L’ex presidente del Brasile Luìz Inacio Da Silva, conosciuto come Lula, è libero. Sono state annullate le condanne per corruzione che gli sono costate la detenzione in carcere, quindi si potrà ricandidare alle elezioni del 2022.
Grandi speranze per il Brasile. Da pochi giorni Lula è libero. Un’ottima notizia per la sinistra brasiliana e per il paese. Lula potrà anche candidarsi alle prossime elezioni presidenziali e detronizzare l’attuale presidente, il sovranista Bolsonaro. Lula, settantacinque anni politico e sindacalista, è anche fondatore del Partito dei Lavoratori, una compagine di sinistra in difesa dei beni comuni. Lula ha trascorso in carcere 19 mesi, in quanto accusato di corruzione a vario titolo. Tuttavia, la carcerazione è avvenuta di fatto, prima della sentenza definitiva, cosa per nulla legale secondo l’ordinamento giuridico brasiliano. Pochi giorni fa quindi, i giudici hanno disposto la sua scarcerazione, ponendo fine ad un regime di detenzione che ha colpito uno degli uomini politici più popolari del paese.
L’ex presidente è stato incriminato nel 2016, nell’operazione Lava Jato (autolavaggio), nella quale ha ricevuto l’accusa di aver preso danaro dalla compagnia petrolifera Petrobas in cambio di concessioni. Questo assieme ad altri scambi di favori con varie imprese che però, Lula ha sempre negato. All’epoca, a capo del governo di Brasilia c’era Dilma Rousseff, prima presidente donna del Brasile, erede politica di Lula. Rousseff tentò di scagionare Lula almeno agli occhi dell’opinione pubblica, nominandolo ministro, ma la giustizia bloccò la nomina. La condanna che Lula avrebbe dovuto scontare ammontava a 12 anni. Fortunatamente è stata interrotta.
La sentenza che ne ha disposto la detenzione nel penitenziario di Curitiba, aveva d’altronde degli elementi tutt’altro che chiari. Fu la Corte Suprema a deliberare che si procedesse con l’esecuzione della pena, nonostante la sentenza non fosse ancora passata in giudicato. Forse, il tentativo di rimozione politica ha avuto le origini anche da quel momento. D’altronde a Lula si devono molti cambiamenti e, anche se con molte ombre, ci sono state parecchie luci. Sta di fatto che la scelta della Corte, ha condannato l’ex presidente nonostante la costituzione prevedesse la necessità di una sentenza definitiva. Un risultato clamoroso, come anche quello che ne ha determinato la scarcerazione. Nonostante la stessa fosse nell’aria, c’era il timore che le pressioni di organi militari e di estrema destra, alla fine avessero compromesso la scarcerazione.
Che Lula abbia lasciato il segno durante gli 8 anni di presidenza è evidente. Lo hanno dimostrato le grandi feste e la gioia che la notizia della sua scarcerazione ha suscitato. Adesso c’è festa, ma Lula è già pronto a scendere in campo per le prossime elezioni. Avversario nell’agone politico, quasi sicuramente il presidente uscente Bolsonaro. Una sfida non facile. Sicuramente la forza di Lula sta nelle masse popolari e nelle classi subalterne, ma Bolsonaro, leader di destra, xenofobo ed autoritario, ha dalla sua il potere delle lobby e di personaggi senza scrupoli. Una deriva che in molti sperano di arginare e vedono in Lula, il potenziale adatto per farlo.
Ma cosa ha fatto Lula per il Brasile? Sicuramente Lula è stato l’artefice di grossi cambiamenti. Dal 2003 al 2011, gli anni della sua presidenza, circa 20 milioni di brasiliani sono usciti da una condizione di povertà assoluta. La lotta alla fame è stata la prima delle voci nell’agenda politica di Lula. Il programma Zero Fome, si poneva l’impegno di sradicare la fame assoluta e la sete. Furono costruite grandi cisterne d’acqua per portare la risorsa in zone dove, di acqua ce n’era davvero poca. Questo grazie al programma Bolsa Familia, un sussidio mensile, garantito alle famiglie più povere. Molte abitazioni sono state dotate di cucine a gas e di standard minimi di sicurezza. A ciò si unisce una significativa crescita economica e produttiva che ha interessato tutto il Brasile, con un conseguente aumento del benessere. Ancora: azioni per contrastare le gravidanze giovanili, rinforzare le agricolture familiari, e disposizione di un budget fatto di fondi governativi e sovvenzioni private per questi progetti.
Con il programma Brazil Sem Miseria (Brasile senza povertà) è stato garantito inoltre l’accesso a milioni di brasiliani al sistema sanitario ed a quello scolastico, migliorando sensibilmente la vita delle classi più disagiate. In particolare la scuola. Dalla presidenza Lula, passando per il periodo Rousseff, la durata media del periodo di studi di un brasiliano è aumentata. Oggi uno studente brasiliano studia per circa 8,5 anni. Prima di Lula, avrebbe studiato per circa 6 anni. Anche le politiche ambientali con Lula hanno visto un cambio di passo. La Foresta Amazzonica, polmone verde del Brasile e del mondo, non dovrebbe essere deforestata. Con Lula, il processo di deforestazione infatti, conobbe una riduzione drastica. Sicuramente le lobby del legno e delle monocolture si sono risentiti molto di questo cambiamento, tanto da appoggiare successivamente Bolsonaro, che invece ha dato vita a spaventosi incrementi di deforestazione.
Ad ogni modo Lula è tornato. Fin dalle prime battute ha reso evidente la sua volontà di tornare in politica. Sicuramente i brasiliani che hanno usufruito dei vantaggi della sua programmazione saranno contenti. I festeggiamenti di questi giorni, del suo popolo, il Povlo de Lula esprimono bene il positivo lascito della sua presidenza. Con Bolsonaro sarà sicuramente un confronto aperto e non sarà facile spuntarla, ma per il Brasile c’è ancora bisogno di recuperare. Per un paese importante, sia per tasso di povertà che per patrimonio naturale, in Brasile c’è bisogno di una maggiore attenzione ai beni comuni, alla legalità ed ai valori etici. In questo Lula, può essere il leader che può provvedere al cambiamento, riprendendo il Brasile da dove lo aveva lasciato.