PREMESSA
La rete Campania Solidale è nata nel novembre 2020, quando è risultata evidente nel Paese la contraddizione tra la necessità sanitaria di un nuovo lockdown per fermare i contagi e i decessi dovuti al Covid-19 e i pressanti bisogni economici di milioni di famiglie, sempre più alle strette sul piano del lavoro e del reddito e con strumenti di sopravvivenza spesso insufficienti.
Alla logica della produzione “ad ogni costo” abbiamo contrapposto l’indicazione “subito lockdown, subito misure sociali”, concentrando le nostre proposte sull’impatto sociale del Reddito di Cittadinanza, il complesso strumento di intervento pubblico di cui abbiamo ben conosciuto, nel nostro impegno di volontariato, pregi e difetti. Abbiamo proposto, in concreto, taluni adeguamenti della misura, che la renderebbero più funzionale e ne faciliterebbero l’accesso.
Nel nostro difficile percorso di lotta-vertenza, complicato ulteriormente dall’avanzamento della pandemia, che ci espone alla responsabilità di non creare situazioni di diffusione del contagio convocando manifestazioni in presenza, abbiamo allargato il discorso anche ai PUC.
Qui di seguito, una panoramica generale e una specifica proposta politico-vertenziale.
COSA SONO
I Progetti di Utilità Collettiva (PUC) sono pensati come percorsi di formazione, empowerment e partecipazione sociale predisposti dal D.L. 4/2019 art. 4 co. 15, disciplinati dal Decreto del Ministero del Lavoro del 22/10/2019.
CHI LI ORGANIZZA?
La titolarità dei PUC spetta ai Comuni, singoli o associati a livello di Ambito Territoriale. Essi sono responsabili della approvazione, attuazione, coordinamento e monitoraggio dei progetti. Progetti che possono essere elaboratii e concretizzati anche con l’apporto di altri Soggetti Pubblici e del Privato Sociale (CPI, associazioni, cooperative ecc.), da coinvolgere attraverso procedure di evidenza pubblica.
A CHI SONO RIVOLTI?
I PUC sono rivolti ai percettori del Reddito di cittadinanza che non sono esonerati dagli obblighi previsti dal Patto per il Lavoro o dal Patto per l’Inclusione sociale (gli esonerati sono, ad esempio, gli ultra65enni, le persone con disabilità/invalidità, le persone con carichi di cura). Nel caso in cui il numero dei PUC attivati non fosse sufficiente a coprire la platea dei percettori, la priorità va ai più giovani e a coloro che percepiscono l’importo più alto di RdC.
QUANTO DURANO?
L’obbligo di partecipare ai PUC, qualora vengano organizzati, vale per tutto il periodo di percezione del reddito di cittadinanza. Se le attività svolte hanno durata inferiore, la persona potrà essere ricollocato in un’altra attività.
CHE IMPEGNO RICHIEDONO?
L’impegno richiesto ai membri del nucleo familiare è di non meno di 8 ore e non più di 16 ore settimanali, previo accordo tra le parti. Qualora le ore settimanali siano più di 8, possono essere divise in più giorni della settimana o del mese, comprendendo anche la possibilità di recuperare le ore perse nel mese di riferimento.
QUALI SONO GLI AMBITI DI REALIZZAZIONE DEI PUC?
Una premessa importante: i PUC non possono sovrapporsi ad attività di ordinaria amministrazione, né i percettori possono andare a sostituire personale mancante della PA.
Fermo restando tale cornice di riferimento, gli ambiti dei progetti PUC sono i seguenti:
✓ Ambito culturale: supporto nella organizzazione e gestione di manifestazioni ed eventi; supporto nella apertura di biblioteche, centri di lettura, videoteche; supporto nell’organizzazione di momenti di aggregazione ed animazione; catalogazione e digitalizzazione di documenti; distribuzione di materiale informativo sulle attività, …
✓ Ambito sociale: attività di supporto domiciliare alle persone anziane e/o con disabilità con il trasporto o l’accompagnamento a servizi sanitari (prelievi, visite mediche), nonché per la spesa e l’attività di relazione; servizio di recapito della spesa e di consegna dei medicinali; piccole manutenzioni domestiche; supporto nella organizzazione di escursioni e gite per anziani; supporto nella gestione di centri diurni per persone con disabilità e per persone anziane; attività di controllo all’uscita delle scuole, accompagnamento sullo scuolabus degli alunni della scuola infanzia e della scuola primaria; accompagnamento dei minori a scuola in bicicletta o a piedi, …
✓ Ambito artistico: supporto nella organizzazione di mostre o nella gestione di strutture museali; catalogazione del patrimonio artistico locale; supporto nella costruzione di piattaforme per la messa in rete di documentazione relativa al patrimonio artistico; accompagnamento nelle visite guidate di monumenti e musei, …
✓ Ambiente: riqualificazione di percorsi paesaggistici; supporto nella organizzazione e gestione di giornate per la sensibilizzazione dei temi ambientali; riqualificazione di aree; manutenzione e cura di piccole aree verdi e di aree naturalistiche, o anche dei percorsi collinari e montani; supporto nella organizzazione di eventi di educazione ambientale; informazione nei quartieri sulla raccolta differenziata, …
✓ Ambito formativo: supporto nella organizzazione e gestione di corsi; supporto nella gestione dei doposcuola per tutti gli ordini di istruzione; supporto nella gestione di laboratori professionali, …
✓ Ambito tutela dei beni comuni: manutenzione giochi per bambini nei parchi e nelle aree attrezzate; restauro e mantenimento di barriere in muratura e staccionate; pulizia dei cortili scolastici; rimozione di tag e graffiti dagli edifici pubblici e dai luoghi di transito; tinteggiatura di locali scolastici; pulizia e riordino di ambienti, …
CHI COPRE I COSTI?
I percettori di RdC coinvolti nei PUC avranno diritto ad un’assicurazione INAIL e alla fornitura dei materiali necessari alla realizzazione del programma. Ai Comuni è stata data indicazione di coprire queste spese col Fondo Povertà e con i fondi del PON Inclusione.
LA NOSTRA PROPOSTA POLITICA-VERTENZIALE
- Attivare uno Sportello per il Reddito in grado di dare informazione e orientamento a chiunque sia interessato a forme dirette e indirette di Reddito. Al momento, la principale forma è il Reddito di Cittadinanza.
- Lo Sportello non va pensato in chiave puramente assistenziale o legale: deve diventare luogo di inchiesta, studio e elaborazione di proposte risolutive dei problemi collettivi. È chiamato anche a svolgere una funzione di mobilitazione attiva dei soggetti reali portatori di reali bisogni, puntando ad una interlocuzione istituzionale che porti a risultati concreti. In due parole, lo Sportello deve essere un contesto di organizzazione di lotta-vertenza.
- I PUC possono diventare un veicolo di crescita e rafforzamento delle nostre organizzazioni di volontariato, sia che esse si dedichino unicamente allo Sportello Reddito, sia che si impegnino anche in altri settori.
- Va avviata una lotta-vertenza con le Amministrazioni Comunali, affinché pubblichino bandi inclusivi e non escludenti. I percettori del RdC sono centinaia, migliaia, nei contesti più grandi decine di migliaia. I Comuni dovrebbero pertanto favorire una massiccia partecipazione della componente associativa, al fine di creare un Albo degli Enti con cui co-progettare e realizzare i PUC. Noi, come associazioni, dobbiamo esser pronti alla partecipazione, con proposte collegate alle nostre attività.
- I percettori del Reddito di Cittadinanza hanno, per legge, la possibilità di esprimere una preferenza tra i Progetti che i Comuni inseriranno nel proprio Catalogo.
- La costruzione di una specifica iniziativa sui PUC facilita l’incontro tra il lavoro dal basso, con gli Sportelli, e quello verso l’alto, con l’interlocuzione istituzionale. Le nostre organizzazioni potrebbero contribuire a dar vita a positive attività di crescita sociale nell’ambito del proprio Comune, valorizzando le energie che esistono nei settori popolari della società.
HO DUBBI E PERPLESSITÀ
Affrontiamo qui lo scetticismo che potrebbe sorgere su alcuni punti.
- I PUC sono obbligatori per chi deve frequentarli. Noi siamo un’associazione di volontariato e riteniamo che il nostro impegno debba favorire il principio generale della scelta. Pertanto, non siamo d’accordo ad organizzare attività con chi è costretto a farle.
Secondo noi la questione dell’obbligo, previsto dalla Legge, non pregiudicherebbe un cammino di concreta emancipazione. A Caserta, proletari che percepiscono il RdC e sono in rapporto con lo Sportello Reddito, già partecipano in forma volontaria ad attività collaterali di quella specifica realtà associativa: accompagnano i bambini col Piedibus a scuola, collaborano alla gestione di spazi verdi nel proprio rione, supportano lo stesso Sportello con campagne informative. E, in alcuni periodi, dedicano anche qualcosa di più del minimo di 8 ore previsto.
Invece di correre il rischio che queste persone debbano dedicare il proprio tempo ad altri eventuali PUC, non è più logico supportare il loro impegno di sostanziale volontariato svolto nell’insieme delle nostre attività facendolo rientrare in questa nuova cornice istituzionale? Tanto più che, appena i nostri progetti saranno inseriti nel Catalogo del Comune, proprio questi percettori saranno spontaneamente orientati ad esprimere la preferenza verso di essi.
La contraddizione tra volontariato e obbligo potrà comunque spuntar fuori. Alle organizzazioni sta anche il compito di scioglierla sul campo, di muoversi in questa dialettica stretta, creando un clima di rispetto reciproco, in cui le figure di responsabilità usino la propria legittimità senza trasformarsi in “capi” o “controllori”.
- Ma cosa ci guadagna il percettore del RdC a partecipare ai PUC? Non possiamo invece boicottarli, o sperare nella realistica disorganizzazione dei Comuni, che difficilmente riuscirebbero ad attivarli?
Chi percepisce il secondo ciclo del RdC non può rifiutare nemmeno un’offerta di lavoro ritenuta congrua. Se lo fa, perde il RdC. Se sta partecipando ad un PUC ha invece diritto di scelta, senza conseguenza alcuna. Se arriva un’offerta di lavoro da una altra Regione può accettarla, se la ritiene conveniente, o rifiutarsi, senza perdere il RdC, in virtù del PUC a cui sta partecipando. La partecipazione ai PUC, nei meccanismi complessi del RdC, equivale ad un accrescimento del potere contrattuale del percettore.
- Il mio Comune non li attiverà mai perché il personale è scarso, non riesce nemmeno a gestire l’ordinaria amministrazione. Figuriamoci se attiva questi progetti! Poi, è anche in dissesto finanziario…
Questi sono buoni motivi per fare battaglia affinché i PUC vengano realizzati con il percorso che suggeriamo noi. Proprio perché i Comuni non hanno personale, occorrono bandi inclusivi, che possano darci ampi spazi di co-progettazione e di affiancamento nella realizzazione dei progetti. I Comuni non sono obbligati ad organizzare PUC per tutti. Quindi, se pure si organizzassero solo quelli proposte dalle nostre organizzazioni, sarebbe comunque un passo avanti.
QUALCHE ESEMPIO CONCRETO DI PROPOSTE DI PUC (già avanzate a Caserta e a Scisciano)
- BENI COMUNI E RIQUALIFICAZIONE URBANA
La città di Caserta ha avviato da qualche tempo un percorso di partecipazione per la gestione dei beni comuni, tra cui rientrano 3 villette comunali e la Biblioteca della città, ed ormai si è creato attorno ad essi un circuito allargato di cooperazione. Esistono poi alcuni luoghi nei quali la riqualificazione può accompagnarsi ad un processo di partecipazione dei residenti, convertendo l’anonimia dell’insieme in quanto singoli separati in un tessuto sociale che si prende cura. In quest’ambito, i PUC potrebbero non solo costituire un terreno di apprendimento di competenze ambientali e gestionali per i percettori, ma anche un importante rafforzamento e allargamento delle esperienze di gestione condivisa.
- PROMOZIONE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Abbiamo già fatto un’esperienza di realizzazione della differenziata in un rione ACER dove l’immondizia veniva raccolta, tutta insieme, solo due volte a settimana; un rione in cui non esistevano bidoni, non si è mai visto un amministratore di condominio né una relativa assemblea. In tre mesi, la strada luccicava, in ogni scala delle palazzine si svolgevano regolarmente assemblee e si individuavano modalità organizzative condivise a partire dalla differenziata, che sono andate anche oltre. Su questa base, proponiamo dei PUC di promozione della Raccolta Differenziata che, in alcune zone particolarmente complesse, non può fermarsi all’aspetto pubblicitario. Occorre un’azione organizzatrice, di attivazione dei residenti e di diretta responsabilizzazione.
- IL PIEDIBUS
Attivato in 5 plessi di Caserta con 200 partecipanti (attualmente fermo causa Covid-19), il Piedibus rappresenta un’importante esperienza formativa per gli accompagnatori, che si responsabilizzano in un accompagnamento che non è soltanto “gestione” dei bambini, ma momento multipolare educativo sia per il fronteggiare la strada (attraversamento, apprendimento della segnaletica verticale e orizzontale), che per la salute (educazione al camminare) e per la socialità (i bambini sono guidati a corrette relazioni).
4. SPORTELLO REDDITO
Per l’accesso a diritti e servizi, le “figure ponte” sono cruciali. Tra le persone più povere e disperate della società, vi sono spesso atteggiamenti disfattisti e autolesionisti, connotati da ignoranza e disinteresse verso la dimensione collettiva. Tutte caratteristiche che si riversano negativamente nelle occasioni di contatti con il settore pubblico e privato, perché portano a focalizzare l’attenzione solo sulle emergenze del momento, senza intervenire sulle problematiche strutturali.
Più della parola conta l’esempio: lo Sportello Reddito si propone di attivare figure intermedie che svolgano il difficile ruolo di “mediatori” e accompagnatori ai servizi; che si pongano cioè come esempi di intelligenza collettiva, facendo toccare con mano che una dinamica collettiva paga più degli espedienti individualistici. Queste persone, che sarebbero da formare sull’insieme delle questioni che concernono il reddito diretto ed indiretto e sulle modalità più corrette di intervento, possono essere davvero preziose per aiutare persone che si trovano in una situazione di difficoltà simile alla loro.
5. LA RELAZIONE vs IL PREGIUDIZIO
I tempi in cui stiamo vivendo ci consegnano il difficile compito di fronteggiare, da un lato, una grave crisi economica e occupazionale e, dall’altro, rigurgiti di un passato razzista e xenofobo. Le due sfide sono strettamente collegate, perché il razzismo attecchisce laddove c’è fame, ma anche mancanza di conoscenza diretta dell’Altro. Il RdC è uno strumento utile di contrasto alla povertà, ed i PUC potrebbero diventare, oltre all’intrinseca potenzialità rispetto la formazione, anche un mezzo per arginare il razzismo tra le classi più popolari.
Caserta ha visto in questi decenni una continua lotta per i diritti dei migranti e rifugiati. Non ci sarebbe nulla di strano se l’Amministrazione casertana si facesse carico anche di far conoscere questa storia specifica della sua comunità cittadina, per esempio, prevedendo nell’ambito dei PUC anche appuntamenti di conoscenza tra i percettori del RdC e le figure più conosciutedel Movimento dei Migranti e Rifugiati: sarebbero occasioni di incontro e conoscenza nelle quali l’esperienza diretta può contraddire la distorsione della propaganda. Laddove esista un progetto SPRAR, ci si può mettere in collegamento con esso.
6. BANCO ALIMENTARE ed EMPORIO SOLIDALE
La pandemia ha visto nascere molte reti di solidarietà di prossimità strutturate e quotidiane, il Banco Alimentare di Scisciano ad esempio è diventato EMPORIO SOLIDALE per rispondere non solo alle esigenze alimentari ma anche ad altri bisogni materiali ( vestiario, attrezzature per la casa ecc..) attraverso un’idea di riuso e riciclo funzionale e solidale. Una struttura del genere comporto un forte lavoro quotidiano nella raccolta dei beni dell’emporio, lo stoccaggio, la comunicazione tra le famiglie, l’individuazione dei bisogni e l’ascolto delle necessità. In questo senso un’attività del genere necessità di una forte comunità di persone impegnate giornalmente, una comunità di mutuo-aiuto tra pari.
7. ASSISTENZA ALLA DAD
La didattica a distanza rappresenta per alcuni nuclei familiari poco pratici digitalmente o con difficoltà a seguire i figli nelle ore mattutine perchè impegnati nel lavoro quotidiano. Per questo motivo a Scisciano è nata presso la Casa della solidarietà un’aula DAD con postazioni internet. La gestione quotidiana di questo luogo ed il tutoraggio dei minori (spesso segnalati dai servizi sociali e a rischio dispersione scolastica) necessità di tutor e facilitatori che possano aiutare i minori nella fruizione delle lezioni.
UN RAGIONAMENTO PIU’ COMPLESSIVO
- Siamo fermamente convinti che il Reddito di Cittadinanza sia un’anomalia nel panorama normativo italiano. Per diversi motivi è migliorativo rispetto alle precedenti misure come il SIA ed il REI, pur essendo, queste ultime, meno escludenti per immigrati e rifugiati, oltre che meno repressive in caso di dichiarazioni infedeli.
- Il motivo principale della sua positività è che il RdC non ha preteso di tagliare con l’accetta il mondo dell’indigenza da quello del lavoro, ma si è mosso sulla consapevolezza che il lavoro sia profondamente cambiato negli ultimi decenni, e che l’automazione stia mettendo a rischio milioni di posti di lavoro senza creare possibilità di ricambio in altre mansioni.
- D’altra parte, affianco alla espulsione dal lavoro comunemente inteso, si sta verificando un’inclusione estesa e profonda nei meccanismi produttivi, diremmo quasi generalizzata. L’esempio più evidente è la raccolta dei dati, a cui ciascuno di noi partecipa e contribuisce fornendo i propri dati personali a centinaia di imprese che li raccolgono, catalogano, elaborano. Siamo miniere da cui si estrae materia prima o anche minatori? Quesiti su cui ci stiamo interrogando, ma è come se produzione e lavoro riconosciuto ufficialmente non siano più concetti equivalenti. Fatto sta che oggi il lavoro non risponde più a criteri di rigidità contrattuale, è intermittente. E il RdC è la misura che, ora come ora, meglio offre la possibilità di non trovarsi sotto la soglia di povertà assoluta a quanti entrano ed escono dal mercato del lavoro.
- Per rendere digeribile la misura, i governi influenzati dai 5 Stelle hanno presentato il RdC come Politica attiva di Lavoro, finendo per credere anch’essi alla loro menzogna. Tutto il discorso dei navigator edei CPI era sballato fin dall’inizio, perché basato sul presupposto che mancasse unicamente chi metteva in collegamento domanda e offerta. Ma il mercato, più che un mare dove occorre aiuto alla navigazione, assomiglia sempre più a un deserto arido, dove non ci sono oasi ma indignitosi pozzi di sfruttamento. Il fallimento del RdC in chiave di Politica attiva del Lavoro mette a rischio la misura stessa, pregiudicata dallo smacco in questo indirizzo che le era stato impresso.
- La posizione di Draghi non lascia immaginare nulla di buono sul futuro del RdC. Al Senato, il nuovo capo del Governo ha dichiarato che le politiche di assistenza vanno equilibrate perché ne risultano scoperti i lavoratori autonomi e quelli a tempo determinato. Ancora una volta, c’è la pretesa di separare a tavolino chi lavora e chi no, legando l’assistenza alla partecipazione al mercato del lavoro. Gli “inoccupati” non sembrano meritare gli aiuti dello Stato.
- In questo scenario, il RdC diventa uno strumento da difendere, perché è verosimile che sarà messo sotto attacco con la scusa dell’adeguamento. I PUC rappresentano una possibilità ulteriore di difesa. Non c’entra nulla la retorica banale e reazionaria che dice “invece di stare sul divano, almeno gli si metta una scopa in mano”. Il punto è che se un ampio tessuto sociale inizia a beneficiare dell’apporto di migliaia di proletari in quanto percettori del RdC, la messa in discussione della misura rischierebbe di trascinare con sé anche i benefici che ne derivano. Come organizzazioni, possiamo costruire questa consapevolezza non a partire dall’ideologia, ma dal terreno reale dei bisogni e della loro soddisfazione. Se 200 bambini vengono accompagnati a scuola a piedi dai percettori del RdC, l’attacco alla misura diventa l’attacco ad un sistema di relazioni in cui convergono interessi non più dei soli percettori. In sostanza, la messa in discussione del RdC e dell’impianto dei PUC potrebbe generare dinamiche di solidarietà e di difesa del tessuto sociale più debole. Sono dinamiche che possono nascere, per l’appunto, da una convergenza di interessi. E dietro la convergenza di interessi si pone, come è evidente, la questione dei rapporti di forza sociali tra coloro che vorrebbero vivere del proprio lavoro e coloro che vivono sul lavoro altrui.
- La ricostruzione del tessuto sociale è un compito fondamentale, difficilissimo nell’immediato. Peraltro, lo sfaldamento della società rientra tra i fattori che favoriscono la forte spinta autoritaria che si agita attorno a noi, la cui principale caratteristica poggia in una strategia di risposta alla crisi sociale, economica e politica attraverso la massima spoliazione possibile delle componenti più deboli della società. Il fine di tale spoliazione è legare al quadro della conservazione sociale soprattutto i ceti medio-bassi, gratificandoli con le briciole espropriate agli “ultimi”, e lasciando liberi di crescere i ceti veramente ricchi. Ma per portare avanti questa strategia diventa necessario un irrigidimento dello Stato, che schiacci senza pietà chi si rifiuta di riconoscersi in identità precostituite nazionali, religiose ecc.; ovvero, le identità che mirano solo ad isolare chi sta sui gradini più bassi. Ogni attività che ricompatta la società in senso progressista, antirazzista e solidale, è un pezzo di argine che si costruisce contro questa valanga che potrebbe arrivarci addosso molto presto.
- C’è poi un problema col quale urge misurarsi. Il lavoro sta cambiando, non è più quello su cui i padri costituenti volevano edificare la Repubblica. Se non ci piacciono le alternative che i capitalismi mettono in campo, qual è la nostra? Non è semplice trovare risposta, ma di sicuro va sperimentata. Secondo noi, se decidiamo di “sporcarci” le mani e pure i piedi nei PUC, questi possono diventare un modello differente di impostazione del lavoro. Beneficiando dell’apporto di corpi intermedi, quali siamo, i PUC non rispondono a logiche di profitto, hanno un orario limitato, si rivolgono al benessere collettivo e dovrebbero beneficiare della regia pubblica. Sono tracce di un lavoro tutto ancora da immagine e ricostruire, ma gli ingredienti di base ci sono. Sempre che decidiamo di investire le nostre energie in essi. In questa stessa ottica, stiamo ragionando su possibili relazioni da creare tra i PUC e il Servizio Civile.
COSA STIAMO FACENDO NOI DI CAMPANIA SOLIDALE
In un incontro on line che organizzammo agli inizi di dicembre, il Presidente ANCI Campania ha nominato Josi Della Ragione, Sindaco di Bacoli, coordinatore di un Tavolo permanente dell’ANCI Campania sui PUC. Lo abbiamo così incontrato, convergendo su due punti:
- Scriviamo insieme un vademecum rivolto ai Comuni per dare indicazioni operative all’attivazione dei PUC. Il nostro contributo mira ad impostare il vademecum secondo il percorso vertenziale tracciato in queste stesse pagine;
- Tentiamo insieme di coinvolgere l’ANCI Campania e Nazionale nella stesura di un documento di difesa dei PUC e, a catena, del RdC, nel quale chiedere ulteriori facilitazioni per gli enti comunali che vogliano attivare i PUC.
Più in generale, stiamo creando una Rete di Sportelli al Reddito. Già esistono a Caserta e Scisciano, a breve aprirà uno sportello a Pomigliano ed anche a Marano, mentre altri Comuni ci contattano. Oltre a condividere lo spirito vertenziale, cercheremo una modalità unica di raccolta dei dati, in modo da favorire un’unica generale elaborazione tecnica e politica.
IN ULTIMO
Con il presente documento, abbiamo voluto dare spunti di riflessione e illustrare il percorso che ci accingiamo a fare. Ovviamente, ognuno prenderà da queste considerazioni il poco o il tanto che riterrà utile all’iniziativa sul proprio territorio. E noi saremo contenti di ogni dibattito, confronto e dialettica che ne possa nascere. E saremo soprattutto contenti se queste riflessioni ancora abbozzate spingeranno altri a partecipare, assieme a noi, al percorso di Campania Solidale.
Campania, 19/02/2021
Campania Solidale
Per contatti: 3351557163 – 3408627619
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