L’ultimo, vergognoso episodio domenica a Valencia: dopo il “nostro” caso Lukaku è toccato a Vinicius Junior del Real Madrid.
Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Antonio Avitabile
Il fatto
Trentacinquesima giornata de La Liga, massimo campionato spagnolo di calcio. Al “Mestalla” di Valencia (in festa per il centenario della sua costruzione) va in scena la sfida tra i padroni di casa ed il Real Madrid. Superata da qualche minuto l’ora di gioco in un match ad altissima tensione, vista la complicata situazione di classifica del Valencia, ecco l’episodio il cui eco mediatico è destinato a crescere nei prossimi giorni. Vinicius Junior, al termine di una concitata azione interrotta per il lancio di un secondo pallone sul terreno di gioco, ha cominciato un duello verbale a distanza con buona parte della tifoseria presente, che ha pensato di apostrofarlo con il ripetuto coro “mono” (“scimmia” in spagnolo). Solo per la cronaca la gara è finita 1-0 in favore del Valencia ma, come ha sottolineato il tecnico del Real Madrid Ancelotti a fine gara: “non si puo’ parlare di calcio: vorrebbe dire dimenticare quanto accaduto.”
A caldo
Dopo i primi istanti, il direttore di gara Ricardo de Burgos Bengoetxea ha invitato lo speaker dello stadio di Valencia a richiamare il pubblico dagli altoparlanti paventando la possibile interruzione del match (da protocollo l’arbitro puo’ sospendere l’incontro per qualche minuto e/o interromperla definitivamente). La gara è proseguita non senza qualche difficolta’ fino a concludersi, al termine di un recupero lunghissimo, con l’espulsione di Vinicius, reo di aver colpito un avversario (evidentemente provato dalla situazione precedente). Proprio la situazione di cui sopra a chi legge puo’ sembrare una novita’ assoluta, ma in realta’ sia Ancelotti nell’immediato dopogara che il diretto interessato hanno sottolineato come, purtroppo, non sia la prima volta e che, anzi, accada in quasi tutti gli stadi di Spagna.
Reazioni
Il post di denuncia su Instagram di Vinicius Junior, in cui denuncia come “il razzismo sia la normalita’ ne La Liga” e che la Federazione non soltanto non faccia nulla per arginare il fenomeno, ma anzi lo incoraggi, ha subito fatto il pieno di consensi ( quasi dodici milioni di like). Immediato anche il sostegno sia di tutti i compagni di squadra che di icone sia del mondo dello spettacolo che del calcio (Benzema, Neymar Jr, Mbappè, Ronaldo e Kakà tra gli altri) oltre al presidente della FIFA Gianni Infantino. Anche in questo caso, c’è stato chi in disaccordo: il presidente de La Liga Tebas ha invitato il brasiliano del Real Madrid ad informarsi meglio su cio’ che la Federazione possa fare in merito ad episodi di questo tipo, accusando inoltre il calciatore di non essersi presentato alle riunioni concordate per discutere il problema. Un’uscita francamente evitabile, visto il momento: a maggior ragione se, proprio Tebas qualche mese fa, aveva dichiarato come questa situazione fosse un problema e bisognasse trovare una soluzione. Altrettanto evitabile l’uscita del portavoce dell’amministrazione comunale di Valencia su Twitter: “ il razzismo non è quello che succede con Vinicius. Quel giocatore è una vergogna per il calcio”. Il fenomeno è arrivato addirittura a coinvolgere il governo brasiliano che, tramite la ministra per l’Uguaglianza razziale, ha dichiarato che richiedera’ provvedimenti adeguati sia al governo spagnolo che ai vertici de La Liga.
Precedenti
A sostegno di non si sa quale presunta tesi, Javier Tebas ci ha tenuto a precisare come otto dei nove episodi stagionali di razzismo ne La Liga riguardassero il calciatore del Real Madrid: come se fosse questione di numeri o di personalita’. In merito al fatto che lo stile brasiliano tutto estro, fantasia (e, perche’ no, anche provocatorio) di Vinicius Junior possa giustificare in qualche modo il fatto che sia sistematicamente bersagliato in quasi tutti gli stadi si è espresso Stefano Borghi, uno tra i telecronisti e giornalisti sportivi piu’ ammirati in Italia. Negli studi di DAZN, a Sunday Night Square, il commento lapidario: “Io non riesco ad accettare due cose: il razzismo e che qualcuno possa pensare che un giocatore che dribbla possa giustificare tutto questo”. L’episodio arriva a distanza di poco meno di due mesi dalla polemica per l’esultanza di Romelu Lukaku nella semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus. Negli anni, nel nostro campionato in particolare, si sono susseguiti numerosi episodi di razzismo. Ad esempio ai danni di Koulibaly , Balotelli, Eto’o, Kean, Kevin-Prince Boateng, Ibrahimovic e, ultimi ma non per rilevanza, i vergognosi cori del pubblico bergamasco all’indirizzo dello juventino Dusan Vlahovic. A questo punto la domanda è d’obbligo: siamo cosi’ sicuri che il mondo del calcio, e le sue istituzioni in prima linea, siano davvero vicini alla soluzione per il problema? Ai posteri l’ardua sentenza.








Ottimo articolo che pone l’accento non sul calcio ma sui problemi economici, sociali e politici che ormai ne sono insiti.