Le ostilità verso i kurdi hanno messo a dura prova le popolazioni divise nei quattro paesi in cui questi ultimi si trovano. La resistenza si impegna per contrastare queste ostilità e appoggiare le popolazioni; le donne prendono parte attivamente alla vita militare e diventano combattenti al pari degli uomini kurdi.
Riceviamo e pubblichiamo: articolo a cura di Chiara Esposito
Il Grande Kurdistan
Nella storia l’identità kurda si è sviluppata attorno a tre pilastri che sono la posizione geografica, poiché si estende tra Turchia Sud-Orientale, nel Nord della Siria, nel Nord dell’Iraq e a Nord-Est dell’Iran, per via della sua grande estensione territoriale veniva chiamato Grande Kurdistan. Altro pilastro importante è la lingua, lingua indoeuropea, nonostante la presenza di diversi dialetti è riconosciuta come lingua autonoma. Infine, il terzo pilastro, l’identità kurda trova la sua forza in una millenaria storia comune.
La Prima Guerra Mondiale e la divisione del territorio kurdo
Grazie alla sua posizione strategica e alle sue ricchezze petrolifere, Gran Bretagna e Francia avevano indirizzato il loro interesse verso il Grande Kurdistan. Ma solo nel 1916 con l’accordo di Sykes-Picot che i ministri degli esteri delle rispettive potenze europee divisero il Medio Oriente in base ai loro interessi, a Londra andarono la Mesopotamia, la Palestina, e la Giordania mentre invece a Parigi andò la Siria e il Libano. Al termine del conflitto mondiale il 14 punti di Wilson accesero le speranze indipendentiste dei kurdi che sembrava realizzarsi con il trattato di Sèvres firmato da Francia, Gran Bretagna, Italia, Grecia, Giappone e Impero Ottomano, uscito sconfitto. Il trattato Sèvres salta quando si pose alla guida della guerra d’indipendenza turca Mustafa Kemal Ataturk, dopo quasi due anni di scontri quest’ultimo trionfò e scacciò via le potenze straniere. Come primo presidente della Turchia firmò il trattato di pace di Losanna. Riuscì ad ottenere la rimozione di tutti i riferimenti al Kurdistan indipendente e i kurdi vennero poi divisi tra Turchia, Siria, Iraq e Iran.
Kurdi sotto attacco
L’esercito turco, il 20 novembre, ha condotto una serie di raid contro i kurdi della Siria e nel Kurdistan Iracheno causando una trentina di morti. I kurdi si sono difesi e hanno risposto ma l’attacco di Ankara è il simbolo delle nuove violenze che la Turchia sta compiendo sul popolo kurdo. Ankara da tempo minaccia di intervenire nelle zone curde semi autonome in Siria ma l’opposizione di Russia, Iran e dell’occidente hanno fermato i piani del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ma quest’ultimo attacco ha dato il via libera all’azione. I kurdi erano sotto attacco non solo in Siria o Iraq ma anche in Turchia e in Iran. La regione kurda, infatti, è stata l’epicentro della rivolta fin dall’uccisione di Mahsa Amini, originaria di Saqqez una città del Kurdistan iraniano.
Le donne kurde
Durante gli anni della repressione, la popolazione kurda si è attivata per respingere gli attacchi da parte dei turchi, degli iraniani, dei siriani e degli iracheni formando vari partit; tra i più importanti il PKK ovvero il partito comunista del Kurdistan guidato da Abdullah Ocalan, fondato inizialmente sugli ideali del marxismo e dell’indipendentismo kurdo. Il PKK dotò le donne di mezzi politici e militari per avviare un processo di crescita personale. Le donne curde del PKK, in Turchia, furono le principali pioniere nella trasformazione del ruolo della donna nella sfera politica, sociale e militare all’interno della propria società, questa trasformazione non si verificò solo all’interno del Kurdistan turco ma anche in Rojava in Siria. Una prima testimonianza di questa rivoluzione femminile si ebbe nel 2014 quando HêvîÎbrahîm, una donna kurda alevita ha assunto il ruolo di primo ministro di uno dei tre cantoni del Rojava. Si tratta del modello a cui tutti fanno riferimento come confederalismo democratico.
Donne peshmerga irachene
Peshmerga significa letteralmente “coloro che sono pronti a fronteggiare la morte”.
Definito come titolo di riconoscimento per tutti quegli uomini e quelle donne che hanno combattuto per lo stato kurdo tra Iran, Iraq, Siria e Turchia dopo la Prima guerra mondiale, corpo riconosciuto solo nel 1996. Hanno combattuto l’isis, al fianco dei kurdi, ma spesso hanno avuto la peggio a seguito delle incursioni di Daesh. Attualmente i peshmerga vengono associati ai gruppi militari kurdi di cui le donne sono parte integrante; parliamo infatti di centinaia di donne addestrate presso Silimaniyah nel nord iracheno, guidate dal colonnello donna Nahida Ahmad Rashid e facenti parte del battaglione 106. Nonostante l’impegno preso per salvaguardare il territorio non hanno mai smesso di prendersi cura della loro famiglia.
Il Kurdistan e l’importanza delle donne
È opinione diffusa che In oriente le donne siano sempre state considerate inferiori agli uomini, nella divisione sociale in cui avevano il compito di rispettare gli uomini della loro vita che potevano essere i mariti, i fratelli maggiori o i padri. Nel territorio del Kurdistan, vige un rapporto diverso: le donne hanno un ruolo di primo piano, si sono messe in gioco e stanno combattendo per la loro libertà, ciò oltre a stupire tutta l’opinione pubblica occidentale, rende le donne kurde e il modello kurdo di confederalismo democratico un esempio da esportare in tutto il mondo.