Joe Biden è stato eletto quale nuovo presidente degli Stati Uniti; la proclamazione si è tenuta il 20 gennaio in una Washington blindata e l’amministrazione si è messa già al lavoro. Cosa cambia con Biden? Nuovi volti e tanto colore nella squadra che assisterà Biden: nativi americani, afroamericani, attivisti e transgender. Molto suggestiva anche la cerimonia di insediamento, a cui hanno partecipato molti artisti, tra cui Lady Gaga che ha cantato l’inno nazionale americano e la poetessa afroamericana Amanda Gorman che ha recitato la poesia “The Hill we Climb”, un inno alla forza di volontà della comunità americana, all’unità ed alla volontà di riprendersi quanto è stato sottratto durante l’amministrazione Trump. Tutto molto interessante. A ciò va aggiunto inoltre, che su Biden fanno affidamento molte speranze. Ambiente, diritti umani e giustizia sociale; argomenti di tutto rilievo su cui si è orientata la campagna elettorale del nuovo presidente e su cui i gruppi interessati fanno leva, affinché le promesse vengano mantenute. Le prime battute sembrerebbero buone: 17 ordini esecutivi firmati poche ore dopo la cerimonia di insediamento. Tra i temi principali di questi ordini vi è il rientro degli Stati Uniti negli accordi sul clima di Parigi, stop alla costruzione del muro anti migranti al confine con il Messico e rimozione del “Muslim ban“.
Cosa ci dicono tuttavia queste premesse? i primi passi di Biden presidente ci lasciano ben sperare? Si vedrà. Cosa cambia con Biden, non è ancora chiaro. Una delle istanze maggiori su cui si dovrebbe lavorare, è quella della giustizia sociale e la conseguente lotta al razzismo dei suprematisti bianchi. Il suprematismo è un fenomeno di dimensioni preoccupanti, dilagante dalla prima presidenza Obama. Vedere le strade americane affollate da bianchi liberi di girare armati di fucile, è a dir poco inquietante. Il problema poi è che l’ideologia suprematista si è fatta largo anche tra le maglie della polizia statunitense, con la conseguente recrudescenza di episodi di violenza a danno delle minoranze. Dal recente attacco a Capitol Hill da parte dei suprematisti, è emerso che tra la folla figuravano anche tantissimi agenti fuori servizio. Lo stesso atteggiamento degli agenti a guardia del Campidoglio americano è parsa piuttosto morbida e del tutto iniqua rispetto a tanti video che mostrano tutt’altro comportamento.
Le minoranze etniche ne sono convinte: la polizia è indulgente con i suprematisti bianchi e violenta con ispanici, afroamericani, nativi ed asiatici. D’altronde, sono molti gli episodi che danno forza a questa tesi: l’uccisione di un bambino di 12 anni, il soffocamento di Eric Garner e la morte per strangolamento di George Floyd. Questi sono solo alcuni degli episodi più noti riguardante l’atteggiamento della polizia americana. Un comportamento che non riguarda casi singoli e che si manifesta in maniera uniforme, da una parte all’altra degli Stati Uniti, da nord a sud. La morte di George Floyd ha ravvivato il dibattito su una eventuale riforma delle forze armate; la crudezza delle immagini che ritraggono un afroamericano inerme, morire strangolato sotto il peso del ginocchio di un poliziotto bianco, hanno segnato un punto di svolta nelle manifestazioni dei Black Lives Matter.
Le proteste che hanno messo a ferro e fuoco le città statunitense alla ricerca di maggiore equità sociale, hanno suscitato timide reazioni da parte di qualche amministratore locale. In alcuni casi si è parlato di smantellamento del corpo di polizia, ma quasi sempre la cosa, è rimasta sul piano delle proposte, forse allo scopo di chetare gli animi. Nel frattempo le forze dell’ordine continuano ad uccidere in maniera indiscriminata. Sembra chiaro quindi che, un piano di riforma delle forze armate è necessario e urgente, se davvero Biden vuole segnare un punto di svolta rispetto al suo predecessore. Esiste già una proposta arrivata alla camera dopo l’uccisione di Floyd. La proposta riguarda una legge che impedirebbe ai poliziotti di prendere al collo gli arrestati e vieterebbe ai giudici la disposizione dei mandati di perquisizione in casa senza preavviso. Secondo questa legge dovrebbe essere predisposto anche un database nazionale, in cui saranno segnati gli agenti che si sono macchiati di episodi di violenza. Fino ad ora, con Trump al governo e, con una maggioranza repubblicana, questa proposta è stata poco considerata. Oggi, su questo aspetto bisognerà capire quanto e cosa cambia con Biden.