Più di duemila persone sono scese in piazza ieri a Napoli, per il corteo contro il G7 della Difesa. A Palazzo Reale si decideva il finanziamento di nuove armi, ma i media parlano solo degli scontri tra manifestanti e polizia.
Sia chiaro: è comprensibile l’esigenza dei colleghi giornalisti che per logiche di spazio e di tempo devono incastrare lunghi concetti in poche parole; comprendiamo anche la logica delle vendite e dei click. Ma un corteo come quello di ieri, contro il G7 non può passare come un corteo violento o facinoroso, non può passare con i titoli che TG e giornali stanno lanciando in queste ore. I manifestanti non lo meritano. Oggi si parla di “scontri con le forze dell’ordine”; di “furia dei centri sociali”, di guerriglia urbana e persino della sede di FDI che sarebbe stata “vandalizzata”. Noi a quel corteo c’eravamo. E abbiamo visto qualcosa di molto diverso.
Perchè il corteo?
In un paese che si definisce democratico, questa domanda non dovrebbe nemmeno esistere, ma in un contesto come quello attuale, sempre più repressivo, laddove chi manifesta deve scontrarsi con DDL liberticidi come il DDL 1660 e con il disinteresse dell’opinione pubblica, la domanda diventa importante.
Il corteo nasce in opposizione al G7 della difesa che si è tenuto a Napoli, proprio ieri, 19 ottobre. In città sono arrivati i ministri della difesa di Stati Uniti, Giappone, Canada, Francia, Regno Unito, Germania e ovviamente Il Ministro Crosetto per l’Italia. La ragione che preoccupa i manifestanti è che, quando i delegati delle 7 potenze mondiali si riuniscono per parlare di difesa, quasi sempre si finisce per parlare di guerra. E non si tratta solo di un sospetto di un nugolo di manifestanti politicamente attivi, ma è una realtà concreta: il Ministro Crosetto aveva infatti annunciato, anticipando i contenuti del G7, la possibilità di finanziare 8 miliardi di euro per nuovi carrarmati, nuovi caccia e nuove armi. Miliardi di soldi pubblici investiti per fare la guerra.
Da queste basi, e contro la prospettiva di un conflitto armato su larga scala, oltre 2.000 persone sono scese in piazza; studenti, lavoratori, disoccupati, migranti e comunità palestinese. Decine le sigle e le realtà aderenti: Ex OPG Je so’ Pazzo, Collettivo Autoorganizzato Universitario, Rete dei Comunisti, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, i CARC, SOS Mediterraneè, Comunità Palestinese, Movimento Migranti e Rifugiati, Melagrana, YaBasta, Nova Koinè, Ex Canapificio ecc. Tutti in piazza per dire NO alla guerra, NO alle armi.
I divieti
Il DDL “sicurezza” non è ancora entrato in vigore, ma nonostante ciò si fanno sempre più stringenti le condizioni in cui si svolgono i cortei. Chi frequenta da anni manifestazioni e cortei, può dire quanto il clima sia diverso rispetto agli anni precedenti e quanto, il dispiegamento di forze dell’ordine sia aumentato. Ad ogni modo, è stato fatto di tutto per dissuadere i manifestanti dallo scendere in piazza. Inizialmente infatti, la questura aveva vietato lo svolgimento del corteo: i manifestanti sarebbero dovuti rimanere in piazza Garibaldi, nei pressi della statua, ed effettuare lì la loro contestazione. Successivamente però al corteo è stato concesso di raggiungere piazza Bovio (piazza Borsa), un luogo comunque lontano dallo svolgimento del G7.
La manifestazione però si è spinta oltre: l’intento era quello di portare la contestazione a Palazzo Reale, davanti al luogo dove si stava discutendo di prospettive di guerra mondiale. Per questo motivo il corteo ha tagliato per via Mezzocannone, proseguendo per Spaccanapoli e via Toledo. E solo lì, verso la fine di via Toledo si sono avuti i primi scontri.
La verità: musica e slogan, altro che violenza
Alla manifestazione c’era di tutto: attivisti, studenti universitari, semplici cittadini, persone anziane e persone con disabilità. Tutti insieme per dire NO alla guerra. Un corteo che è stato caratterizzato da una moltitudine di bandiere, colori e varietà culturale. I passi scanditi dal ritmo di tamburi e tamburelli e dagli slogan inneggianti alla pace, alla Palestina libera, ai diritti per tutti. Peccato che questa bellezza non passi nei media mainstream.
Ci sono stati degli avvicinamenti con le forze dell’ordine, come quando il corteo è passato davanti alla sede di Fratelli d’Italia in corso Umberto I, sede blindatissima con due cellulari della Guardia di Finanza e finanzieri in tenuta antisommossa. Lì alcuni manifestanti si sono staccati dal corteo per scrivere sull’asfalto, semplicemente “no al DDL 1660”. Ma non ci sono stati scontri, violenze o “furia dei centri sociali”, nè tantomeno è stata vandalizzata la sede di FDI come recita oggi Il Giornale.
Un secondo momento di tensione c’è stato lungo via Mezzocannone, quando il corteo ha deviato lungo quella strada per tentare di raggiungere Piazza del Plebiscito. L’agitazione della Polizia ha messo in allarme il corteo, ma anche lì nessun vero scontro e nessuna violenza.
L’unico vero scontro si è avuto nei pressi di via Toledo, dove le forze dell’ordine hanno sbarrato la strada al corteo, il quale si stava indirizzando verso il palazzo del G7. Su quest’ultima parte ci sono i video di tutte le principali testate giornalistiche, ma nonostante l’incontrovertibilità delle prove video, i titoli parlano di violenza da parte dei manifestanti. Eppure nei video si vede chiaramente un gruppo di manifestanti nascosti dietro cartelloni di plastica, spingere per forzare il blocco della polizia, ma la violenza viene da questi ultimi, che prendono a manganellare studenti ed anziani e a lanciare qualche lacrimogeno.
Contro la mistificazione
Il corteo è partito da Piazza Garibaldi alle 15:30 circa. Gli scontri di via Toledo sono avvenuti alle 18:30, più o meno e sono durati pochi minuti; poi è tornata la calma e il corteo si è sciolto a Piazza del Gesù con una festa a base di musica e slogan pacifici. Alla luce di quanto appena scritto, che rappresenta la realtà dei fatti: ha senso identificare, una manifestazione di oltre 3 ore, con l’unico episodio di scontro della giornata?
Domanda retorica, ovviamente. La risposta è NO. Una manifestazione che si è svolta tranquillamente non può passare per un corteo violento, per qualcosa di furioso o di vandalico. Chi si cimenta in tali narrazioni ha il cattivo intento di mistificare la protesta e di delegittimare la giusta causa della piazza. A Palazzo Reale, 7 delegati delle 7 potenze mondiali discutevano della possibilità di una guerra e cosa fanno i media e i TG? Si preoccupano per alcuni studenti nascosti dietro uno scudo di plastica? Ma siamo seri.