Frederick era un migrante senza fissa dimora che viveva a Pomigliano D’Arco. La sua vita è stata spezzata da due ragazzi che lo hanno ammazzato di botte. Dov’erano le istituzioni?
A Pomigliano D’Arco tutti lo conoscevano come Frederick; di lui non si sa molto. Si sa solo che era un migrante e che viveva a Pomigliano. Non aveva una casa e dormiva addossato alla saracinesca di qualche negozio di via Principe di Piemonte. Durante il giorno sostava fuori al supermercato della zona, offrendosi di portare le buste della spesa ai clienti in cambio di qualche spicciolo. I residenti si erano abituati alla sua presenza e spesso si offrivano di aiutarlo portandogli cibo, indumenti e coperte. Una piccola rete di solidarietà che si è interrotta l’altro giorno, perchè Frederick non c’è più. È stato ucciso dalle percosse di due persone, probabilmente ragazzini. Senza un motivo apparente.
I fatti
L’omicidio di Frederick sarebbe avvenuto, stando alle prime ricostruzioni, nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 giugno. Alcune telecamere della zona hanno individuato due figure, apparentemente molto giovani, che potrebbero essere gli autori del barbaro omicidio. Ma la notizia è stata diffusa solo nella tarda serata di ieri 19 giugno; un gravissimo ritardo sulla divulgazione dell’informazione che manca di rispetto al migrante ucciso. Ad ogni modo, grazie alle testimonianze dei residenti si è riusciti a ricostruire alcuni degli ultimi istanti di vita di Frederick. L’uomo è stato aggredito senza alcun motivo, ed è stato percosso ripetutamente. I suoi aggressori sono poi andati via lasciandolo sulla strada agonizzante. Lui sarebbe poi riuscito a trascinarsi nei pressi di un condominio, ma data l’ora tarda è stato scoperto solo in prima mattinata. Trasportato all’ospedale è deceduto poco dopo.
Le testimonianze
La notizia della morte di Frederick si è diffusa capillarmente a Pomigliano e dintorni, sollevando un velo d’indignazione e di sgomento. In città era conosciuto e ben voluto ed oggi sono in tanti a ricordarlo sui social. Molti ricordano il suo buon carattere e la sua predisposizione ad aiutare i clienti del supermercato, altri sottolineano come, nonostante la sua condizione di senza fissa dimora, non avesse mai recato alcun fastidio. Altre testimonianze però, si soffermano su cosa fosse accaduto prima dell’aggressione mortale. Alcuni denunciano che il povero Frederick veniva spesso infastidito dai ragazzini della zona, ma anche da persone più adulte, e che in passato aveva già subito un’altra aggressione. Chissà se chi lo ha aggredito una volta non abbia pensato di ripetersi proprio le scorse notti, ma stavolta uccidendo.
Frederick è morto d’indifferenza e razzismo
Quello di Pomigliano non è il primo e forse non sarà l’unico caso in cui persone frustrate scatenano la propria rabbia contro i senza fissa dimora. Una violenza scaturita da un razzismo recondito che si manifesta nel ritenere che i clochard non siano persone, nè tantomeno esseri viventi in grado di essere considerati tali. Da queste convinzioni emerge l’idea di poterli pestare a morte e fuggire nel cuore della notte, approfittando vigliaccamente di un momento di debolezza e vulnerabilità come può essere il sonno all’addiaccio. Per Frederick non è stata sufficiente la solidarietà spontanea dei residenti, servivano le istituzioni. Alcune testimonianze emerse dai social raccontano di denunce ai servizi sociali, ma che non hanno mai avuto risposte. Se la cosa dovesse rivelarsi verificata, sarebbe acclarata una netta responsabilità delle istituzioni. D’altronde il fatto stesso che una persona fosse costretta a vivere adagiato a una saracinesca, per anni, in un contesto che tutti conoscevano, è abbastanza esplicativo di un mancato interessamento delle istituzioni.
Mobilitazione in onore di Frederick
La vicenda ha scosso Pomigliano. Se gli assassini e i loro sodali credono ancora che sia stata una bravata, non si sono resi conto di aver suscitato l’indignazione di un’intera comunità. In città è un susseguirsi di iniziative in onore di Frederick; tra queste alcune messe in suo ricordo e una mobilitazione di cittadini, partiti e associazioni civiche che si sono date appuntamento in via Principe di Piemonte, per oggi 20 giugno alle ore 17.30, per un presidio di solidarietà. Un presidio che vuole essere rivendicazione, per ribadire che certe cose non dovrebbero mai accadere e che la vita, di ogni singola persona vale molto di più di uno stupido gioco perverso.
Bisogna partire dall’educazione
Mentre proseguono le indagini per individuare gli assassini di Frederick, bisogna interrogarsi su una tendenza che ha dato vita ad episodi del genere già in altre parti d’Italia. Spesso sono giovanissimi, i quali per futili motivi o spesso, per nessun motivo, aggrediscono e uccidono i più deboli di questa società, i senzatetto, i migranti, ultimi tra gli ultimi. I soggetti che compiono tali violenze, talvolta omicidi, anche se vengono educati all’importanza della vita, non ritengono che la vita degli ultimi valga quanto la loro e che, uccidere un clochard, non sia poi chissà che reato. In altri episodi, gli arrestati hanno confessato di aver ucciso per scherzo o per noia. C’è da chiedersi se i giovani crescano desensibilizzati alla violenza, non consapevoli del dolore e delle conseguenze delle proprie azioni. C’è da chiedersi come, partendo dalle basi dell’educazione e dell’apprendimento si possa porre un argine a questi fenomeni disumani.
In ricordo di Frederick, non un clochard, non una persona di colore; solo un uomo, un essere umano.