Braccianti, precari, lavoratori dello spettacolo, operai, rider e molti altri. Sono gli invisibili, quelli spesso dimenticati dalle istituzioni, sfruttati, non tutelati. Queste categorie di lavoratori, di disoccupati, hanno fatto sentire la loro voce, domenica scorsa a Roma, agli Stati Popolari di Piazza San Giovanni. L’iniziativa si deve per intero ad Aboubakar Soumahoro, sindacalista USB, in prima linea da anni per i diritti dei lavoratori, in particolare i braccianti. Agli Stati Popolari hanno aderito in tanti, decisi a portare in piazza, a conoscenza della popolazione e delle istituzioni, le condizioni di vita di migliaia di italiani e stranieri che vedono troppo spesso calpestata la propria dignità, e che altrettanto spesso si riducono a sopravvivere anziché vivere.
Grazie all’iniziativa, posta in essere da Aboubakar, è stato possibile far dialogare le varie istanze e le varie battaglie che stanno emergendo, anche a causa della crisi post-pandemia. Una macchina organizzativa che ha ben funzionato, grazie all’impegno di tanti attivisti e grazie anche ad una raccolta fondi che ha permesso di affrontare le spese per la riuscita dell’evento. Tanti sono stati i videomessaggi che, nei giorni scorsi, hanno dato supporto alla causa degli Stati Popolari, video postati regolarmente da Aboubakar sulla propria pagina Facebook, tra questi la sindaca di Roma Virginia Raggi, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, le attrici Valentina Lodovini e Kasia Smutniak ed il cantante Roy Paci. Molto significativo è stato anche il messaggio a sostegno dell’iniziativa, inviato dai genitori di Giulio Regeni, a sostegno di un giusto impegno ed una giusta causa.
Venendo invece a quella che è stata la cronaca della piazza di domenica 5 luglio , c’è da registrare un buon numero di presenze nonostante le difficoltà oggettive per raggiungere Roma. La giornata si è articolata in 4 ore di interventi dal palco, a dimostrazione di quante battaglie ci siano effettivamente nel nostro paese, sistematicamente dimenticate e mai ascoltate dalla politica. Agli Stati Popolari, invece prendono parola praticamente tutti: movimenti ambientalisti, braccianti africani, sindacalisti, rider. In piazza e sul palco anche operai legati a recenti vertenze, come quelli della Whirpool e di Arcelor-Mittal. Il sindacalista Aboubakar Somahoro invece, interviene alle 20, a conclusione di una calda giornata di luglio,ribadendo quelle che sono le legittime richieste che emergono da tutti gli interventi del palco: lavoro, salute e tutela ambientale. Dagli Stati Popolari sono emersi sei macro-temi che saranno presumibilmente il punto di partenza per nuove proposte.
In primo luogo l’esigenza sembra essere quella di un piano nazionale per l’emergenza lavoro; un piano che dia risposte a chi è disoccupato e a chi corre il rischio della disoccupazione. Altro argomento è quello del diritto all’abitare: serve un piano di edilizia popolare che affronti l’emergenza abitativa. Altri temi invece riguardano la filiera del cibo, la quale andrebbe ripensata, mentre ai consumatori dovrebbe essere fornita la piena consapevolezza in merito alla provenienza del cibo, di chi lo produce e soprattutto quali sono le condizioni di vita in cui versano le migliaia di braccia, grazie alle quali abbiamo frutta e verdura in tavola. Poi ancora, si è trattato il tema delle politiche migratorie che andrebbero radicalmente modificate; infine gli interventi hanno toccato altri temi fondamentali quali la tutela ambientale e la necessità di interventi concreti contro le discriminazioni.
Al momento, quanto emerso dagli Stati Popolari, potrebbe avere le carte in regola per avere un futuro, per concretizzarsi in qualcosa di solido, come una voce unitaria. Tuttavia bisogna ancora capire come scavalcare quel muro fatto di silenzio e indifferenza e speculazione, eretto da istituzioni e imprese. L’elenco dettagliato dei macro-temi discussi in piazza ieri, è sicuramente un punto di partenza, un manifesto da cui partire, ma bisogna orientare quanto richiesto, per farlo arrivare alla classe politica. I lavoratori che hanno affollato la piazza sono braccianti, precari, artisti, rider, in poche parole, il volano su cui si regge economicamente il nostro paese e, ad oggi, è ancora troppo assurdo riscontrare l’estremo precariato che li caratterizza, assieme alla quasi totale mancanza di tutela.
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