Il 5 gennaio 1948, a Cinisi in Sicilia, nasceva Giuseppe Impastato, passato alla storia come Peppino: simbolo riconosciuto di impegno sociale, attivismo politico, ma soprattutto di lotta alle mafie. Una lotta combattuta da Peppino a tutto spiano contro il clan mafioso che dominava a Cinisi. Una lotta che sappiamo, Peppino pagò con la vita, e solo dopo tanti anni, il suo assassinio ha avuto un colpevole. Peppino Impastato fu il promotore di idee che sono valide ancora oggi. “Con le idee e il suo coraggio, noi continuiamo”.
Peppino Impastato: la mafia in casa
Negli anni ’70, il boss che dominava su Cinisi e dintorni era Gaetano Badalamenti; lo stesso che spodestò, uccidendolo, Cesare Manzella, il quale era legato agli Impastato da un vincolo familiare. Sostanzialmente quindi, la famiglia in cui Peppino cresce e si forma nei suoi primi anni di vita è legata in qualche modo alla vita dei clan siciliani. Anche il padre di Peppino, Luigi, era stato messo al confino dai fascisti, proprio per la sua appartenenza alla mafia. Peppino sarebbe potuto essere manovalanza per quel clan, ma in lui c’era qualcosa di diverso; conobbe strade diverse, che lo portarono a prendere le distanze da quel mondo familiare a cui sentiva di non appartenere.
La politica
Ben presto Peppino Impastato si avvicinò agli ideali comunisti e ruppe i legami con il padre. Andato via di casa si lanciò a pieno ritmo nell’attività politica, basata sulla promozione culturale e la lotta alle mafie. Decise che il suo pensiero doveva avere una voce e fondò, nel 1965 L’Idea Socialista, un giornalino con cui diffondeva il suo pensiero, con il supporto dei compagni del PSIUP. Successivamente si dedicò ancora al giornalismo attivo nelle formazioni di sinistra, collaborando con Il Manifesto e Lotta Continua. Tuttavia non si limitò a scrivere. La sua battaglia venne portata avanti anche in strada, al fianco dei contadini in lotta contro la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi, oggetto di una speculazione mafiosa.
L’esperienza Radio Aut
Nel 1977 Peppino e i suoi compagni fondarono Radio Aut; era l’epoca delle radio libere e, bastava veramente poco per mettere in piedi una radio funzionante, libera ed autofinanziata. Da quella radio, il suo attacco alle mafie, agli interessi criminali del clan Badalamenti si fece feroce, irriverente, e spregiudicato. Dalla Radio cominciò a denunciare apertamente tutti i crimini del clan, gli affari e le connivenze politiche. Peppino scelse la strada del dileggio: i mafiosi venivano scherniti e chiamati con nomignoli volutamente derisori. Fu così che da Radio Aut, il boss Gaetano Badalamenti, temuto da tutti, divenne Tano Seduto. In particolare Peppino pose l’accento sui traffici internazionali di droga che il boss gestiva a quel tempo. Un vero e proprio affronto, ma quella di Peppino, fu l’arma più efficace per provocare la mafia: la presa in giro.
La morte
Peppino aveva sistematicamente ignorato gli avvertimenti che la mafia gli aveva dato. Anche il padre Luigi venne eliminato, e Peppino sarebbe stato il prossimo. Su commissione di Gaetano Badalamenti, Peppino Impastato venne ucciso il 9 maggio 1978 sui binari della ferrovia di Cinisi, dove venne prima picchiato a morte e poi legato con del tritolo e fatto saltare in aria. Da quel giorno partì la lotta dei compagni e dei familiari, la mamma Felicia ed il fratello Giovanni, che dovettero lottare contro depistaggi e false piste. Inizialmente infatti, polizia ed inquirenti, attribuirono la morte di Peppino ad un attentato dinamitardo finito male. In realtà, dopo anni di indagini, si riuscì a stabilire che la morte di Peppino era stata opera dei mafiosi. Indagini che non furono per niente indolore, perchè costarono caro a chi volle ripristinarle: il magistrato Rocco Chinnici, ucciso con un’autobomba nel 1983 a Palermo. Ad ogni modo, l’inchiesta sulla morte di Peppino, chiusa più volte, venne riaperta nel 1994 grazie alle testimonianze di alcuni pentiti, cosa che portò, nel 1997 alla cattura di Gaetano Badalmenti, il quale, condannato all’ergastolo nel 2002, morì nel 2004.
La lotta e le idee di Peppino
Peppino Impastato è stato un sognatore e un’idealista? Si, ma era dotato di una personalità in grado di rendere concrete le idee e fattibili i sogni. Peppino ha datto una lezione di coraggio a tutti: il suo affrontare faccia a faccia i mafiosi, prendendoli in giro e grindando loro in faccia la sua rabbia, ha dimostrato che certi meccanismi di omertà e indifferenza possono essere spezzati. La sua vita rappresenta un vero e proprio esempio, perchè ha aperto le porte ad una serie di valori importantissimi: passione politica, giustizia, lotta contro i soprusi e le violenze. Peppino sarà stato un’idealista perchè credeva nella bellezza, come unica arma per ripristinare la giustizia ed allontanare le avversità. Il suo impegno e la sua passione, sono oggi un simbolo ed un esempio a cui ispirarsi per la lotta a favore di una società più giusta e attenta.