Il Festival di Sanremo è un evento di portata internazionale, che per le sue dimensioni ed il carico di attenzione che genera, va ben oltre la semplice kermesse musicale. Sul festival ricadono interessi, ingerenze politiche ma anche, e soprattutto fior fior di quattrini, necessari per la realizzazione della manifestazione e per retribuire partecipanti, orchestre ed ospiti. Un’impresa faraonica, foraggiata dagli sponsor, ovviamente. Tra i maggiori sponsor rientra ENI, l’azienda italiana leader nel settore degli idrocarburi e ad oggi, ritenuta una delle più inquinanti al mondo. La serata inauguarle del festival di Sanremo è stata utilizzata dall’azienda per una mera operazione di “greenwashing”, presentandosi al mondo intero come azienda green, mentre i fatti dicono qualcosa di diverso.
Festival di Sanremo ed ENI. Chi ha dato l’allarme
A segnalare la presenza di ENI come uno dei principali sponsor dell’evento sanremese è Friday For Future, il movimento ambientalista, sorto negli ultimi anni sulla spinta delle manifestazioni ideate da Greta Thunberg. Il movimento, dalle proprie pagine social, segnala che ENI, finanzia Sanremo e si presenta con una veste nuova: non più come azienda inquinante, ma con un progetto chiamato Plenitude, una nuova società che produce energie rinnovabili. Friday For Future sta puntando a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, e lo ha fatto lanciando la challenge #sanreni: si invitano tutti i follower a fare stories con questo hastag e storpiare un classico sanremese insereno la parola “ENI”. Dello stesso avviso è anche Greenpeace: si tratta di un vero e proprio greenwashing in diretta mondiale. Secondo quanto si legge dal web, l’obiettivo di Plenitude sarebbe quello di azzerare le emissioni di Co2 entro il 2040. L’ENI entra a gamba tesa nel festival con questa veste, e lo fa sostituendo il consueto red carpet su cui sfilano i cantanti, con un green carpet; nient’altro che un prato sintetico, che, se non fosse nota l’impronta di ENI sul pianeta, potrebbe essere considerato anche un bel gesto. Ma ENI è ben altro.
A proposito: cos’è il greenwashing?
Il termine greenwashing è un neologismo, in voga da poco. Si traduce come “ecologismo di facciata”: una strategia di comunicazione finalizzata a costruire o ribaltare l’immagine di un’azienda, facendola risultare come aperta alla risoluzione delle questioni ambientali. Lo scopo è quello di distrarre, anzi, ingannare l’opinione pubblica su quelli che sono gli effetti negativi derivati dalle attività di tale azienda. Effetti negativi che danneggiano permanentemente l’ambiente, ma di cui, ovviamente non si fornisce alcuna notizia al pubblico. A Sanremo, ENI, ha fatto proprio questo: con un pò di prato sintetico e qualche spot tra un brano e l’altro, ha ampiamente pubblicizzato questa presunta gamma di servizi green, mentre altrove, continua ad essere una delle società più inquinanti del pianeta. Un restyling della propria immagine insomma, che inganna solo i più distratti, mentre le organizzazioni e i movimenti ambientalisti insorgono ed invitano tutti a porre l’attenzione su questo fenomeno. Il greenwashing di ENI, non è affatto inedito comunque: già da tempo l’azienda ha attuato questa strategia di comunicazione, punita con la sanzione dell’Antitrust nel 2020.
Al di là di Sanremo: chi è ENI
Mentre all’esterno del teatro Ariston di Sanremo, ENI si mostra al mondo come sponsor ufficale green del festival, le immagini dell’impatto di ENI, nel mondo sono devastanti. Mentre si plaude a Plenitude, è bene sapere questo: ENI è la prima azienda in Italia e la dodicesima al mondo tra le aziende produttrici di gas. Un’attività questa, che ha conseguenze dirette nel cambiamento climatico. Se poi si pensa anche che più dell’80% dei guadagni dell’azienda è generato dallo sfruttamento degli idrocarburi, gas e petrolio, si capisce che, la sceneggiata del green carpet e delle emissioni zero, non regge. Non solo; le attività produttive di ENI, hanno contribuito a compromettere gravemente alcune zone d’Italia: le aree di Gela, in Sicilia ad esempio, sono fortemente compromesse dall’inquinamento prodotto dalle raffinerie. Qui una perizia del 2021, conferma la presenza di un numero anomalo di malattie derivanti dalla compromissione di aria, mare e terra. Lo stesso vale per Marghera, dove i rifiuti dell’ENI, giacciono sepolti nei terreni della laguna veneta.
ENI e l’Africa
Come se non bastasse, ENI è una presenza consolidata anche in Africa, dove ha contribuito ad un nefasto primato: rendere il delta del Niger, la zona più inquinata del mondo. L’ENI, insieme ad altre multinazionali petrolifere, è presente in Africa da oltre 60 anni, contribuendo all’inquinamento e al disboscamento di enormi aree verdi, attività che rendono impossibile la pratica della pesca e dell’agricoltura. Le fuoriuscite di petrolio sono all’ordine del giorno, a causa di cattive gestioni degli impianti e di governi poco vigili su aziende che investono in quei paesi, ma sta di fatto che l’impronta che ENI sta dando all’Africa e al pianeta, ha effetti irreversibili.
Petrolio, Gas e green?
Per quanto riguarda Plenitude, bisogna dire che, si, è una società che esiste, ma la cosa che non viene detta è che l’investimento dell’azienda sull’energia ad impatto zero sull’ambiente è a dir poco minimo. ENI infatti, investirà appena 4 miliardi sul green, a fronte di altri 24 che saranno spesi per energie non rinnovabili ed altamente inquinanti. Inoltre, l’azienda si è posta come obiettivo, di aumentare del 4% all’anno la produzione di gas, dannoso per il clima. Come se non bastasse, le sue attività in Africa come nell’Artico, contribuiscono alla liberazione di gas pericolosi ed altamente inquinanti. Nell’Artico ad esempio, l’ENI, ha una grande responsabilità in merito allo scioglimento dei ghiacciai, cosa che, in realtà, rientra in uno dei progetti che la multinazionale sta portando avanti. L’obiettivo di Plenitude è zero emissioni entro il 2040? Beh, per il momento non hanno ancora cominciato a ridurle.
Cosa fare?
La cosa importante è essere consapevoli e non prendere tutto per oro colato. Bisogna essere consapevoli del fatto che ENI, sponsor ufficiale del Festival di Sanremo è l’azienda più inquinante d’Italia. Per il resto, le contromisure ci sono: i movimenti ambientalisti stanno preparando una proposta di legge da portare in Europa per vietare le pubblicità di aziende inquinanti che cercano di lavarsi l’immagine con il greenwashing. Per fare ciò, è stata attivata una raccolta firme che fino ad ora ha raccolto un bel pò di consensi. Dunque bisogna ribadire un no secco alle speculazioni ed alle lavate d’immagine; che si lasci spazio solo alla buona musica.