Oggi 8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna. Una ricorrenza doverosa per interrogarsi sui diritti negati, quelli raggiunti e quei retaggi culturali ancora da sradicare.
Nell’era del Covid-19 poi, è ancora più chiaro il ruolo sociale che le donne dovrebbero ottenere nella società. Altrettanto chiaro è il sacrificio che, in un periodo così stringente stanno facendo, più degli uomini. Il loro coraggio e la loro caparbietà, però, lasciano il segno. Le abbiamo viste fare mille sacrifici nel ruolo di mamme e lavoratrici, quando è stato proclamato il lockdown. I figli a seguire le lezioni in DAD e le mamme a lavoro tra smart working e cura dei bambini. La situazione è tuttavia peggiore se si pensa che, le donne che lavorano, debbano addirittura ritenersi fortunate. A gennaio 2021 il dato ISTAT che ha fatto rabbrividire: nel solo dicembre 2020, persi 101.000 posti di lavoro, 99.000 sono donne. Un dato che dovrebbe porre un interrogativo doveroso.
L’Italia è un paese maschilista? vorremmo dire di no, ma ci viene difficile. Anche perché l’interrogativo sulla condizione della donna in Italia, posto che venga dalla società civile, deve trovare posto nelle aule istituzionali. Già, in quelle aule in cui le quote rosa sono sempre risicate e, dato che la politica è rappresentanza, abbiamo ulteriori difficoltà a credere che l’Italia non sia maschilista. Con il nuovo governo poi, sembra allontanarsi ancora di più una prospettiva equa. Un governo presentatosi come “governo dei migliori”, ma che di fatto presentava, già dalla rappresentanza femminile esigua, brutti segnali.
Disparità di genere quale il problema fondamentale. I femminicidi, undici dall’inizio dell’anno, sono in crescendo. Alla base di essi, solo poche volte c’è un problema di incomprensione o di un rapporto agli sgoccioli. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti, di episodi in cui l’uomo non accetta alcune “libertà” della compagna/figlia. Una concezione maschilista, talmente radicata da sfociare poi in raptus di follia ed omicidio. Centinaia di donne ogni anno denunciano le violenze subite da uomini della propria famiglia o perfetti sconosciuti. Violenze aumentate a dismisura durante il lockdown, e che ancora oggi cercano giustizia. Centinaia sono poi le molestie, più o meno esplicite, mosse da chi, considera le donne come dei meri oggetti.
Disparità nel mondo del lavoro. Oltre alle varie incombenze c’è questo ed i dati parlano chiaro: le donne hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. Le difficoltà riguardano l’ingresso in vari settori, la possibilità di fare carriera e la disparità salariale. Il dato è quasi omogeneo e dimostra che le donne guadagnano meno degli uomini. Eurostat, che, nei suoi dati tiene conto del numero di ore lavorate in relazione alla retribuzione mensile lorda dimostra che la differenza in busta paga fra uomo e donna sale al 23,7 %.
Ma questa giornata è, per sua definizione, internazionale. La condizione della donna non è uguale dappertutto. Per alcune realtà come quelle scandinave, la condizione femminile è una voce importante nelle agende istituzionali ed i risultati si vedono. Basti pensare che molti dei partiti di governo hanno una donna alla guida e gli stessi governi sono retti da leader donne. Altrove nel mondo, essere donna è davvero dura. Fenomeni come quello delle spose bambine, le rotte della prostituzione, i matrimoni combinati e l’utilizzo del burqa, rendono sterminato lo scenario delle sfide da affrontare. L’augurio va quindi alle donne di tutto il mondo. Che sia questo un giorno di riflessione sulle condizioni reali della donna, e che sia, soprattutto un giorno di lotta.