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Solidarietà all’ANPI: vittima di attacchi mediatici per opinioni pacifiste

Domenico Modola di Domenico Modola
30 Marzo 2022
in Impronte solidali, L'altro mondo possibile, Tempi Moderni
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Solidarietà all’ANPI: vittima di attacchi mediatici per opinioni pacifiste
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Il presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo è stato vittima di un attacco mediatico da parte di molti giornali italiani. La colpa? Aver sostenuto posizioni pacifiste e contrarie all’invio di armi alle truppe ucraine. La stampa italiana ha problemi con la libertà di pensiero?

La posizione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è chiara: NO alla guerra, NO all’invio di armi all’Ucraina e No all’aumento della spesa militare fino al 2% del PIL. Questo punto di vista, pacifista a tutto tondo, è stato sottolineato dal presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo, ma a quanto pare, non ha incontrato il gradimento della stampa italiana. I giornali hanno risposto immediatamente con una ferma condanna per la posizione pacifista dell’ANPI, dando vita ad una vera e propria gogna mediatica a danno della persona del presidente e dei valori fondanti dell’Associazione. Quello che deriva dalla risposta dei giornali italiani è un pericoloso messaggio che mette in dubbio la credibilità del pluralismo e della libertà di pensiero: quando si espone liberamente una propria opinione si finisce travolti dal fango.

All’origine dei fatti

Quando, il 24 febbraio, le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, l’ANPI si era espressa condannando la violazione della sovranità ucraina da parte di Mosca. Nel comunicato stampa diffuso dall’Associazione, si legge:

“La Segreteria nazionale dell’ANPI condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. È un atto di guerra che nega il principio dell’autodeterminazione dei popoli, fa precipitare l’Europa sull’orlo di un conflitto globale, impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare, porta lutti e devastazioni”.

Tali dichiarazioni sono cadute poi nel dimenticatoio però. In seguito c’è stata la decisione votata dal Parlamento italiano, di inviare le armi in Ucraina a sostegno di esercito e milizie di Kiev e, tanto le parole dell’ANPI, quanto le decine di manifestazioni per la Pace, sono state subissate dalla logica interventista della linea politica atlantista italiana. Successivamente poi, il governo italiano ha deciso di finanziare un aumento della spesa militare, con altri 13 miliardi di euro, per raggiungere il 2% del PIL speso in tale settore, uniformandosi così ai parametri previsti dalla NATO. In entrambi i casi l’ANPI, per bocca del presidente Pagliarulo ha espresso contrarietà, mostrando la propensione ad un impegno costruttivo per la pace.

La macchina del fango

Impegno per la pace non vuol dire sfilare in piazza con bandiere arcobaleno e poi votare l’invio di armi a sostegno di una delle due fazioni, ma mostrarsi contrario a finanziare qualunque tipo di ulteriore violenza. Questo punto di vista non ha fatto molto piacere ad alcune importanti testate italiane, le quali hanno fatto partire una vera e propria macchina del fango, che è arrivata a mettere in discussione la persona di Pagliarulo, ma anche i principi fondamentali dell’ANPI. Qualche testata ha detto che “i partigiani abbracciano Putin”, dando vita ad un articolo ricco di luoghi comuni e teorie che non stanno in piedi, specie se si considera che la posizione dell’ANPI è di ferma condanna per l’invasione russa. Qualcun altro ha invitato Pagliarulo a “cambiare mestiere”, mentre altri ancora, citano affermazioni di partigiani favorevoli all’invio di armi, ma lo fanno in modo da gettare discredito sull’ANPI, con frasi tipo “un partigiano vero”. Secondo i media italiani, l’ANPI sarebbe pro-Putin. Una narrativa che non solo non corrisponde al vero, ma che è alimentata anche da una serie di notizie false e distorte.

Le reazioni dell’ANPI

L’ANPI ha reagito a questi attacchi, ritenendoli un’offesa al movimento pacifista. Pagliarulo ha dichiarato che i legali dell’ANPI faranno seguito alle numerose diffamazioni e fake news diffuse dai media italiani; non si escludono ripercussioni e denunce a riguardo. L’ANPI non ha mai mostrato sostegno alla Russia o alla figura di Vladimir Putin, anzi. La condanna dell’invasione russa ai danni della popolazione ucraina è stata chiara e netta. Quindi quello dei giornali, può essere solo un fraintendimento di una dichiarazione, o un chiaro tentativo di demonizzare chi apertamente sostiene la pace, e quindi, un punto di vista lontano dal pensiero unico?

L’opinione pubblica e il ruolo dei media

L’ANPI in questo contesto si lega fermamente ai movimenti per la Pace, i quali rinnegano per principio ogni forma di violenza; una logica che comprende anche l’invio di armi. Non è importante quale sia la mano che viene armata, ma il concetto di risoluzione finale che si intende applicare. L’Italia, con la NATO e tutti i paesi partner che hanno finanziato i rifornimenti militari all’Ucraina, stanno solo contribuendo alla prosecuzione della guerra non alla lavorazione congiunta per una risoluzione diplomatica. Il tema è delicato ed inevitabilmente spacca l’opinione pubblica mondiale, creando divergenze anche nelle stesse fazioni politiche. Anche all’interno della stessa ANPI, c’è stato chi ha espresso pareri contrari a quello di Pagliarulo. Tuttavia la diversità di opinioni è un valore aggiunto di una società basata su democrazia e pluralismo, per questo va tutelata e non mortificata, compresa e non dileggiata. E questo scopo dev’essere assolto proprio dagli organi di stampa, i quali hanno il compito di raccogliere le opinioni, anche diverse, per tirar fuori una notizia, più imparziale possibile.

No agli attacchi mediatici

Se da un lato, la questione sollevata, pone l’ANPI a ribadire il ripudio della guerra, così come sancito in Costituzione (nonostante l’art.11 non indichi nulla relativamente all’invio di armi, ma parli solo della guerra come mezzo di offesa), si pone la necessità di interrogarsi sul compito dei media, e sui meccanismi in cui si svolge il lavoro dei professionisti dell’informazione. In questo frangente infatti, anche i media più illustri si sono dimostrati piuttosto ostili a recepire un diverso punto di vista, quale quello dell’ANPI. Anzi, a più riprese, il tono degli autori sembra aver tralasciato la semplice esposizione dei fatti per dare spazio a considerazioni piuttosto personali. Qualora questo dovesse trovare conferma, potrebbe rivelarsi un brutto precedente, in cui oltre a screditare una realtà importante per la memoria storica del paese, quale quella dei partigiani, si mette in scena anche una cattiva pagina di giornalismo italiano.

Tags: anpiguerraImpronte socialino alla violenzapacepace in ucraina
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