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Navi che non possono salvare: disumanità di Stato

Domenico Modola di Domenico Modola
11 Settembre 2023
in Culture resistenti, Impronte migranti, Impronte solidali
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Navi che non possono salvare: disumanità di Stato
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Da oggi in poi le navi da soccorso potranno navigare, ma non potranno salvare vite umane. Sembra un paradosso e invece è solo l’ennesima decisione del Governo Meloni che metterà a repentaglio la vita di centinaia di migranti.

C’è qualcosa di disumano nell’ultima circolare diffusa dalle autorità, relativamente alla navigazione delle navi da soccorso battenti bandiera italiana. Le suddette imbarcazioni avranno l’autorizzazione a navigare ma sarà vietato loro avere attrezzature per il salvataggio a bordo. L’ordine parte dalla Capitaneria di Porto ma non è difficile pensare che si tratti dell’ennesimo affondo del governo di destra a danno delle ONG e di tutte le navi impegnate nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo.

Nel mirino le navi di Mediterranea Saving Humans

Le prime navi vittime della circolare saranno proprio quelle delle ONG tra cui la “Mare Jonio” di Mediterranea Saving Humans, ONG impegnata da anni nel soccorso in mare. Un provvedimento che si estende alle sole navi italiane però; per le altre non ci sarà nessuna restrizione, almeno per ora. La “Mare Jonio” invece, è stata oggetto di una lunga perquisizione, al termine della quale è stata concessa l’autorizzazione a salpare, ma prima di farlo, l’equipaggio avrebbe dovuto lasciare a terra le attrezzature di salvataggio. In sostanza la nave è stata giudicata idonea a salpare ma non idonea alle nuove norme riguardo il soccorso in mare.

Cosa è cambiato?

Prima venne il governo Draghi nel 2022 con le sue regole più stringenti; poi è stata la volta del governo Meloni con una reinterpretazione ancora più restrittiva dei precedenti. Le attuali regole sul soccorso in mare sono entrate in vigore il 2 gennaio 2023 con apposito decreto-legge. Le organizzazioni impegnate nel SAR (Search and Rescue) nel Mediterraneo hanno sottolineato sin da subito la pericolosità del provvedimento, che ufficialmente vorrebbe regolare il soccorso civile in mare, ma di fatto limita la libertà d’azione alle navi che prestano soccorso ai migranti.

Obbligo di tornare in Italia

Tra i primi punti oscuri del decreto vi è l’ordine di tornare immediatamente in Italia una volta effettuato il soccorso. Le navi italiane che soccorrono i migranti in mare dovrebbero subito far ritorno in patria. Questo costituirebbe una considerevole perdita di tempo e, concretamente, di vite umane. Già, perchè in genere le imbarcazioni effettuano più soccorsi in un solo viaggio, mentre se tornassero subito in Italia i soccorsi sarebbero rallentati. Inoltre il governo italiano pone una certa arbitrarietà nell’assegnazione dei porti di primo soccorso: sempre più lontani dal luogo del naufragio.

Cosa dice il Diritto Internazionale

Il decreto legge italiano segue la linea razzista e anti-immigrazione della destra xenofoba ma è contrario a tutte le convenzioni internazionali e le norme di Diritto Internazionale ratificate dalla stessa Italia. La Convenzione UNCLOS di Montego Bay del 1982 sul Diritto del Mare ad esempio, prevede all’Art 98, l’obbligo di prestare soccorso in mare:

“Obbligo di prestare assistenza

  1. Ogni Stato esige che il comandante della nave battente la sua bandiera, nella misura in cui possa farlo senza grave pericolo per la nave, l’equipaggio o i passeggeri:

a) presti assistenza a qualsiasi persona trovata in mare in pericolo di smarrimento;

b) proceda con tutta la rapidità possibile al salvataggio delle persone in pericolo, se informate del loro bisogno di assistenza, nella misura in cui tale azione può ragionevolmente aspettarsi da lui;

c) dopo una collisione, presti assistenza all’altra nave, al suo equipaggio e ai suoi passeggeri e, ove possibile, informare l’altra nave del nome della propria nave, del suo porto di immatricolazione e del porto più vicino in cui si recherà chiamata.

  1. Ogni Stato costiero promuove l’istituzione, il funzionamento e il mantenimento di un servizio di ricerca e salvataggio adeguato ed efficace per quanto riguarda la sicurezza in mare e sopra il mare e, ove le circostanze lo richiedano, attraverso accordi regionali reciproci coopera con gli Stati vicini a questo scopo.“

Preoccupazioni legittime

Le navi delle ONG sopperiscono dal 2014 ad un vuoto significativo lasciato nel Mediterraneo dagli stati europei. Un progressivo abbandono delle attività SAR, cui hanno sopperito le ONG, salvando vite e curando donne, bambini e anziani, accompagnandoli in porti sicuri. Oggi le organizzazioni sono preoccupate dal continuo inasprimento delle restrizioni a chi tenta di prestare soccorso ai migranti, perchè per ogni limitazione sono potenzialmente decine, le persone che perdono la vita in mare.

Provvedimento disumano

Una nave da soccorso senza attrezzature di soccorso è una situazione non solo paradossale ma anche pericolosa, perchè impedirà alla “Mare Jonio” di lavorare al meglio, esponendo anche l’equipaggio a maggiori rischi. Molte più vite umane rischiano di non essere soccorse e questo solo per la bramosia di un governo disumano, che non ritiene la vita umana commisurata per valore ai voti e alla realizzazione di un’immagine di governo risolutivo. La realtà è ben diversa perchè quando le esigenze dettate dalla fame, dalla guerra, dalle crisi politiche e ambientali, costringono a scappare, non esiste muro che tenga.

L’impegno di Mediterranea Saving Humans

Il soccorso in mare ai migranti non poteva passare inosservato. Ed è per questo che lo scorso anno, l’Associazione Melagrana ha premiato Mediterranea Saving Humans con una Menzione Speciale nell’ambito del Premio Melagrana. La motivazione del riconoscimento è stata la seguente:

“Per la sua attività di soccorso a uomini, donne e bambini che con coraggio affrontano un viaggio che giorno dopo giorno diventa più pericoloso e rischioso, e che vedono violati i propri diritti fondamentali. Il premio che assegniamo a voi è un riconoscimento che allarghiamo a tutte le organizzazioni internazionali che operano nel soccorso dei migranti nel Mar Mediterraneo”.

Tags: impronte migrantiImpronte socialiimpronte solidaliMigranti
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