Pablo Hasel, rapper catalano è stato arrestato alcuni giorni fa. Il suo arresto divide l’opinione pubblica spagnola e pone l’interrogativo sulla libertà di parola e relativi limiti. Le manette per il trentatreenne sono scattate per apologia del terrorismo e vilipendio alla corona. Decisivi, sarebbero stati alcuni testi delle sue canzoni, oltre che alcuni tweet, in cui l’artista ha ingiuriato la famiglia reale spagnola. Già ricercato dalle forze dell’ordine spagnole, ha terminato un breve periodo di latitanza, barricandosi nell’Università di Lleida, dove è stato arrestato. Ora dovrà scontare una pena di 9 mesi.
Pablo Hasel, oltre ad essere un rapper, è molto vicino agli ambienti di sinistra ed ai movimenti indipendentisti catalani. I testi delle sue canzoni rimandano spesso alle sue idee ed alle istanze di indipendenza. Brani come “Muerte a los Borbones” e “Ni Felipe VI” sono esplicativi sin dal titolo, di quanto il rapper intendesse esprimere. Nei suoi tweet come nei suoi brani figurano continui attacchi alla famiglia reale ed allo “stato fascista” reo, secondo Hasel di opprimere la libertà di espressione. Le accuse che gli sono state mosse hanno fatto sì che la condanna fosse piuttosto dura, 9 mesi appunto. Questo perchè il mandato d’arresto è stato emanato dall’Audiencia Nacional, che si muove particolarmente per reati legati al terrorismo.
l’arresto di Pablo Hasel ha scatenato proteste e dissapori in tutta la Spagna. In alcuni casi, si è arrivato anche allo scontro con le forze dell’ordine. Il timore è che la Spagna stia attraversando un periodo di recrudescenza di atti repressivi. La libertà di espressione potrebbe essere in serio pericolo, anche se è ancora presto per dirlo. Sta di fatto che l’indignazione per questo arresto ha coinvolto anche personalità influenti in Spagna. Un manifesto che chiede la scarcerazione del rapper, infatti, è stato sottoscritto tra gli altri da Pedro Almodóvar, Javier Bardem, Joan Manuel Serrat e Luis Tosar. Anche Amnesty International, sezione spagnola, si è interessata al caso, rivendicando il diritto a fare musica ed esprimersi come meglio si crede.
In Spagna nel frattempo l’opinione pubblica è divisa. Tuttavia, sono in molti a sostenere che questo arresto, sia antidemocratico ed inaccettabile. In molti sono preoccupati, oltre che solidali, anche perché quello di Pablo Hasel non è il primo caso. Qualche anno fa, un altro rapper: Valtònyc, artista di Maiorca, è stato ricercato dalla polizia spagnola per i suoi testi. Lui si è rifugiato in Belgio, dove un giudice ne ha impedito l’estradizione. Se la tendenza delle autorità spagnole è quella di sanzionare per motivi d’opinione, un mezzo espressivo come la musica, è proprio il mondo dell’arte a portare avanti la battaglia.
Ciò che appare chiaro in Spagna, è la necessità di riformare il sistema di giustizia. Il caso di Hasel, quello di Valtònyc e altri di entità minore, dimostrano l’inasprimento degli atti repressivi nei confronti della libertà d’opinione. Nel mirino c’è proprio il rap spagnolo, ampiamente ancorato alle dinamiche di messaggio sociale, costituenti l’origine di questo genere musicale. Va detto però, che in Spagna, dal 2015 vi è una vera e propria legge bavaglio, che penalizza alcune manifestazioni della libertà di pensiero. Una legge partorita per combattere l’apologia del terrorismo ma che finisce per portare alla mente gli anni della dittatura franchista.
Nel frattempo, la politica si è attivata, promettendo una revisione della suddetta legge. Revisione che comunque, difficilmente porrebbe termine alla detenzione di Pablo Hasel. Anche i politici iberici si sono detti contrari all’arresto dell’artista. Tuttavia non fanno da coro alle proteste che stanno infiammando la Spagna, per esprimere solidarietà a Pablo Hasel. Sarà anche vero che le ingiurie e le accuse del rapper hanno assunto toni forti. Tuttavia, esprimere le proprie opinioni è un diritto e non dovrebbe essere criminalizzato. La Spagna si interroga sulla deriva repressiva che sta interessando il paese: un precedente pericoloso che potrebbe avere conseguenze ovunque.