Con la vittoria di Lula alle presidenziali brasiliane si apre un nuovo capitolo nel libro della storia del paese. Dalla copertina sembrerebbe forte la volontà di riportare il Brasile allo splendore economico che ha caratterizzato il primo decennio del XXI secolo. Ma sarà davvero così?
Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Maria Rosaria Massa
Le elezioni brasiliane appena tenutesi sono state al centro del panorama internazionale. Tanta era la speranza che si arrivasse ad un cambio netto nel governo del paese visto il fracasso di quello uscente con a capo Jair Bolsonaro. Quest’ultimo ha avuto difficoltà a gestire la situazione pandemica, per non parlare delle sue riforme economiche e della riduzione dei fondi a tutela dell’ambiente e della foresta Amazzonica. Ad oggi si guarda al Brasile come un paese chiuso rispetto all’occidente, al contesto regionale e, nonostante la forte presenza economica cinese, anche all’oriente. Un paese con il 59% delle famiglie che vive con un grado di insufficienza alimentare, un tasso di disoccupazione preoccupante e una situazione economica disastrata. Ed è proprio qui che entra in gioco il neoeletto presidente Luis Ignacio Lula da Silva che nel suo primo discorso a San Paulo dopo la vittoria afferma: “Volevano seppellirmi vivo, ed eccomi qui”.
Le promesse di Lula
Nonostante la violentissima e dura campagna elettorale affrontata a colpi di dibattiti nei quali entrambi i concorrenti, Bolsonaro e Lula, sbandieravano le malefatte dei reciproci governi e i meriti dei propri, alla fine Lula vince con il 50,9% dei voti al secondo turno. La sinistra con la sua tendenza a prediligere politiche sociali ritorna, così come riecheggiano nella mente di tanti brasiliani le parole “Bolsa Familia”. Lula, già presidente dal 2003 al 2011, durante il suo vecchio mandato, attraverso politiche economiche sociali, è riuscito a migliorare la situazione di tantissime famiglie brasiliane che vivevano sotto la soglia di povertà. Concedendo loro aiuti economici diretti, infatti, molte famiglie riuscirono a cambiare radicalmente la loro condizione economica, ma anche sociale, avendo oltretutto la possibilità di istruire i propri figli. La lotta contro la povertà e la fame condotta da Lula può essere sinteticamente racchiusa in due parole “Bolsa Familia”, ovvero il nome di un programma condizionale di assistenza familiare che ha aiutato milioni di brasiliani e che ha fatto parte della campagna elettorale posta in essere da Lula per le elezioni del 2022. In effetti, le promesse del neoeletto presidente si fondano sulla volontà di ritrovare i programmi economici e sociali che hanno caratterizzato i suoi vecchi mandati e il desiderio di rivedere un Brasile prospero e soprattutto attento all’ambiente.
Una poltrona per due
Benché il vincitore sia Lula, egli dovrà fare i conti con un 40% dei membri del congresso vicini all’uscente presidente Bolsonaro, per tanto sarà sicuramente più difficile, rispetto al passato, riuscire a realizzare le riforme sperate. Ma il neoeletto presidente è conosciuto per le sue abilità di saper tessere ottime alleanze, seppur criticate, con il fronte opposto. Adesso il Brasile teme però per il riconoscimento della vittoria di Lula alle elezioni, vista anche la profonda frattura che anima il paese e tenendo anche in considerazione la vicinanza di Bolsonaro al capo maggiore dell’esercito. La paura è quella di un colpo di stato, che spaventa in virtù di quanto accade nel mondo (vedi conflitto russo-ucraino). Mentre Lula è pronto ad allargare il discorso, Bolsonaro resta ancorato alle sue forti posizioni radicali in un paese diviso da visioni diametralmente opposte e da volontà per il futuro del paese diverse, l’11% dei brasiliani vorrebbe che una dittatura governasse la nazione.
Il futuro del Brasile
Le previsioni sullo sviluppo o meno del paese partono prendendo in considerazione innanzitutto il commercio e le relazioni con l’estero. La vittoria di Lula avrà sicuramente delle ripercussioni in entrambi. Infatti, si prevede un rafforzamento delle relazioni tra il MERCOSUR (mercato comune dell’America Meridionale) e l’UE e molti credono che la Cina perpetrerà la sua penetrazione economica nel continente a danno del suo concorrente, gli Stati Uniti. Il trionfo del presidente di sinistra interessa molto all’entourage cinese in quanto quest’ultimo aveva promesso, in caso di vittoria, una nuova moneta per gli scambi commerciali in America Latina; una de-dollarizzazione del continente in linea col progetto dei BRICS, l’organizzazione delle economie emergenti, Lula fu uno dei fondatori, di cui il Brasile fa parte assieme alla Cina, alla Russia, all’India e al Sud Africa. Oltre al rafforzamento delle alleanze col resto del mondo si prospetta una crescita economica che rifletta lo sviluppo realizzatosi all’inizio degli anni 2000.







