Il 25 agosto 1989, il rifugiato sudafricano Jerry Masslo veniva ucciso nelle campagne di Villa Literno, nel casertano. La sua vicenda aprì un varco nella giurisdizione, verso il riconoscimento dello status di rifugiato. In quegli anni infatti, lo status di rifugiato era sottoposto ad un vincolo geografico, riservato cioè, ai soli cittadini dell’Europa dell’Est. La morte di Jerry Masslo, per mano di un gruppo di giovani criminali, scosse l’opinione pubblica, portando allo scoperto un vuoto legislativo in merito ai rifugiati africani, privi all’epoca, di uno status giuridico definito. Manifestazioni, cortei e proteste, portarono ad un maggiore riconoscimento per la condizione dei rifugiati.
L’impegno politico in Sudafrica
Jerry Masslo nacque a Umtata in Sudafrica nel 1959. La sua città natale, fu capitale del Bantustan, regione di provenienza di vari leader neri anti-apartheid, tra cui Nelson Mandela. All’epoca in Sudafrica vigeva l’apartheid, che costringeva le comunità nere a vivere in baracche di legno e lamiera, e frequentare scuole per soli neri. Masslo studiò in quelle scuole e ben prestò divenne politicamente attivo. Il suo impegno nacque dalla sete di giustizia per il padre, arrestato e scomparso, e la sorella, uccisa durante una manifestazione. Nel suo paese si avvicinò a movimenti che promuovevano i diritti dei neri, come l’African National Congress-ANC, lo United Democratic Front-UDF e la Black Consciousness-BC, che lottavano contro l’apartheid.
Dal Sudafrica all’Italia
Nel 1987 ci fu un colpo di stato in Sudafrica, e fu allora che Jerry Masslo decise di mettere in sicurezza moglie e figli nello Zimbabwe. Masslo, rifugiatosi nello Zambia, riuscì ad imbarcarsi su una nave cargo per l‘Europa assieme al fratello, ma il suo viaggio si interruppe in Nigeria, quando dovette scendere a terra per prendere delle cure per il fratello, che nel frattempo si era ammalato. La nave proseguì il viaggioe Masslo non ebbe mai più notizie del fratello. Vendendo alcuni oggetti di valore, ereditati dal padre, riuscì a comprare un volo per l’Italia e giunse a Roma nel 1988. Qui fece subito richiesta d’asilo politico, ma proprio in quel momento si verificarono i primi intoppi burocratici, dovuti ad una legge che si fece trovare del tutto impreparata.
Richiesta d’asilo e status di rifugiato
Le autorità di pubblica sicurezza negarono l’asilo politico a Jerry Masslo. Sostanialmente le autorità stesse erano vincolate da una limitazione geografica che consentiva di rilasciare l’asilo politico solo ai rifugiati provenienti dai paesi della Cortina di Ferro. Le autorità italiane quindi, si fecero trovare del tutto impreparate di fronte ad una richiesta proveniente da un cittadino africano. Masslo si rivolse ad Amensty International e poi all’UNHCR, da cui partirono forti pressioni al Ministero dell’Interno italiano. Dal MInistero però, ancora una volta venne una risposta negativa, in quanto, non solo la legge era vincolata alle limitazioni geografiche, ma c’era anche da considerare che molti sudafricani presenti in Italia e in Europa, non avevano addotto motivi persecutori in merito alla loro partenza dal Sudafrica. Masslo però, fu quantomeno rilasciato; fino alla sentenza definitiva infatti, trascorse due settimane in una cella nelll’aeroporto di Fiumicino. Quando venne liberato, non era in possesso di nessuno status giuridico definito.
Il lavoro nei campi di Villa Literno
Essendo senza fissa dimora, venne ospitato da “La Tenda di Abramo”, una comunità alloggio della Comunità di Sant’Egidio a Roma. Mentre attendeva l’esito della domanda per espatriare in Canada, Jerry Masslo divenne un bracciante agricolo, seguento la catena di richiamo che coinvolgeva, insieme a lui, altre migliaia di immigrati africani. Masslo quindi partì alla volta di Villa Literno nel casertano, dove lavorò alla raccolta dei pomodori. Il comune, prevalentemente agricolo, contava circa 10.000 abitanti, mentre gli immigrati impegnati nella coltivazione e la raccolta, potevano raggiungere anche quote di 4.000 unità. Il lavoro era duro ed all’insegna dello sfruttamento: Masslo e gli altri, venivano pagati 1000 Lire per ogni cassetta di pomodori raccolta. La giornata lavorativa poteva durare anche 15 ore, sotto il rovente sole estivo, per raggiungere un massimo di 40.000 Lire al giorno di paga. E gli alloggi? baracche, alloggi di fortuna e senza alcun servizio igienico. Gli immigrati dormivano su cartoni, tra lamiere e senza accesso all’acqua corrente. Col passare del tempo però, i lavoratori cominciarono a prendere sempre più coscienza della loro situazione da sfruttati e cominciarono a riunirsi per affrontare il problema. A quelle riunioni partecipava anche Masslo.
L’omicidio di Jerry Masslo
A Villa Literno, nonostante gli immigrati costituissero una risorsa importante per la raccolta dei pomodori, si cominciarono a verificare episodi di intolleranza. Nel 1989, un manifesto apparve lungo le strade cittadine, ed invitava la cittadinanza del comune casertano ad effettuare delle ronde armate per aggredirli. Si parlava di vere e proprie battute di caccia alla ricerca di neri da picchiare. Il clima d’intolleranza si fece insostenibile, tanto che gli immigrati non poterono più essere liberi di girare per il centro di Villa Literno, senza essere aggrediti fisicamente e verbalmente. Le aggressioni erano all’ordine del giorno, e gli autori erano spesso giovanissimi, fomentati dai volantini anti-immigrato. In questo clima, Jerry Masslo venne assassinato la notte tra il 24 e 25 agosto 1989. Nel suo capannone c’erano 28 immigrati che riposavano dopo una dura giornata tra i campi, quando all’improvviso alcune persone armate e dal volto coperto fecero irruzione nel capannone, intimando ai migranti di consegnare loro tutti i soldi che avevano. Molti si opposero e vennero feriti. Nel trambusto che si scatenò, tre colpi di pistola esplosi dal rapinatore colpirono Jerry Masslo ed un suo connazionale. Il compagno si salvò, mentre per Masslo non ci fu nulla da fare.
Dopo la morte di Masslo
La CGIL chiese ed ottenne i funerali di stato per Jerry Masslo. Il 28 agosto, alla cerimonia, partecipò anche il Ministro degli Esteri, assieme ad altri rappresentanti delle istituzioni. Le televisioni di tutta italia e non solo, documentarono la cerimonia funebre, puntando i riflettori sullo sfruttamento dei lavoratori, sull’intolleranza, ma soprattutto sul vuoto giuridico presente in Italia in tema di rifugiati. il tg2 pubblicò un’intervista che Jerry Masslo aveva rilasciato poco tempo prima della sua morte, quando il TG, interessato dagli episodi di violenza, si recò a Villa Literno a documentare la situazione dei lavoratori sfruttati nei campi. Nella sua intervista, Masslo dichiarò:
“Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo c’è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo.”
Come un omicidio cambiò una legge
Mentre i 4 responsabili dell’omicidio di Masslo venivano condannati a svariati anni di carcere, l’opinione pubblica si interrogò in merito alla necessità di adeguare l’ordinamento giuridico sull’accoglienza ed il riconoscimento dello status di rifugiato agli immigrati. Alla fine degli anni ’80 c’erano in Italia, circa 600.000 immigrati, molti dei quali senza uno status giuridico definito, come Masslo. Di lì a poco, si ebbe quindi la prima manifestazione antirazzista d’Italia, a cui parteciparono circa 200.000 persone. Infine, il 30 dicemebre 1989 venne varato il Decreto Legge 416 con norme urgenti sulla condizione dello straniero, convertito nella famosa Legge Martelli. Con tale legge venne abolita la limitazione geografica ed il diritto d’asilo, con lo status di rifugiato, vennero estesi a tutti i paesi posti sotto mandato dell‘Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Ripercussioni
A Villa Literno poi, nei giorni successivi alla morte di Masslo, si tenne il primo sciopero contro il caporalato, un problema presente anche oggi. Sostanzialmente, dopo Jerry Masslo, si è aperta una falla che ha portato ad un adeguamento normativo che garantisce ai rifugiati asilo e diritti. Per lo sfruttamento dei lavoratori nei campi invece, l’occasione è stata persa: il clamore mediatico, la presenza di ONG, Istituzioni ed autorità, infastidì molto la camorra locale, che incendiò il ghetto dove dimoravano i lavoratori sfruttati. Un pò di attenzione in più e si sarebbe potuto legiferare anche in merito al caporalato ed alla gestione della raccolta, in mano ai clan.