Uno dei disastri più grandi della storia d’Europa. Mentre Valencia e la Spagna fanno i conti, delle vittime e dei danni, urge il dibattito sul cambiamento climatico e su come arginarne le conseguenze.
Sono stato a Valencia 8 anni fa, in quell’ occasione c’erano 42 gradi e nessuna traccia di pioggia. Penso alle strade, alle piazze, ai parchi che ho conosciuto in quell’occasione e non posso non dire quanto sia difficile accostare i miei ricordi alle immagini che arrivano in questi giorni.
Tutta la Comunidad Valenciana è in ginocchio: danni incalcolabili ma soprattutto si contano oltre 200 morti e quasi 2.000 dispersi. Nel frattempo si attendono notizie dal centro commerciale di Aldaya, località vicino Valencia, dove l’alluvione ha allagato un parcheggio sotterraneo da 5.700 posti, e dove, secondo i militari che l’hanno raggiunto, ci sarebbe un vero e proprio cimitero. La stima di questo ultimo ritrovamento potrebbe far aumentare di molto il numero delle vittime.
Molti lo hanno già definito “il disastro più importante della storia d’Europa”.“Numeri inaccettabili per una città europea” dicevano proprio ieri a Rai news; perché quando le catastrofi colpiscono continenti meno sviluppati o più lonani da noi è invece, “accettabile“. Mentre la Spagna tutta fa i conti con i danni, con altre ondate di maltempo e con le polemiche che mirano a definire le responsabilità di questo scempio, tra allarmi dati in ritardo e soccorsi mancanti, bisogna che almeno tra noi ci parliamo con chiarezza.
L’alluvione di Valencia è conseguenza del cambiamento climatico. Punto. Si, perché in 50 minuti è caduta su Valencia la pioggia di un intero anno. E se su questo la mano umana non ha responsabilità dirette, lo stesso non si può dire riguardo altri aspetti. Cementificazione, mancata manutenzione dei canali di scolo, e così via. E Valencia è una delle città più virtuose della Spagna, con numerose aree verdi urbane, con gli spettacolari Jardin del Turia, 9 km di parco pubblico ricavati da un canale di un fiume. Ecco appunto: cementificazione e manutenzione.
Oltre al dolore che queste immagini mi possono provocare, penso pure a cosa possa succedere se, malauguratamente, una pioggia del genere dovesse colpire le nostre zone.
Qui, dove le aree verdi sono quasi scomparse perchè vengono sacrificate a favore di nuove palazzine perché, dove c’è il verde “s haddá fravecá” e dove la manutenzione delle fognature, dei canali di scolo e la pulizia delle acque sono eventi più eccezionali che ordinari. Cosa succederebbe? Con chi ce la prenderemo? No, non voglio fare il menagramo. Ma quanto dico è evidente. Se non si inverte la tendenza e se aspettiamo i nostri politici e i miliardari, la tendenza non si invertirá. Eventi del genere saranno sempre più frequenti e più pesanti. Dobbiamo essere preparati.