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Il giorno della Palestina: Ricordo e resistenza

Domenico Modola di Domenico Modola
29 Novembre 2020
in L'altro mondo possibile, Tempi Moderni
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Il giorno della Palestina: Ricordo e resistenza
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Si celebra oggi, 29 Novembre la Giornata Internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese. La data, a ricordo di quel 29 Novembre 1947, quando con la fin troppo nota risoluzione 181 venne sancita la spartizione della Palestina. Una giornata all’insegna del ricordo e della solidarietà, per una popolazione che ha visto Israele, con la complicità ed il silenzio-assenso occidentale, rosicchiare chilometri e chilometri di territorio; un territorio su cui i palestinesi deterrebbero legittima sovranità. La comunità palestinese, le associazioni solidali ed attive sui territori, celebreranno in vari modi e con vari eventi questo giorno, seppur con le dovute precauzioni, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Quando si parla di Palestina e del suo popolo bisogna fare un passo indietro per capire le dinamiche della vicenda. Nel 1947, la comunità internazionale era quasi unanime sulla volontà di trovare una nazione in cui collocare gli ebrei sopravvissuti alla Shoah e porre fine alla millenaria diaspora di quella popolazione. Il territorio individuato fu quello palestinese, da cui, il popolo ebreo sarebbe partito millenni addietro. La Gran Bretagna che occupava la Palestina lasciò il campo libero alle Nazioni Unite affinchè si dividesse il territorio, in maniera equa e proporzionata, una soluzione che permettesse la convivenza pacifica di ebrei ed arabi. Tuttavia le cose non andarono affatto come sperato: agli ebrei andò più della metà della cosiddetta Palestina storica, mentre agli arabi toccò ciò che ne restava. La città di Gerusalemme, sacra per le religioni, di fatto un enclave palestinese in territorio israeliano, venne riconosciuta come zona internazionale. Con la spartizione dei territori poi, parve evidente che molti arabi, si trovarono improvvisamente a vivere in territorio israeliano, con tutte le conseguenze che di lì a poco si sarebbero verificate.

Da quel momento in poi, la Palestina e la sua gente, si trovarono coinvolti in una spirale di violenza, soprusi e diritti inviolabili costantemente violati. Diritto all’autodeterminazione dei popoli, diritto all’indipendenza ed alla sovranità nazionale, diritto ad avere una propria abitazione; questi rappresentano solo la punta dell’iceberg delle violazioni compiute ai danni del popolo palestinese. Da anni, quelle terre sono flagellate da un conflitto impari tra la Palestina ed Israele, la quale, supportata da armamenti statunitensi e foraggiata dalle potenze occidentali, riesce sempre ad avere la meglio. Un conflitto che viene percepito in forma distorta al di fuori dei territori, anche a causa di media di parte, i quali fanno passare la difesa palestinese come attacco terroristico, mentre la realtà è l’esatto opposto. Ad ogni modo, oltre allo scontro militare vi è una vera e propria politica coloniale da parte di Israele: negli anni, il territorio palestinese si è ridotto drasticamente, Israele occupa sempre più terre appartenute agli arabi e ci realizza decine di complessi abitativi, in cui trasferire coloni ebrei. Una prassi ormai consolidata.

Il risultato di questa politica di segregazione, per il popolo palestinese ha avuto come conseguenza migliaia di morti, profughi, rifugiati, intere comunità sradicate dalle proprie radici e tanta fame, tanta povertà, tanta disperazione. Nel frattempo, l’ONU rappresenta un altro luogo in cui la battaglia prende forme diverse per la questione. Da anni si cerca tramite il dialogo, di porre un rimedio ad una questione davvero complessa, e forse fu proprio per porre le basi di una futura intesa che nel 1977 venne istituita la Giornata Internazionale per la solidarietà con il popolo palestinese. Negli anni poi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha promosso risoluzioni, solitamente disattese da Israele. Da Tel Aviv, ma anche da Washington e da Berlino, non venne vista con favore la proposta dell’Unesco di inserire la Palestina come membro a pieno titolo dell’Onu. Infatti, i tre paesi, assieme ad altri 11 votarono contro la decisione, la quale fu però approvata, dato il parere favorevole di 107 stati. Correva l’anno 2011. L’anno successivo poi, l’autorità palestinese è stata elevata a Stato Osservatore e nel 2014 arrivarono i primi riconoscimenti della Palestina come stato sovrano. Tuttavia, nel dicembre 2014, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha rigettato la proposta della Giordania per il riconoscimento dello Stato Palestinese. Una sfida ancora aperta.

Nonostante i piccoli passi in ambito diplomatico, oggi la lotta che svolgono 8 milioni di palestinesi è ancora nel vivo ed ha un significato ben diverso dagli incontri delle alte sfere. Oggi come ieri, essere palestinese significa resistere. Le violazioni, le espropriazioni di territori, le bombe da parte di Israele sono quotidiane o quasi. La resistenza dei palestinesi alla sofferenza ed agli abusi, continua anche quando i riflettori dei media internazionali si volgono altrove. Ed è a questa indifferenza che, non fa altro che alimentare gli occupanti, che bisogna far fronte. A questo proposito, la celebrazione di oggi serve ad uno scopo preciso: il ricordo, la commemorazione. La Giornata Internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese avrà luogo con mostre fotografiche, eventi, e conferenze, in cui c’è la mano dei tanti coordinamenti palestinesi presenti nel mondo. Una giornata all’insegna del ricordo, un omaggio ad un popolo orgoglioso che resiste, ma anche un richiamo alla comunità internazionale, affinchè non si abbandoni la causa palestinese.

Tags: Impronte socialipalestinapopolo palestineesolidarietà
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