Dagli stipendi ai ruoli di vertice, la disparità di genere dilaga ovunque all’ interno della società. Azioni concrete e maggiore consapevolezza servono per cambiare le cose
A cura di Giovanna De Rosa
Ad ognuno di noi è capitato, durante il periodo della scuola materna, di indossare un grembriulino rosa o blu, a seconda del genere di appartenenza. All’ epoca si era troppo piccoli per comprendere lo stereotipo che è alla base di questa distinzione, ma adesso è arrivato il momento di rifletterci. Fin dalla tenera età ci si abitua a vivere in una società in cui tutto è diviso in due rigide categorie : maschio o femmina. È chiaro che la disparità di genere è già presente nelle prime fasi di sviluppo di un individuo. Si pensi ad esempio ai giocattoli per bambini, di solito ai maschietti si regalano macchinine oppure videogiochi, mentre le femminucce sono destinate a ricevere bambole di pezza o i primi trucchi. Addirittura esistono brand di cosmetici che producono rossetti, ombretti o mascara dedicati esclusivamente alla prima infanzia. Inutile dire quanto non sia normale dare in dono ad una bambina di 4-5 anni un set da trucco, come se fosse già una donna. Ma tutto questo avviene quotidianamente.
Sull’ immagine di una bambina intenta a giocare con la sua bambola, si proietta già il ruolo di madre che avrà in futuro.
Il problema in società
Il genere femminile è sottoposto al giudizio di una società maschilista e beffarda. In ambito lavorativo una donna è sempre costretta a scegliere tra la propria carriera o la cura dei figli. Spesso i datori di lavoro non rilasciano il congedo di maternità e questo obbliga molte giovani madri a licenziarsi. Ragion per cui il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il 45 % in Italia. Per fortuna negli ultimi decenni le aziende hanno preso in considerazione le esigenze dei dipendenti, introducendo nei propri regolamenti anche il congedo di paternità. Decisioni come questa garantiscono una parità di genere sul posto di lavoro. Entrambi i genitori hanno l’ obbligo di occuparsi dei figli e solo dividendo il peso delle responsabilità familiari una donna ha la possibilità di dedicarsi alla propria professione. Anche riguardo ai salari, le disparità vengono ignorate molte volte : in Europa se un uomo e una donna svolgono lo stesso mestiere, la donna generalmente riceve il 4,2 % in meno.
Il gender pay gap
Nella grande industria del lavoro, i ruoli di vertice sono affidati agli uomini. Vi sono settori di impiego prettamente maschili. Balzano all’ occhio le professioni tecniche in campo scientifico, ingegneristico e della produzione, dove il 71,4 % rappresenta il tasso di disparità uomo-donna.
In Italia il gender gap è un problema da risolvere. In un quadro generale negativo, buoni risultati sta portando però la legge Fornero, la quale favorisce le assunzioni femminili e garantisce diritti primari sul posto di lavoro. Tale legge riguarda tutte le donne, senza limite di età, cittadinanza o residenza.
La lotta per raggiungere la parità di genere è ancora lunga, ma questa può essere raggiunta se si apportano cambiamenti in tutti i settori lavorativi. C’è anche bisogno di un cambio di mentalità all’ interno di questa società, in modo tale che il valore di una donna sia pari a quello di un uomo.