Quali sono i dati odierni e come la retorica politica e i media influenzano la percezione dei rifugiati
Articolo a cura di Chiara Quaranta
Il 20 giugno si celebrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000 con la Convenzione di Ginevra del 1951 con la quale si dichiarava lo status di rifugiato.
Il “rifugiato” è, secondo la Convenzione, una persona che “nel giustificato timore di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui è cittadino e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di detto paese”.
Rifugiati come vittime di propaganda
La figura del rifugiato è sotto la lente mediatica italiana ed europea già da molti anni, soprattutto è protagonista di campagne di propaganda. Troppo spesso queste persone vengono strumentalizzate per avanzare agende politiche e per questo dipinte come “clandestini” che minano la sicurezza, l’economia e la cultura del Paese ospitante. Questo modus operandi viene messo in atto soprattutto con i flussi migratori provenienti dall’Africa, che sono ogni anno più intensi. Tante ONG si occupano di sensibilizzare la popolazione sul tema dell’immigrazione e cercano di difendere i loro diritti. Organizzazioni come SOS Mediterranee, ad esempio, da anni salva naufraghi nel mediterraneo e lotta contro chi vuole ostacolare il loro lavoro.
L’impegno di SOS Mèditerranèe
SOS Méditerranée è un’organizzazione non governativa marittima e umanitaria europea che è stata fondata nel 2015. Il suo obiettivo è quello di salvare migranti e rifugiati che mettono a rischio la propria vita nel tentativo di raggiungere l’Europa attraversando il Mar Mediterraneo. L’incremento delle tragedie in mare è evidente giorno dopo giorno. Attualmente l’organizzazione conduce le operazioni SAR (Salvataggio e Ricerca) con la nave Ocean Viking nel tratto centrale del Mediterraneo, considerato una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Dal 2016 la Ocean Viking ha salvato 40.128 vite umane.
Nonostante le sfide legali e politiche e gli ostacoli burocratici che troppo spesso portano a ritardi nello sbarco dei migranti salvati, l’organizzazione è determinata a portare avanti il proprio obiettivo di soccorso e salvataggio. Il perseguimento di questo obiettivo non sarebbe possibile senza le donazioni provenienti da soggetti pubblici e privati che vengono raccolte dai volontari di terra durante eventi di sensibilizzazione e online.
Il contesto in Italia
L’Italia è il paese europeo con il numero più alto di arrivi di migranti, soprattutto dal Mediterraneo: oltre 157.600 nel 2023. A questi numeri si aggiungono quelli dei rifugiati ucraini che, negli ultimi due anni, con l’invasione del territorio ucraino da parte della Russia, hanno rappresentato uno dei maggiori esodi di persone in cerca di asilo degli ultimi tempi. A fine novembre 2023 il numero di profughi ucraini ospitati dall’Italia era di 161.500; in Europa 4.274.630 (fonte Eurostat).
Menzioniamo anche la grave situazione umanitaria in cui riversano, soprattutto negli ultimi mesi, i rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza. Secondo i dati condivisi dall’UNRWA, 1 milione e 400 mila sfollati hanno trovato ospitalità nei rifugi dell’agenzia (fonte del 2 gennaio).
Teniamo conto che la maggior parte dei rifugiati sono donne, uomini e bambini, molti dei quali sono minori non accompagnati, che fuggono da situazioni di guerra, povertà e persecuzione, in cerca di quei diritti che nei loro paesi d’origine non vengono riconosciuti. Spesso, questi individui intraprendono lunghi e pericolosi viaggi, solo per finire imprigionati in campi profughi. Da qui, molti tentano disperatamente di scappare via mare su gommoni non adatti alle lunghe e insidiose rotte del Mediterraneo.
In diversi paesi, le campagne elettorali si sono basate su promesse di chiusura dei confini o di deportazione dei rifugiati. I media, a volte, amplificano queste narrative, diffondendo stereotipi e false informazioni. Questo non solo danneggia i rifugiati, ma distorce anche la realtà dei flussi migratori e ignora i contributi positivi che i migranti possono apportare alle nostre società.