Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Emanuele Esposito
Una riflessione in vista del Giorno della Memoria del 27 gennaio
Tema discusso già dai classici delle filosofia e da numerosi poeti, quello sulla Memoria è uno dei dibattiti che accompagna tutto il corso della storia e continua a caratterizzare i giorni odierni assiduamente. Di base, il ricordo è intrinseco a ciascun individuo: proprio per l’importanza che esso assume, è in grado di suscitare terrore nelle menti umane. È paradossale quanto una tematica di questo calibro venga completamente abbandonata nel dimenticatoio non appena si tende a parlarne meno.
Si potrebbe scegliere come momento di partenza proprio la Giornata Internazionale della Memoria, in ricordo di tutte le vittime della Shoah, martirio che avvenne durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Puntualmente ogni anno la popolazione, in ricorrenza di questo giorno, così come anche le numerose reti televisive, si mostrano particolarmente sensibili verso tutte le vittime che furono eliminate per la loro provenienza etnica. Il giorno dopo però, sembra che qualsiasi sacrificio fatto dai carnefici venga completamente ignorato, fino al momento in cui non ritorna nuovamente il successivo 27 gennaio.
Si potrebbe pensare che sia eccessivo riportare alle memoria quotidianamente quanto accaduto, ma a mio avviso il punto è un altro: pare quasi che la storia, attraverso le sue guerre, le persecuzioni e le successioni, non abbia mai insegnato nulla; invece io ritengo fortemente che “ Historia magistra vitae est” e che un momento così importante e straziante debba avere un cantuccio riservato in ogni uomo tutto l’anno. È certamente fuori discussione che la rimembranza rechi dolore, tuttavia a sua volta essa permette all’indole di non sprofondare in una condizione di perdita d’identità, perché è proprio il ricordo che riesce a tenere intatta la personalità di ognuno.
La memoria tiene perfettamente vivo l’essere, qualsiasi essa sia, negativa o positiva. L’intelletto è come un baule colmo di ricordi e spetta all’individuo di prendersene gelosamente cura, affinché nessuno tra questi possa fuoriuscire da esso nonostante gli anni si susseguano uno dopo l’altro celermente. Il grande filosofo Eraclito scrisse: “πάντα ῥεῖ καὶ οὐδὲν μένει”, ossia “tutto scorre e nulla resta”: nessun torto alla massima appena citata, perché probabilmente non resterà davvero quasi nulla di niente e di nessuno; ma ciò che dovrebbe esistere per sempre, sfidando le intemperie e il tempo stesso, è proprio il ricordo di tutti coloro che hanno pagato un grande pegno per l’umanità, delle persone che hanno lasciato un marchio notevole sulla Terra, di quelli ai quali è stata strappata l’esistenza ingiustamente per diverse ragioni completamente insensate, degli eventi sinistri e di quelli remissivi che hanno determinato tutto il corso della storia e del mondo.
Con questa breve riflessione in onore di quest’oggi, invito ognuno di noi ad essere nel suo piccolo più clemente e più umano per il rispetto che si deve a chi, come ciascuna vittima dell’Olocausto, compie un gesto audace a costo della sua stessa vita.