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Tik Tok e l’emulazione pericolosa

Dopo i fatti di Palermo, con la morte di una bambina che stava facendo una challenge su TikTok, è necessaria una riflessione sul ruolo dei social nella vita dei minori

Domenico Modola di Domenico Modola
23 Gennaio 2021
in Tempi Moderni
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Tik Tok e l’emulazione pericolosa
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La notizia è di quelle che lasciano sconcerto: una bambina, di appena 10 anni muore per soffocamento a causa di una challenge su TikTok. Il fatto, avvenuto a Palermo, durante il quale la bambina si sarebbe stretta una cintura di un accappatoio alla gola per partecipare alla “blackout challenge”. Tutto questo è avvenuto sul noto social TikTok, finito sotto accusa per l’emulazione pericolosa che in questo caso è costata la vita ad una bambina. I genitori hanno dato il loro assenso all’espianto degli organi, mentre ci si interroga su quali siano le responsabilità e se, una tragedia del genere possa servire da lezione per le future generazioni.

Nel frattempo si corre ai ripari: il garante della privacy ha intrapreso serie contromisure a seguito dei fatti di Palermo. Sicuramente per il social cinese non saranno giorni facili in Italia e, su disposizione del garante della privacy, da adesso, saranno bloccati tutti gli account di utenti che non hanno confermato la propria età anagrafica. Un piccolo tappo che va soltanto a tamponare una falla da cui, le scappatoie sono comunque tantissime. Ciò che è opportuno fare è una riflessione, l’ennesima forse, sul mondo dei social e sui pericoli in cui si incorre, specie se si lasciano i minori a confronto con una piattaforma di insidie pressoché illimitate.

TikTok è un social in cui gi utenti perlopiù si esibiscono in brevi video, quasi sempre balletti. Ma l’aspetto più dilagante è l’emulazione, anzi imitazione di qualcun altro. Il meccanismo è semplice: un utente pubblica un contenuto video, che, se ritenuto interessante viene ripreso da altri utenti, i quali imiteranno il primo utente, facendo diventare virale quel contenuto. Talvolta si tratta di imitazioni innocue come riprendere sketch di attori o cartoni animati, ma alcune volte può capitare che la sfida posta in atto sia pericolosa e ci si rischi anche la vita. Occorre quindi riflettere su cosa voglia dire questa emulazione pericolosa.

Ciò che appare palese è che, utilizzando un social in cui, di fatto si copiano gli altri utenti, non c’è crescita in termini di personalità, perché si genera un contenuto che è una mera copia. Con Facebook ed Instagram invece, social network ritenuti “vecchi”, c’è possibilità di condividere materiale frutto della propria creatività o della propria capacità espressiva. Su Facebook si possono scrivere post di proprio pugno, mentre su Instagram è possibile caricare foto, di cui, quasi sempre, l’utente finale è anche autore delle stesse.

Se TikTok invece genera centinaia di migliaia di copie dell’originale, diventa un bacino ricco di contenuti senza personalità, frutto non della creatività degli utenti, ma solo di qualcuno, magari famoso, che si è inventato un balletto o una challenge da imitare. Purtroppo poi, questo può avere conseguenze serie, come nel caso della bimba di Palermo. Si finisce magari per assecondare ciecamente il profilo che si segue, senza considerare eventuali pericoli in cui si potrebbe incorrere, e le conseguenze sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. I social sono finiti spesso sul banco degli imputati nella discussione pubblica. Purtroppo, con i like intesi quale nuovo criterio di integrazione sociale, specie per i più giovani, si sono avuti episodi più volte tragici: adolescenti suicidi perché avevano pochi like, altri alla ricerca del selfie più estremo, ci hanno rimesso la vita.

Ciò che appare chiaro è che all’interno dei social si è innescato un meccanismo perverso, di cui le vittime sacrificali sono i minori, nati e cresciuti con smartphone e tablet. Se si può fare un tentativo per invertire la rotta? Certo. Il punto di partenza dev’essere quello formativo: nelle famiglie come nelle scuole, i minori andrebbero indirizzati allo sviluppo della propria personalità. Andrebbe quindi fatto un lavoro che faccia capire loro l’importanza del ragionare con la propria testa e non seguire tendenze, soltanto perché di moda. Bisognerebbe lavorare affinché tutti i giovani capiscano che i meccanismi di gratificazione sono altri e più soddisfacenti di un pollice in su virtuale. Infine, l’attenzione sui minori ed il loro utilizzo dei dispositivi digitali andrebbe implementato, per poter finalmente dire basta a tragedie come quella di Palermo.

Tags: challengeDiritti dei minoriImpronte socialisocial networktiktok
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