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Incontro Trump – Zelensky: una débâcle diplomatica

Domenico Modola di Domenico Modola
16 Aprile 2025
in L'altro mondo possibile, Tempi Moderni
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Incontro Trump – Zelensky: una débâcle diplomatica
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Una discussione che rappresenta un precedente molto importante in termini di incontri diplomatici, qualcosa che ricorderemo a lungo.

La discussione di ieri allo studio ovale ha fatto il giro del mondo; d’altronde erano presenti decine di giornalisti con tanto di telecamere, cosa insolita per questa tipologia di incontri. Zelensky era a Washington per l’accordo sulle terre rare, in cambio del quale sperava di avere garanzie di sicurezza dagli USA. Trump però aveva preparato qualcosa di diverso, ed il modo in cui è stato condotto l’incontro lo ha dimostrato: lungo tutta la discussione Trump ed il suo vice J.D. Vance, si sono lanciati in offensive dirette nei confronti del leader ucraino, a partire dalle battutine in merito al suo abbigliamento (il consueto completo militare).

La discussione

Trump e il suo vice hanno adottato subito una condotta prevaricatrice, quasi a voler sottomettere nella discussione, il presidente ucraino. In alcuni momenti è sembrata più uno scontro padre – figlio, che una discussione politica. Il succo del discorso di Trump è che gli Stati Uniti vorrebbero imporsi come attore in grado di porre fine al conflitto e per farlo, l’unica è seguire la linea di Putin: cessione alla Russia delle aree finite sotto il controllo russo (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia), neutralità dell’Ucraina (fuori dalla NATO) e non proliferazione nucleare. In cambio gli USA si propongono come garanti della pace e degli accordi. A Zelensky invece, viene chiesto di firmare un accordo che consenta agli USA lo sfruttamento delle terre rare; non è una contropartita, ma per Trump, si tratta di un “ringraziamento” per tutti i soldi e gli aiuti militari inviati all’Ucraina.

Prevaricazione e orgoglio

La firma dell’accordo sulle terre rare, un affare da 500 miliardi di dollari, era il motivo principale per cui Zelensky si trovava ieri a Washington. Una firma giudicata indispensabile per aprire accordi di pace. Tuttavia l’incontro era stato organizzato per sminuire Zelensky, fargli pesare il fatto di essere al cospetto di una grande potenza, e fargli sentire addosso l’inadeguatezza di essere un paese più piccolo e bisognoso di aiuti. Zelensky non c’è stato: ha reagito, ha cercato di rispondere a tono, nonostante i toni accesi e l’infervorarsi del Tycoon, evidentemente poco avvezzo al contraddittorio. L’atteggiamento del leader ucraino è stato percepito dagli ucraini stessi come motivo di grande orgoglio. Nonostante la sua posizione, palesemente minoritaria, Zelensky non ha firmato nulla, ed è stato allontanato dallo studio ovale. Per gli USA, l’atteggiamento dell’ucraino è una mancanza di rispetto e di gratitudine; per l’Ucraina invece, Zelensky ha fatto quello che andava fatto.

Trump – Zelensky: è un precedente

Ma perchè questa discussione è così importante? Perchè si è svolta in un modo inedito. A partire dalla rilevanza mediatica che Trump a voluto darle, si può ipotizzare che abbia voluto spettacolarizzare un momento che di solito è strettamente riservato, quale può essere la firma di un accordo. Ha voluto mostrare al mondo un potere “imperialista”, da imprenditore spietato, in grado di sottomettere un leader di un paese in guerra, salvo poi arrabbiarsi quando questo prende a reagire. Un potere che, parliamoci chiaro, Trump non possiede nettamente in termini di politica interna, ma che tende a mostrare al mondo intero.

Il quadro generale: la posizione cinese

Ciò che si evince non è solo la legittimazione della Russia che, comunque la si pensi, è da etichettare come paese invasore, ma anche un cambio di rotta nettissimo rispetto all’amministrazione Biden. Sia chiaro, per Trump non è importante la popolazione ucraina, ma sono importanti le terre rare. Non è importante la pace, ma sottrarre la Russia all’influenza cinese.

Eh si, perchè in 3 anni di conflitto, tradotti da europei e americani in sanzioni economiche a danno di Mosca, chi ci ha guadagnato è stata la Cina, per certi versi, perché ha preso dalla Russia ciò che la Russia non poteva più offrire: gas, petrolio, energia, e per giunta ad un prezzo vantaggioso.

Dato che il conflitto è andato ben oltre le due settimane preventivate da Putin per la sua fine, la Russia si trova in una situazione di svantaggio, specie in termini strategici. E in questo senso, la Cina non sta offrendo appoggi rilevanti. Per questo Trump vuole offrire alla Russia una sponda per non essere seconda alla Cina, isolando quest’ultima dallo storico vicino.

In tutto questo, l’Unione Europea non è pervenuta.

Tags: cinaImpronte socialiRussiatempi modernitrumpucrainaUSA
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