Alla base del conflitto russo ucraino c’è molto di più rispetto a quanto analizzato dai tabloid. Come meglio comprenderlo se non attraverso il racconto di qualcuno che ha lasciato il proprio paese per scappare dalla guerra?
Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Maria Rosaria Massa
Fino a due anni fa era impossibile immaginare che in Europa si sarebbe sviluppato un conflitto del genere, crudele, lungo, internazionale. O meglio, era impossibile immaginarlo per coloro che non sanno che in realtà il conflitto Russo-Ucraino è sempre stato latente. Aveva bisogno della famosa “goccia che fa traboccare il vaso”, ovvero la volontà da parte ucraina di entrare nella NATO. Ed è così che, il leader russo Vladimir Putin, ha deciso di attaccare, per ragioni legate a conflitti economici, geopolitici, politici e chi più ne ha più ne metta, un paese che fino ad allora veniva considerato come un fratello. Assurdo pensare come due popoli, che da sempre si considerano come fratelli possano distruggere la pace e iniziare a combattersi. Assurdo pensare come ad oggi il mondo sia ancora afflitto da guerre localizzate. Assurdo realizzare che una pace internazionale sia in realtà ancora un’utopia.
Il 24 febbraio a Kiev
Tanya è una ragazza di 22 anni, che ha vissuto tutta la sua vita in un quartiere di Kiev. Mi racconta della sua città come la più bella al mondo. Ne parla con le lacrime agli occhi sintomo di un vuoto incolmabile, la nostalgia. È da quasi un anno che non vede la sua città. Ha deciso di andare via da Kiev per continuare a perseguire i suoi obiettivi, lontana da casa, lontana dai suoi affetti ma soprattutto lontana dal rimbombo dei missili e dalla distruzione. Mi racconta di come, quella notte del 24 febbraio, fu svegliata da una sua amica che per messaggio la avvertiva che un missile si era abbattuto vicino casa sua. Continua narrandomi di una paura provata che andava in contrasto con la tranquillità che invece i genitori le trasmettevano, fasulla o vera che fosse, e che le provocava una rabbia incontrollata. Rabbia verso una vicenda nella quale nessuno aveva il controllo. Sentimenti che non possono essere capiti da coloro che non li hanno provati. Tanya pensava che tutto quello che stava succedendo fosse assurdo. Assurdo come da un giorno all’altro la pace per lei fosse diventata qualcosa di così lontano da casa sua.
C’è un colpevole?
Rintracciando le origini di questo conflitto c’è sicuramente da tenere in considerazione dei fattori geopolitici. La Russia da sempre è stato un paese che ha sofferto della vicinanza dei paesi europei ai suoi due centri di potere: Mosca e San Pietroburgo, ha avuto difficoltà commerciali legate all’assenza di uno sbocco sui mari caldi e infine una densità di popolazione molto bassa. Un paese di propria natura imperialista che ha sempre ricercato un’estensione territoriale e non a livello internazionale. Un paese che con l’avvento di Putin, ex membro del KGB (principale agenzia di sicurezza, servizio segreto e polizia segreta dell’Unione Sovietica) , è sempre stato visto mondialmente come rappresentate di una democrazia fasulla, allontanatosi ormai definitivamente dalla visione della ristrutturazione (perestrojka) e trasparenza (glasnost) che aveva contraddistinto gli anni di Gorbaciov. Dunque, chi è il colpevole del fratricidio? Per Tanya il colpevole non è Putin ma tutto il sistema che è alla base del governo russo, ancora radicato in quei valori del passato nel quale la Russia, o meglio l’URSS era vista come una superpotenza mondiale e per la quale il concetto di pace senza dominio di altri popoli era un’assurdità.
La pace democratica
In una delle teorie liberali, interna ai dibattiti nello studio delle relazioni internazionali, ci sono coloro che hanno sviluppato la teoria della pace democratica in base alla quale dei paesi democratici non si fanno la guerra tra loro. Ma è davvero così? Secondo Tanya sì, è possibile che la pace non sia oggigiorno così assurda. Ma in realtà affinché questo sia vero, ci sono delle condizioni che devono concretamente realizzarsi. Ovvero, innanzitutto un mondo dove ci sia un equilibrio di potenza, dove non ci siano segreti, armi di distruzione di massa, odio, razzismo, volontà di prevalere sull’altro. Un mondo dove non ci siano differenze, discriminazioni a livello sociale. Un mondo estremamente diverso da quello attuale. Condizioni concretamente realizzabili o utopia? Per adesso, visti anche gli ultimi avvenimenti direi che il mondo che Tanya immagina sia ancora purtroppo un’assurdità.
Maria Rosaria Massa
Tutto tristemente vero, brava Maria Rosaria Massa per averlo spiegato così chiaro e senza schieramento da uno o l’altro. Continua a scrivere, sei in gamba!