Il 7 febbraio si celebra la Giornata contro il bullismo e cyberbullismo. La Giornata, istituita nel 2017 giunge quindi alla quarta edizione, con iniziative in tutto il paese, sempre in forma limitata a causa delle restrizioni. In Europa invece, il 7 febbraio è la Giornata per la sicurezza in rete; il fatto che le due date coincidano, non è casuale. Il fenomeno del bullismo è strettamente correlato infatti, ad episodi di violenza, che sul web hanno la loro massima esposizione. Un fenomeno in aumento, quello del bullismo, forse proprio a causa dell’utilizzo massiccio di internet e dei social media da parte di giovanissimi. Video, immagini, post di vario genere, in cui il bullo diffonde le proprie azioni criminali, costituiscono ormai, una parte consistente dei contenuti del web.
Sembra proprio che tra gli adolescenti viga un clima di insicurezza. Molti di loro dichiarano di non sentirsi al sicuro a scuola, ma anche online. L’Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des hommes insieme a Scuolazoo, ha rilasciato dati da emergenza: il 61% dei giovani ha dichiarato di essere o essere stato vittima di atti di bullismo o cyberbullismo. Il 68% invece, ha dichiarato di essere stato testimone di comportamenti aggressivi (68%). Purtroppo poi, c’è stato anche il 2020 come anno da considerare, durante il quale, a causa del lockdown, i rapporti tra i giovani e le dinamiche relazionali, sono state fortemente condizionate.
L’anno appena passato infatti, si porta dietro il triste primato dell’aumento esponenziale dei casi di bullismo e cyberbullismo. Certo, i dati mostravano già dagli anni precedenti una tendenza crescente di questi episodi, ma nel 2020 si è registrato un incremento tale da sforare rispetto al trend annuale. I fenomeni che danno vita a casi di bullismo sono sempre gli stessi: prevaricazione, aggressività, sopraffazione sui più deboli e dinamica del branco. A questi aspetti più “vecchi”, si aggiungono quelli tipici del cyberbullismo: protagonismo e mancanza di consapevolezza. Anche le vittime designate dai bulli, sono quasi sempre le stesse: disabili, ragazzi timidi, il secchione della classe, il “diverso” ecc., tutte quelle categorie considerate deboli, e sulle quali è facile accanirsi, ma rigorosamente in gruppo.
Tra le categorie vittime di episodi di bullismo e cyberbullismo, va fatta una menzione a parte per le ragazze. Infatti, ad aumentare, sono anche i casi di revenge porn: diffusione di video e immagini intime della vittima. In genere a dare vita al fenomeno è un ex fidanzato o frequentante, che per vendicarsi della fine di una relazione, diffonde contenuti che la ragazza in questione gli ha inviato precedentemente, in intimità e buona fede. Aumentano casi del genere, soprattutto tra gli adolescenti, ed aumenta di conseguenza uno status quasi generalizzato di angoscia, che può portare a fenomeni di autoisolamento e diffidenza reciproca.
Una cosa è certa: bullismo, cyberbullismo e revenge porn, non sono più da considerarsi come semplici bravate. Adesso c’è più consapevolezza su questi fenomeni che, per entità e conseguenze, raggiungono livelli per cui si rende indubitabile la prevaricazione del limite tra bravata e crimine. Legare e imbavagliare un coetaneo disabile non è una bravata, è un crimine; insultare pesantemente un coetaneo tanto da indurlo al suicidio, non è una bravata, è un crimine; diffondere immagini e video intimi della propria ex fidanzata sul web, non è una bravata, è un crimine.
Bullismo e cyberbullismo, sono le minacce più temute dagli adolescenti attualmente. Violenza fisica e psicologica, come comportamento sociale, le cui dinamiche si verificano non necessariamente tra i banchi di scuola. Tuttavia, se tale fenomeno ha assunto aspetti e dimensioni così dilaganti ed evolute, è il caso di analizzare a fondo quali e di chi, siano le responsabilità di un fenomeno tanto dilagante. Sicuramente si può attribuire una parte di colpa alla normativa, ancora piuttosto lacunosa e vacante su certi aspetti. il bullismo e cyberbullismo, quali fenomeni di alimentazione di odio e discriminazione, non trovano ancora risposte sul piano normativo, in termini sanzionatori per i bulli e tutelativi per le vittime.
Certo, le leggi sulla privacy e quella contro il revenge porn,di recente istituzione, sono un qualcosa, ma potrebbe non bastare. Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni in continua evoluzione, ragion per cui non è sufficiente soltanto un piano di sanzioni. Su questo aspetto quindi, entra a pieno titolo la questione dell’attribuzione delle responsabilità. Responsabilità in primo luogo dei genitori, delle vittime e dei bulli, di comprendere, ascoltare e percepire meglio i mutamenti comportamentali del figlio, onde percepire eventuali campanelli d’allarme. Altra responsabilità è quella che spetta agli insegnanti, con il gravoso compito di educare in prospettiva i giovani, di informarli riguardo i rischi del bullismo ed infine al rispetto reciproco. Responsabilità dei politici, di intervenire con decisione, promuovendo leggi ad hoc per “curare” il fenomeno. Infine, responsabilità dei social media, dei moderatori delle pagine; il loro compito è di moderare, gestire ed eliminare contenuti violenti e pericolosi. Occorre maggiore attenzione e più tempestività negli interventi.
Se il fenomeno è dilagante, è in aumento anche la consapevolezza dei giovani: molti sanno bene cosa sia il bullismo e sono consapevoli dei rischi della rete. Questo è un dato, forse l’unico, che lascia ben sperare per gli anni a venire. Tuttavia i giovani, gli adolescenti, rappresentano una categoria fragile, in continua evoluzione, in grado, nel bene e nel male di assorbire tutte le ingerenze esterne. Il compito di famiglie, istituzioni e mondo del web è quello di educare i più giovani, renderli consapevoli ed infondere in loro quella sicurezza che talvolta manca, per evitare fenomeni di bullismo e quelli che rendono un adolescente vittima di suoi coetanei.