Due settimane fa, a Pomigliando D’Arco, l’omicidio di Frederick, il ghanese senza fissa dimora, ucciso da due minorenni. Il cordoglio e i funerali, tenutisi ieri, accompagnati da ipocrisia e passerelle politiche. Questa poesia vuole rendere giustizia a Frederick, l’uomo.
Riceviamo e pubblichiamo, una poesia a cura di Giuseppe Vacca
Noi il male
“Io buono”, sussurri.
La savana chiude lontano nel verde
l’orizzonte, quando il tramonto incendia
il cielo e le nuvole sospese nel nulla.
E i tuoi piedi bambini battono la rossa terra.
E i tuoi polmoni si riempiono
di aria e sogni lontani nel ricordo,
un ricordo che resta l’unica carezza.
“Io buono”, implori.
E non c’è un dio a sorreggerti
né uomo mentre la gola dell’inferno
vomita su di te risate e calci,
qui nella casa del dio buono e bambino,
qui nella banale oscenità dell’orrore,
qui nel buio di una notte senza stelle,
un abisso senza misericordia.
“Io buono”, un rantolo.
E ora tu bevi del tuo sangue
e delle tue lacrime e ora urli
i tuoi muti perché, perché dio,
perché io, perché quel bimbo,
e poi, e poi quel freddo basalto
che ora accoglie la reliquia dei tuoi sogni,
e noi, e noi ora diremo di te parole ipocrite.
Noi il male, Frederich








