Il Covid19, il contagio, le varianti ed i vaccini. Le notizie su questi argomenti sono frequenti e costanti. In questo particolare periodo storico, il compito di un giornalista è quello di informare e creare opinioni nei lettori. Tuttavia si legge sempre meno. Nell’epoca dei social, quotidiani e riviste si sono spostati sul digitale, dove imperversa la logica del titolone “acchiappa-click”. Spesso per perseguire questa logica, si arriva a fare falsa informazione, deviando le opinioni del lettore.
La logica perversa del clickbait
La notizia ha fatto il giro del web: un uomo è stato investito da un bus dopo aver ricevuto il vaccino. Una notizia che di per sé non ha nulla di significativo. Già, peccato che per come è stata articolata, a partire dal titolo, sembra voler rendere l’idea di una sorta di correlazione tra il vaccino appena somministrato all’uomo, ed il successivo incidente occorsogli. Tale atteggiamento tuttavia, non è isolato. Molti sono i giornali, le riviste, i siti web di informazione, che utilizzano un argomento di tendenza, quale il Covid19 ed il vaccino per combatterlo, per raccontare quello che in realtà è un episodio di cronaca cittadina. Aveva senso quindi, inserire nel titolo la parola “vaccino” per descrivere un incidente? eticamente no. Nella logica del clickbait, si.
Cos’è il clickbait?
Già, ma che cos’è il clickbait? In italiano sarebbe “acchiappa-click” ed indica la creazione di contenuti web ad hoc per attirare utenti, in questo caso lettori. Chi utilizza il clickbait lo fa utilizzando titoli altisonanti, sensazionalistici, allo scopo di creare interazioni. Una logica utilizzata da molti canali d’informazione sul web, per attirare lettori sui propri siti, con la finalità di ottenere click sui banner pubblicitari o abbonamenti alla propria rivista. I titoloni, vengono scelti usando argomenti di tendenza, che possono fare indignare o solidarizzare il lettore, sfruttando anche i canali di diffusione dei social. Già, anche perché bisogna riconoscere che spesso, sempre più spesso, il titolo è l’unica cosa che gli utenti leggono. Si tratta di un trend preoccupante, oltre che in costante crescita. Questo, chi scrive quel tipo di articoli lo sa bene.
La necessità di informazioni corrette
La cosa preoccupante è che, dato il difficile contesto storico che stiamo vivendo, con il Covid19 che imperversa, avremmo bisogno di un’informazione seria, oggettiva, ma soprattutto indipendente. Indipendente da ingerenze politiche o da logiche di business, che legano alcuni giornali e alcuni giornalisti a seguire logiche di clickbait, che come abbiamo visto non portano a nulla di buono. Sul Covid19, sulle varianti del virus e sugli effetti collaterali dei vaccini, c’è necessità di informazioni sostenute da prove documentate, altrimenti questo bisogno viene soppiantato dalla necessità di interrogarsi in merito all’etica di chi pubblica articoli. Il lettore, per ottenere un parere oggettivo, deve necessariamente confrontare più testate, leggere notizie di giornali esteri, cosa che non tutti fanno.
Clickbait e Covid19
Da circa un anno, da quando è iniziato il lockdown c’è stato sull’argomento Covid19, un cospicuo aumento di notizie, di qualsiasi genere. La popolazione, giustamente impaurita, ha cercato informazioni praticamente ovunque, incappando in un mare magnum di notizie senza freni. Un mare di titoloni che hanno travolto il lettore medio, che si trovava tra notizie in clickbait, fake news dei complottisti e solo in ultima analisi, notizie vere e verificate. Le notizie che riportano il numero dei contagiati, le nuove varianti del virus e le vere o presunte nuove epidemie che si stanno sviluppando nel mondo, risultano tra le più lette. Qualcosa di simile avvenne poco meno di un anno fa, quando qualche giornale online parlò di un nuovo virus che stava provocando un’altra epidemia: l’hantavirus. Il virus in questione esiste davvero ed è potenzialmente pericoloso, ma, quando i giornali riportarono la notizia, non si trattava certo di epidemia. Chissà, se almeno i click ottenuti, avranno ripagato gli autori dal sacrificio di aver allarmato inutilmente i lettori. Altra questione è quella delle varianti del Covid19. La variante inglese, quella sudafricana, la brasiliana ecc. I dovuti chiarimenti su cosa effettivamente fossero, sono arrivati con molto ritardo. A primo impatto però molti hanno scritto dell’esistenza di queste varianti, con titoli atti a creare terrore, instillando probabilmente l’idea che non usciremo mai da questa situazione. In realtà si è scoperto che le varianti sono soltanto più contagiose del Covid19 originale. Nel frattempo però la notizia è stata data. Il titolo sensazionale è stato letto e cliccato. E forse, tanto basta per qualcuno.
Alimentare terrore serve a fare più click
A questo proposito, è bene chiedersi il perché di tutto questo. Dovremmo forse cominciare a pensare che creare terrore, perplessità e rabbia, sia un buon escamotage per guadagnare click? Forse per qualcuno è così, il gioco vale la candela per costoro. Un discorso sull’etica professionale però, andrebbe fatto. Si può davvero pensare, che avere lettori terrorizzati e disinformati sia giusto, pur di perseguire interessi economici? No. Questo messaggio non può passare. L’Italia è al 41° posto nell’Indice dei paesi per la libertà di stampa. Una stampa oggi, fortemente condizionata da investimenti politici e da notizie frivole. Sui giornali, anche quelli principali, mancano spesso approfondimenti e reportage significativi, sulla cui qualità, il modello da seguire sarebbe quello anglosassone. Ad una scarsa qualità di articoli, si associa una scarsa quantità di lettori e quindi di acquirenti in edicola e di abbonati online. Etica e giornalismo devono andare a braccetto ma in totale libertà. I cittadini hanno diritto ad un’informazione oggettiva e slegata da interessi economici o politici. A maggior ragione quando c’è la salute di mezzo. Con la salute e con la paura, non si deve e non si può scherzare.