Oggi, Giornata Mondiale della Salute. Una ricorrenza più importante che mai, data la pandemia da Covid-19. La salute, quel diritto a cui non tutti hanno uguale accesso, anzi per molti è addirittura negato. Oggi si discute sui vaccini anti-Covid19 e sui brevetti, che le aziende produttrici non vogliono rilasciare. La speranza è che, una volta tanto, la salute non sia un business per pochi.
Tutti hanno diritto alla salute, alle cure mediche, a vivere in ambienti salubri. Su questo non ci piove e lo sancisce anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Tuttavia è altrettanto acclarato, quanto questo diritto sia negato. Difatti, non tutti gli individui hanno reale accesso alle cure, così come dovrebbe essere. La realtà dei fatti ci racconta l’ennesima disparità tra il Nord e il Sud del mondo. Si passa infatti, dai sistemi sanitari d’eccellenza, quelli “occidentali”, seppur con svariate differenze, a quelli africani, asiatici o latinoamericani. Se in Europa o negli Stati Uniti c’è una presenza quasi capillare di strutture mediche, ad esempio in Africa, bisogna macinare chilometri per raggiungere il centro medico più vicino. La pandemia di Covid-19 ha reso ancora più marcate queste differenze, ed ancora più forte la necessità di una cura, libera e accessibile a tutti, che non favorisca il business di qualcuno.
Purtroppo, sin dalle prime fasi della sperimentazione del vaccino si è visto che le cose non sarebbero andate così. Inizialmente, tuttavia, si poteva sperare. Speranze ampiamente disilluse: i paesi ricchi comprano gran parte dei vaccini. Ai poveri le briciole. Chi non può acquistare, resta fuori. In sostanza, si favorisce la speculazione e non si fornisce risposta globale alla pandemia. I governi hanno finanziato ampiamente le multinazionali che stanno producendo i vaccini, ma non hanno avuto la capacità di fare la voce grossa sulle stesse aziende. Sarebbe necessario che le autorità spingessero per una produzione più massiccia e veloce, ma soprattutto accessibile a tutti, senza distinzioni etniche o geografiche.
Sarebbe necessario abolire il brevetto per i vaccini. In questo modo si favorirebbe un accesso gratuito ed eguale a tutti i cittadini, in tutte le parti del mondo. Favorire questo procedimento sarebbe, non solo giusto, ma anche la vera e concreta risposta di contrasto al diffondersi del contagio da Covid-19. Già è difficile accettare che i paesi ricchi abbiano campagne vaccinali ben avviate, mentre i paesi in via di sviluppo siano alle fasi iniziali. Ma è dura anche pensare che, questa distribuzione ineguale favorisce solo nuovi contagi, nuove vittime e continui blocchi alla circolazione degli esseri umani. Danni incalcolabili in termini di vite umane, ma anche in termini economici. Un prezzo troppo alto, che non possono pagare sempre i più poveri.
Nella Giornata Mondiale della Salute dunque, la speranza è che non ci sia profitto sulla pandemia. La risposta al contagio, se indirizzata davvero al benessere collettivo, deve basarsi su principi di solidarietà e non di business. La popolazione merita l’eguale accesso ai vaccini, trasparenza su procedure e costi dei farmaci; i contratti delle multinazionali con i governi, devono essere resi pubblici. Dato che i vaccini vengono prodotti con il finanziamento pubblico, siano pubbliche anche le procedure ed i vaccini stessi. La pandemia non può essere gestita da aziende che detengono monopoli con contratti segreti. Se si vuole una risoluzione rapida, per la ripresa economica, ma soprattutto per evitare la perdita di altre vite umane, bisogna abbandonare la logica del profitto, e seguire quella della salute, uguale per tutti.