dei diritti umani, laddove è stata definita almeno sulla carta l’importanza dell’essere umano, della sua dignità e delle leggi che ne garantiscono l’integrità.
Con queste premesse sembrava che l’umanità avesse imparato la lezione: l‘Olocausto è stata una delle peggiori pagine della storia umana, ma è un errore che tutti, proprio tutti, si erano impegnati a non ripetere.
Ma non è andata così.
Ciò che non si doveva più ripetere, si è ripetuto
“Affinché non accada mai più” dicevano le grandi potenze europee. Lo diceva anche la Francia che, mentre celebrava questa giornata di ricordo e monito, apriva dei campi di concentramento in Algeria, per rinchiudere gli indipendentisti. Era il 1962 e non erano passati nemmeno 20 anni da Auschwitz. In generale, l’utilizzo dei lager come strumento di oppressione e annientamento di una categoria avversa è stata una pratica molto comune, sia prima dei nazisti, che dopo. Segno che l’uomo, semmai ha imparato una lezione dall’Olocausto è che quello strumento di morte funziona davvero.
Nei campi di concentramento nazisti ci fu un genocidio. “Olocausto” lo chiamano gli ebrei; “Porrajmos” per i rom. Da allora le pratiche genocide non si sono fermate. L’essere umano non ha imparato quella lezione e di conseguenza, i conflitti motivati da odio etnico o politico sono stati davvero tanti, così come tante sono state le vite innocenti spezzate in nome dell’odio.
Si veda il genocidio del Ruanda, dove si scontrarono i Tutsi e gli Hutsi: un milione di morti in poco più di un mese. Se ci si sposta un pò più vicino alle sponde italiane non si può non ricordare il massacro della Bosnia, anch’esso innescato da odio etnico e religioso di popolazioni che per secoli hanno vissuto in prossimità.
Il genocidio è ora, sotto ai nostri occhi
Come se non bastasse i genocidi esistono e resistono. Avvengono ora, sotto i nostri occhi e le immagini delle violenze giungono a tutto il mondo attraverso i social, smentendo il silenzio e la falsificazione dei media di stato. Nel 2025 si contano 6 genocidi attivi, ad 80 anni da quell’evento, la Shoah, appunto che avrebbe dovuto essere un monito per tutti. Tra violenze indiscriminate ed impunite, discriminazioni e deportazioni, rifugiati e persone scomparse, sono elementi comuni ai Rohingya del Myanmar, agli Uiguri in Cina, ma anche nel Darfur in Sudan, nella regione del Tigray in Etiopia, al Kurdistan, osteggiato dalle principali potenze mondiali e a quello più evidente di tutti, in Palestina.
In molti casi, le bombe, i massacri e le violenze sono sotto gli occhi di tutti, ma fortemente incoraggiati da grandi potenze. In quelle regioni si continua a morire, mentre l’opinione pubblica si volta dall’altra parte e i governi si configurano come complici fornendo armi e soldi agli oppressori.
Il senso della Memoria
L’errore che non si sarebbe dovuto ripetere mai più si è ripetuto più volte e continua a ripetersi. Il monito insito nel messaggio del Giorno della Memoria viene riconosciuto solo nelle celebrazioni, ma ignorato nei fatti. Per questo, alla luce degli orrori che le potenze mondiali continuano a perpetuare, abbiamo ancora più bisogno di Memoria, ma la Memoria va aggiornata. Non basta più leggere poesie, ricordare Anna Frank o Primo Levi. Bisogna attualizzare il messaggio, per rendere consapevoli le popolazioni ed aprire gli occhi sul mondo di oggi.