Festa dei Lavoratori: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, recita l’Articolo 1 della Costituzione Italiana. I maggiori trattati internazionali definiscono il lavoro come un diritto fondamentale, proibiscono o disapprovano lo sfruttamento. Per celebrare l’importanza del lavoro e dei lavoratori, il Primo Maggio si celebra la Festa Internazionale dei Lavoratori. Da anni l’evento ha rappresentato un momento di divertimento ma anche, e soprattutto di riflessione. La Festa dei Lavoratori è l’occasione giusta per fare il punto della situazione delle condizioni di lavoro, del livello di occupazione, del livello di tutele, che forniscono il quadro complessivo dei singoli paesi. Ed oggi, che le restrizioni impediscono lo svolgimenti di eventi di massa resta solo la riflessione. Oggi, che il concertone del Primo Maggio a Roma non può tenersi per ovvie ragioni, è bene non spegnere i riflettori sulla Festa dei Lavoratori e riflettere sul lavoro di oggi.
Dignità e diritti: a chi lavora e a chi vorrebbe lavorare
Il mondo del lavoro, allo stato attuale non presenta uno scenario confortante. Lo sfruttamento dei lavoratori, le condizioni di semi-schiavitù, l’impiego di minori nella manodopera, il reclutamento coatto, l’assenza di tutele sindacali, sono delle piaghe che caratterizzano il lavoro in svariate aree del mondo. Una piaga, altrettanto dilagante è quella della disoccupazione, che assume dimensioni preoccupanti, anche nei paesi cosiddetti “sviluppati”. In Italia, lo scenario non brilla certo per efficienza. Secondo i dati ISTAT, circa 6 milioni di italiani sono disoccupati o inoccupati. Questo dato ha inevitabili conseguenze su tutti gli aspetti sociali, tra cui la possibilità di emancipazione, di indipendenza economica, e la possibilità di poter solamente pensare a costruirsi un futuro. Un diritto praticamente negato a molti: giovani e donne, in primo luogo.
Festa dei Lavoratori: troppi morti sul posto di lavoro
Ma la Festa dei Lavoratori serve anche a ricordare; un ricordo doveroso va fatto a chi perde la vita lavorando. In Italia, secondo le ultime statistiche, muoiono circa 50 persone al mese sul posto di lavoro, e il dato è in aumento. Lo scorso anno, le rilevazioni stavano registrando un aumento significativo di morti sul lavoro, incremento arrestatosi con la chiusura di molte attività a causa del Covid-19. La pandemia comunque ha fatto venire alla luce un fenomeno consolidato, già noto ai più: la mancanza di tutele. Nella prima fase della pandemia c’è stata penuria di dispositivi per la protezione individuale, nonostante ciò, migliaia di lavoratori furono costretti a continuare le loro attività, senza protezioni. Il tutto per favorire, attività industriali, ritenute dai DPCM, fondamentali, ma che nei fatti, avrebbero potuto anche interrompere il lavoro, proprio come hanno fatto negozianti, commercianti ed imprenditori senza conoscenze in alto loco. Sarà anche vero quindi, che il lavoro non è stato il veicolo principale della diffusione del virus nella bergamasca, ma sicuramente, il fatto che migliaia di operai viaggiassero tutti i giorni in mezzi pubblici e lavorassero a stretto contatto, è stata una concausa significativa. Ad oggi comunque si continua a morire sui cantieri. Non sempre si tratta di una distrazione o di un piede in fallo, anzi. Spesso quelle morti, gravano sulla coscienza di chi non ha disposto misure di sicurezza adeguate alle normative.
Festa dei Lavoratori: il primo maggio ricordi i giovani
La Festa dei Lavoratori, in questo Primo Maggio 2021 dev’essere anche un momento di riflessione per chi un lavoro non riesce a trovarlo e chi, appartiene a categorie, che ancora oggi faticano ad entrare appieno titolo nel mondo del lavoro. Il mondo del lavoro oggi, non spalanca le porte ai giovani, anzi, lascia loro solo una porticina, sul retro. Quella che si è formata negli ultimi anni è in assoluto, la generazione di giovani più preparata della storia: lauree, master, dottorati, sono aumentati a dismisura rispetto agli anni scorsi. Ad un tale livello di preparazione, dovrebbe fare seguito un ingresso immediato nel mondo del lavoro, ed invece non è così. Dopo il conseguimento di un titolo di studi, inseguito con speranze e sogni, si accede ad un periodo di inoccupazione più o meno lungo, che finisce solo con l’accettazione di un lavoro precario e sottopagato, magari lontano anni luce dal lavoro per cui si è tanto studiato. Sarà che il mondo del lavoro è saturo? non ci è dato saperlo, ma la cosa certa è che si accede al lavoro in età sempre più avanzate: spesso, alla soglia dei 30 anni, molti giovani non hanno ancora avuto il primo vero contratto di lavoro. E la colpa non è loro.
La condizione delle donne nel lavoro
Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, la parità di genere sul posto di lavoro è ancora lontana dalla piena realizzazione. Sono stati compiuti passi significativi negli anni, ma c’è ancora molto da fare, per abbattere pareti culturali che impediscono alle donne, di accedere a pieno titolo a determinati posti di lavoro. Questa condizione si può attribuire ad una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne, cosa che porta ad un soffocamento dei talenti ed una repressione delle aspirazioni. I dati rilasciati riportano che solo il 34% delle donne è inserita a pieno titolo nel mondo del lavoro. Per altre purtroppo, c’è solo tanto lavoro non qualificato e, mansioni minori cui vengono relegate nonostante esperienza e titoli di studio. L’atteggiamento discriminatorio nei confronti del genere femminile poi, si verifica sin dalle procedure di selezione, dove talvolta vengono poste alle candidate domande personali, tra cui quella inerente alla volontà di generare figli. Una cosa normalissima, ma che per determinati “padroni” è vista come un dato negativo di una candidata.
Occhio allo sfruttamento
I nuovi lavori e quelli vecchi. Meccanismi di alienazione antichi e dinamiche di atomizzazione moderne. Questo è il quadro in cui si configura lo sfruttamento. Lo sfruttamento oggi riguarda i lavoratori migranti ad esempio. Quelli che lavorano nei campi, raccattati agli angoli delle strade e sfruttati per pochi spiccioli al giorno. Tutele sindacali, o assistenza sanitaria, sono aspetti non contemplati per questi lavoratori, così come l’accesso ad uno stile di vita dignitoso. Ma lo sfruttamento ha assunto anche nuove forme. Una su tutte quella che riguarda il food delivery e il mondo dei rider, questi lavoratori che consegnano cibo in giro per le città. Un lavoro altamente flessibile, sin dagli annunci che reclutano i rider: praticamente basta avere un mezzo proprio e si possono scegliere gli orari in cui lavorare. Questo in teoria, perché nei fatti, i tempi di consegna ed il numero di consegne costituiscono la paga del rider. Inevitabilmente il rider, si sentirà obbligato a fare più consegne, più velocemente possibile. Per costoro, nessuna tutela ed al primo errore, si viene licenziati con una semplice email. Ad oggi, la categoria dei rider però, ha cominciato ad alzare la testa e fare le prime rivendicazioni. Il sindacato di categoria è in dirittura d’arrivo.
Festa dei lavoratori: un momento di riflessione
Gli aspetti toccati in questo articolo rappresentano il punto della situazione che Impronte Sociali fa in questo giorno. L’occasione per riepilogare i problemi: disoccupazione, sfruttamento, discriminazione, morti sul lavoro. Questi dati vanno comparati con l’inviolabilità del diritto al lavoro, sancita dalla Costituzione e dagli accordi internazionali. Oggi il lavoro è ancora oggetto di dinamiche capitalistiche di sfruttamento e che induce ad assumere chi può essere sfruttato meglio, approfittando di disagio e debolezza. Ma il lavoro è ben altro. Il lavoro è dignità, è rispetto, è autodeterminazione. Perciò in questo Primo Maggio, in questa importante Festa dei Lavoratori, dovremmo riflettere sicuramente sulla condizione del lavoro oggi, ma anche e soprattutto sulle modalità possibili per restituire al lavoro ed ai lavoratori la dignità che meritano.
L’ autore è un mio ex studente, molto appassionato di Storia. L’ articolo è ben scritto e ben documentato…avanti così Mimmo!