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Vaccino Anti covid: un bene comune in mano ai privati

Il vaccino Anti Covid della Pfizer subisce ritardi nella consegna. Migliaia di seconde dosi a rischio. Questa è la conseguenza di una gestione della salute pubblica in mano ai privati

Domenico Modola di Domenico Modola
22 Gennaio 2021
in L'altro mondo possibile, Tempi Moderni
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Vaccino Anti covid: un bene comune in mano ai privati
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Il vaccino Anti Covid è ormai una realtà. In Italia, le prime dosi somministrate sono relative alla casa farmaceutica Pfizer Biontech. Ad oggi però, l’azienda non ha rispettato i termini relativi alla quantità di dosi da consegnare. Il rischio che si corre quando, un bene comune è in mano a privati.

Cosa accade quando la salute, un diritto umano inviolabile, è in mano ai privati delle multinazionali? Semplice, si antepone il business al benessere della popolazione. Proprio quello che sta accadendo in questi giorni in Italia, ma anche in altri paesi Europei. L’azienda Pfizer Biontech infatti, ha probabilmente promesso una quantità di dosi da consegnare con determinate tempistiche, facendo promesse al di là dell’effettiva capacità di produzione di quei quantitativi. Quantitativi già profumatamente pagati dagli stati che hanno prenotato milioni di dosi. La campagna vaccinale in Europa, prosegue quindi a rilento. Dal V-Day di dicembre, quella data simbolica in cui, sull’onda dell’entusiasmo e della speranza si è dato inizio ad una somministrazione che ha interessato già svariati milioni di persone. Medici, infermieri, ed ultraottantenni hanno ricevuto le prime dosi ed attendono le seconde. Il vaccino infatti, richiede due dosi, somministrate a distanza di un massimo di tre settimane, per essere completo. Molti stanno aspettando quindi la seconda dose di vaccino anti Covid: l’attesa troppo lunga potrebbe portare conseguenze preoccupanti sulla salute dei singoli, oltre che vanificare lo sforzo teso alla corsa contro il tempo degli stati interessati.

Qualche dato è necessario per schiarire le idee: al 20 gennaio sono state consegnate alle Regioni 1.558.635 dosi di vaccino, di cui 1.250.903 già somministrate (80,3%). Attualmente però solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale delle due dosi, mentre 13.534 persone avrebbero già dovuto ricevere una seconda dose che tarda ad arrivare. Le responsabilità, inutile dirlo, appartengono alla casa farmaceutica. L’Europa e l’Italia sono nel piano della campagna vaccinale, seguendo le indicazioni dell’azienda, ma la stessa Pfizer Biontech ha praticamente smorzato gli entusiasmi cambiando le quantità di distribuzione. L’ Italia però, ha deciso di non restare a guardare. In questi giorni infatti l’avvocatura dello stato starebbe predisponendo un esposto all’Unione Europea per denunciare i ritardi nella consegna delle di vaccino anti Covid. L’atto servirebbe innanzitutto per rendere noti i ritardi che mettono a rischio oltre 50mila richiami, ma anche per denunciare quella che si configura come una chiara inadempienza degli impegni contrattuali che la Pfizer ha assunto con i vari paesi. Teoricamente l’Unione Europea non potrebbe fare molto in termini sanzionatori, dato i contratti con le case farmaceutiche sono stati stipulati mediante accordi quadro tra stato e azienda in cui ci si è accordati per tempistiche e quantità. Tuttavia la sottoscrizione degli stessi contratti è avvenuta in ambito UE, il che dovrebbe indurre la stessa Unione a procedere legalmente. Il condizionale è d’obbligo perché su questi contratti vige una clausola di riservatezza.

Dal canto suo, l’azienda Pfizer, ha prima promesso un ritorno alla normalità entro la prossima settimana, poi lascia intravedere la possibilità di ulteriori riduzioni nella consegna delle dosi, almeno fino alla metà di febbraio. Il tutto ovviamente, si traduce in prospettiva, lasciando presagire che delle circa 8 milioni di dosi previste entro il 31 marzo 2021, solo un’esigua parte giungerà nel nostro paese. Di conseguenza potrebbero saltare tutte le previsioni, anche in termini di distribuzione capillare dei vaccini sull’intero territorio italiano. Potrebbero restare scoperte alcune aree nonostante la distribuzione su base regionale, e lasciare senza vaccino anti Covid migliaia di aventi diritto. Come se non bastasse, la campagna vaccinale, per la quale si era prevista una durata pari a tutto l’anno 2021, potrebbe slittare di molti mesi, fino a 2022 inoltrato. Un rallentamento che non ci si può permettere, per le persone che attendono il richiamo e per quelle che devono ancora ricevere la prima dose. Attualmente, alcune regioni, tra cui la Campania, possono dire di aver somministrato già il 90% delle dosi ricevute, ma, una volta terminate queste, ci sono interrogativi enormi su come andare avanti. In sintesi, si rischia di spezzare la catena del vaccino, lasciando giorni di vuoto nella campagna di somministrazione. Un vuoto che non ci possiamo permettere.

Quanto sta accadendo è la conseguenza dell’aver affidato la salute pubblica in mano ai privati. Il destino della popolazione è affidata a dei giganti delle multinazionali. Le aziende in questione non hanno fatto in tempo ad innescare il giusto entusiasmo per la scoperta di un vaccino che avrebbe potuto portarci fuori dall’emergenza, che subito hanno fatto in modo che ci ricredessimo. I contratti stabiliti con i vari stati interessati sono stati ampiamente disattesi, cambiando il gioco in corso d’opera. La situazione lascia spazio ad un’ampia delusione, anche se ampiamente prevedibile. La popolazione, la quale va intesa come utente ultimo del prodotto-vaccino risulta non tutelata, a causa dei ritardi nelle consegne delle dosi, ma anche a causa della segretezza che vige sulle clausole contrattuali. Ciò che dovrebbe legare due parti che stabiliscono un contratto, dovrebbe essere in primo luogo la trasparenza, ed è ciò che viene meno nel caso di specie.

Sarebbe molto interessante però, conoscere modelli differenti, come Cuba ad esempio. L’isola ha scelto una via del tutto autonoma ed efficiente, anche se lontana dalle attenzioni mediatiche. Le fasi che danno vita al vaccino anti Covid cubano, sono affidate in tutto e per tutto ad organismi statali; vale a dire che dalle fasi di ricerca, a quelle di sperimentazione e di somministrazione è tutto in mano allo stato. Cuba starebbe lavorando a quattro tipi di vaccini diversi, tra cui il Soberana, è già in una fase avanzata di lavorazione. La questione dei vaccini è solo l’ultimo tassello di una situazione che avrebbe potuto avere risvolti diversi, se solo avesse avuto una gestione interamente pubblica. In attesa e nella speranza che la distribuzione rientri nei ranghi e riprenda la campagna vaccinale, ci si interroga sulla sostenibilità di un sistema che propenda necessariamente dalle ingerenze di multinazionali, libere di fare il bello e il cattivo tempo, anche quando di mezzo c’è la salute.

Tags: covid19cubaImpronte socialipfizersalutesanitàvaccino
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