Il parroco di Casal Di Principe, Don Peppe Diana, venne assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994 nella stessa chiesa in cui lanciava messaggi di speranza contro i clan. Oggi si celebra la Giornata Nazionale in Memoria delle vittime innocenti delle mafie.
Don Peppe Diana venne assassinato proprio il giorno del suo onomastico. Il 19 marzo 1994, poco dopo le 7 del mattino, il parroco avrebbe dovuto celebrare la solita messa. Ma la camorra aveva deciso qualcosa di diverso: un uomo lo raggiunge in sacrestia ed esplode 5 proiettili che uccidono Don Peppe sul colpo. Un omicidio efferato e brutale che fece scalpore in Italia e in Europa. Don Peppe Diana aveva dato fastidio ai clan. Il suo impegno civile aveva lasciato il segno nei fedeli, instillando speranza dove la speranza non c’era.
Il parroco si prodigò spesso per aiutare le vittime di camorra e per offrire tutto il supporto possibile. Don Peppe Diana era pienamente consapevole del periodo storico in cui viveva e le dinamiche che interessavano Casal Di Principe. Scrisse così Per amore del mio popolo, una lettera in cui, oltre a manifestare preoccupazione per la sofferenza di famiglie e territorio, scrisse anche di camorra e politica. Nella lettera vengono definite le modalità d’azione dei clan e vengono sottolineate le responsabilità politiche corrotte da infiltrazioni e connivenze. Una lettera che fu chiara dimostrazione del suo impegno. Cosa che gli è costata molto cara.
Su Don Peppe Diana si è detto tanto, e grande era l’interesse a creare fango intorno alla sua figura. Di lui si disse che frequentava ambienti loschi e prostitute. Si disse che possedeva armi e che fosse pedofilo. Una strategia atta a depistare le indagini e confondere l’opinione pubblica, distogliendola dai veri problemi. Tuttavia questo non ha impedito che il seme del messaggio civico di Diana germogliasse e si diffondesse ovunque. A Casal Di Principe, è nato un comitato civico a lui dedicato, che ha assunto l’impegno di sobbarcarsi un’eredità per nulla facile.
Inoltre è proprio in questa giornata che si celebra la memoria delle vittime innocenti delle mafie. Centinaia di persone che negli anni sono state vittima della piaga di questo paese. Don Peppe Diana come Giancarlo Siani o Peppino Impastato in Sicilia, tre punti di vista diversi, un solo nemico da combattere, con tre mezzi diversi: la fede, l’informazione, la politica. A questi si uniscono i tanti, troppi morti uccisi perché si trovavano nel posto sbagliato durante la sparatoria o nel mezzo dell’esplosione di una bomba. Un prezzo troppo alto in termini di vite umane, che questo paese non può permettersi di dimenticare.
Per la giornata, organizzata da Libera, da sempre in prima fila contro le mafie, non ci sarà il classico corteo, a causa delle disposizioni normative anti-covid. Tuttavia la lotta non si ferma e non si deve fermare. La pandemia non ha fermato le mafie e le loro attività illecite. Per questo motivo è giusto che anche l’impegno civico non si arresti. In memoria di Don Peppe Diana e dei tanti martiri di questa battaglia, bisogna continuare a promuovere la legalità ed i messaggi positivi. La lotta non può finire qui. E nemmeno la memoria. Ripartire dal ricordo per le sfide future.