Avanza in Parlamento il DDL 1660, una nuova svolta autoritaria che sa di repressione. A rischio i diritti fondamentali di manifestazione e libertà di pensiero.
Il governo Meloni si prepara ad una nuova stretta autoritaria contro la libertà di espressione e di pensiero: il DDL 1660 promosso da Piantedosi, Nordio e Crosetto è in discussione alle Camere proprio in queste ore. Il provvedimento prevede una serie di misure restrittive su temi come l’occupazione delle case, i blocchi stradali, gli scioperi, i migranti e i rom; tutte categorie che la destra fascista di Meloni, Salvini & co. combatte apertamente. La legge 1660 si prefigura già come una vera e propria legge autoritaria, che anzichè proporre soluzioni, propone soltanto punizioni, sempre più repressive e contrarie al minimo senso di giustizia, questo anche secondo esperti giuristi in ambito internazionale.
DDL 1660: una legge “scaramuccia”
Il disegno di legge, così come è stato presentato alle Camere contiene tutti i temi cari alla destra, quella ovviamente più reazionaria e nostalgica del ventennio. Dalla lotta senza quartiere agli immigrati, ai disagiati e ai poveri, passando per i blocchi stradali di Ultima Generazione, i detenuti, fino alle occupazioni delle case popolari. Sono queste le tematiche, anzi, le categorie umane contro cui il governo Meloni predispone il DDL 1660, allo scopo di reprimere una serie di libertà fondamentali. Su questi temi d’altronde, si accende l’opinione pubblica e quando un tema è dibattuto, ci sono consensi da acchiappare.
Per questo, più che una legge necessaria, rispondente a reali esigenze di sicurezza (smentite dai dati statistici, prodotti dallo stesso Ministero dell’Interno nel 2023) sembra che il DDL sia una legge “scaramuccia”, fatta per dispetto, allo scopo di colpire avversari politici e tutti coloro che non sono allineati al pensiero di questo governo. Per questo, la stretta contro le occupazioni abusive, a cui è dedicato l’articolo 8 della proposta, sembra essere un dispetto contro Ilaria Salis, neoeletta all’Europarlamento per AVS ed impegnata in una controversia legale in Ungheria, dove il regime di Orban l’aveva tenuta in carcere per accuse infondate soltanto perchè antifascista.
Il succitato Articolo 8 introduce un nuovo reato nel Codice Penale: l’art. 634 bis, reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui con la pena da 2 a 7 anni di reclusione sia per l’occupante sia per chi coopera con esso. Una misura comunque non necessaria perchè il Codice Penale prevede già l’art. 633 con occupazione abusiva d’immobile. Ad ogni modo il governo conferisce alle forze dell’ordine il potere di sgomberare l’immobile occupato in qualunque momento, agendo nuovamente sul C.P. introducendo l’art. 321 bis.
L’altro provvedimento creato “a dispetto” è quello contro i cosiddetti blocchi stradali. Si tratta di una modalità di manifestazione del pensiero adottata principalmente dai giovani di Ultima Generazione, che è diventata piuttosto controversa che ha generato e genera dibattiti piuttosto accesi. Il blocco stradale consiste nel bloccare con il proprio corpo autostrade o arterie principali delle grandi città. Un esempio di disobbedienza civile, odiato praticamente da tutti, ma che però ha un fine nobile, ovvero quello di porre l’accento sulla crisi climatica che stiamo già vivendo. La disobbedienza avviene in maniera pacifica ma per l’opinione pubblica, a quanto pare, non c’è nulla di peggio. Per questo motivo il DDL 1660 rende il blocco stradale non più un illecito amministrativo ma uno penale. La pena detentiva è reintrodotta e aumentata: da 6 mesi a 2 anni, per reprimere definitivamente le manifestazioni non autorizzate.
Un’ulteriore stretta, il governo la sta attuando contro le cosiddette droghe leggere, la cannabis in particolare. A partire da Salvini, passando per La Russa e compagnia bella, stanno portando avanti una battaglia esageratamente lunga per equiparare la cannabis attualmente in commercio legale, quella con il CBD, alle altre sostanze. E poco importa che il TAR del Lazio abbia dichiarato il CBD sostanza non stupefacente. Loro vanno avanti comunque. A rischio ci sono circa 15.000 posti di lavoro.
Governo Tik Tok
Per la compilazione degli articoli che fanno parte del DDL sembra che il governo si sia lasciato ispirare dai trend di Tik Tok. Gli articoli 12 e 13 che inaspriscono le condanne contro le donne rom accusate di crimini, ad esempio, sembrano essere ispirati ai video di Monica Poli, l’utente che gridava “Attenzione borseggiatrici, Pickpocket” mentre riprendeva presunte borseggiatrici. Comunque sia, gli articoli suddetti, impediscono ai giudici di rinviare a giudizio donne incinte o madri di bimbi con età inferiore ad un anno e prevedono pene più severe per l’accattonaggio. Seppur con riferimenti generici, è chiaro che gli obiettivi del governo sono proprio queste categorie più fragili, per le quali non si è mai fatto nulla in termini di inclusione sociale.
DDL 1660 e libertà di manifestazione: anche meno
Continuando la disamina del DDL nella sua condotta repressiva, troviamo pene più severe per chi commette resistenza a pubblico ufficiale. Attualmente il reato prevede la detenzione fino a 5 anni, ma con l’articolo 14 di questa legge, ci saranno condanne più aspre se, ad essere aggrediti saranno carabinieri o poliziotti. Come se non bastasse però, la 1660 si propone di agire anche sulle decisioni del giudice, al quale verrebbe vietata la valutazione delle attenuanti come prevalenti. L’articolo 15 inoltre, prevede che, qualora un pubblico ufficiale riceva lesioni lievi si proceda d’ufficio con la denuncia e non solo dopo la querela.
A ciò va aggiunto il cosiddetto DASPO urbano, aggravamento di un provvedimento già esistente. Con questo si potrà dare facoltà al giudice di disporre l’allontanamento di una persona da una determinata area urbana per un tempo di 48 ore; una sorta di esilio praticamente. Questa misura serve al governo come dissuasore per manifestazioni pubbliche e proteste sindacali.
Via libera alle armi
Uno dei sogni di questo governo è sempre stato quello di dare vita ad uno stato di Polizia. Con il DDL sembra che ci stia riuscendo. L’articolo 20 infatti, autorizza le forze dell’ordine a portare armi, anche senza licenza e anche quando non sono in servizio. Se si dovesse identificare la più repressiva tra le misure previste, forse sarebbe proprio questa. Autorizzando polizia e carabinieri all’utilizzo delle armi in qualunque momento, si sta conferendo sostanzialmente una protezione legale che svincoli gli agenti da qualunque responsabilità quando usano condotte violente.
Di fronte a tale appunto, non possono non tornare alla mente i numerosi episodi che fino a poco fa potevano essere etichettati come abusi di potere, a danno di manifestanti e piccoli criminali, mentre probabilmente, da oggi, non sarà più possibile definirli tali.
Più carcere per i carcerati
Ancora pene più severe, questa volta per i detenuti. Gli articoli 18 e 25 del DDL impongono il divieto di disobbedire le leggi, inasprendo le pene per coloro che promuovono o mettono in atto sommosse all’interno degli istituti penitenziari. Le pene possono raggiungere anche i 20 anni in caso di lesioni agli agenti o danni alle strutture. Per i detenuti che dovessero istigare o promuovere sommosse o ribellioni invece, si prevede l’esclusione totale da tutti i benefici previsti dal sistema penitenziario, come colloqui e permessi. Un pò come avviene per mafiosi e terroristi. Quanto previsto dall’art.18 sarà applicato, secondo l’art. 19 anche ai CPR, dove vengono stipati i migranti. Qualora a qualcuno fosse venuto il dubbio che quelle fossero strutture pseudo-carcerarie, ecco la smentita.
Come se tutto questo non fosse abbastanza, c’è anche da aggiungere l’inasprimento della pena per le forme di resistenza passiva, adesso equiparata a livello penale, alle forme di resistenza armata e violenta. Praticamente, nei carceri, nelle manifestazioni di piazza o nei CPR dei migranti, chi volesse protestare restando fermo, rischia una pena detentiva che può arrivare fino ad 8 anni.
Governo sordo
Il governo sta andando avanti nella discussione di questo disegno di legge e lo sta facendo nella maniera più antidemocratica di tutte, nel pieno stile a cui ci hanno abituati. Sono stati bocciati tutti gli emendamenti delle opposizioni e sono state ignorate le osservazioni di associazioni (come Antigone ad esempio) e organi di tutela internazionale come L’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza in Europa), che in un documento ufficiale dichiara preoccupazione per le disposizioni del DDL che “potrebbe minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di Diritto”. Poco importa al governo se gli addetti ai lavori esprimono perplessità per la tenuta dei diritti fondamentali: si procede verso quella che tutti gli esperti ormai definiscono deriva autoritaria.
Tanta repressione – Zero soluzioni
Carcere, carcere e ancora carcere. Così potremmo riassumere il DDL 1660. Tutte le misure previste dal trittico Nordio, Crosetto e Piantedosi sono incentrate sulla repressione del dissenso, in qualunque forma. E le soluzioni affinché determinate esigenze non vi siano? Non pervenute.
Il governo fa leva sul livello di insicurezza percepito dalla popolazione. Sembra essere opinione comune il fatto che le città siano sempre meno sicure. Su questa sensazione, non confermata, anzi smentita da statistiche ufficiali, il governo ci marcia tantissimo e la utilizza nella sua solita tendenza a fare propaganda tutti i giorni. Ma nel DDL non sono presenti misure di contrasto alla povertà o al disagio, non sono previste misure di inclusione sociale che possano impedire sul nascere il verificarsi di alcuni disagi.
Cosa vuol dire? Per esempio: se non vuoi i blocchi stradali di manifestanti che si oppongono al cambiamento climatico, fai qualcosa per il clima. Altro esempio: se dai diritti ai lavoratori, vedrai che questi non avranno ragioni per manifestare. E così via. Al netto di questa riflessione, bisogna constatare che il governo intende soltanto togliersi i sassolini dalla scarpa, favorendo come sempre la classe sociale che ne ha determinato il successo, quella fatta da imprenditori senza scrupoli e micro-gruppi fascisti.
È per questo che il governo punisce gli indigenti che cercano casa, anziché andare a verificare quanti sono gli immobili sfitti in attesa di inquilini e quanti sono gli edifici costruiti solo allo scopo di ottenere i fondi. Nulla è stato previsto per lo sblocco delle graduatorie di assegnazione delle case popolari e non sono previste verifiche contro la speculazione del mercato immobiliare che, in grandi città come Roma o Milano sta raggiungendo cifre incalcolabili. Insomma, se sei povero e non puoi permetterti una casa, rischi di finire in carcere e con pene più severe di prima.
Se il problema sono le borseggiatrici in metropolitana, il governo non predispone, come sarebbe logico, più controlli, ma predispone sanzioni tali da incarcerare donne in gravidanza o in periodi d’allattamento. Delle conseguenze psicologiche che potrebbero generarsi dalla crescita di un minore in un carcere, beh, non se ne occuperanno adesso.
Se il problema sono le rivolte nei CPR, il governo non predispone misure che favoriscano la procedura di accoglienza in tempi brevi ed un percorso di inserimento sociale, ma agisce solo e soltanto reprimendo quelle che sono normali contestazioni, normali manifestazioni di dissenso per un sistema di accoglienza migranti che è praticamente carcerario.
Contro i blocchi stradali, c’è tanta volontà di cavalcare l’onda della rabbia dell’opinione pubblica. La forma di resistenza pacifica dei giovani che lottano contro il Cambiamento Climatico è vista come uno dei peggiori pericoli del paese, più della mafia e della malavita. Eppure la crisi climatica è qui ed è adesso, negare l’apertura di un dibattito serio sul tema è pura ipocrisia. D’altronde questo governo tutela le lobby dell’imprenditoria, quelle che hanno fatto dire a Giorgia Meloni che il settore industriale italiano sarebbe collassato con la transizione ecologica.
Urge consapevolezza
Di fronte al DDL 1660, che ricorda per asprezza ed intento repressivo, le leggi “fascistissime” degli anni ’30, è il momento di muoversi con consapevolezza. Il cittadino comune si scontra con la totale mancanza di copertura mediatica che tg e giornali stanno dando alla discussione alle Camere. Occorre prendere atto che queste misure repressive renderanno più difficile la manifestazione del dissenso, ma questo non deve fermare la lotta. L’impegno delle associazioni è garantito e si scontrerà contro questo provvedimento, perchè in passato sono stati fatti grandi sacrifici e nessuna nostalgia del ventennio potrà spazzare via i valori fuoriusciti dalla Resistenza.