• Redazione
  • Chi siamo
  • Contattaci
martedì 18 Novembre 2025
  • Login
Impronte sociali
  • Impronte solidali
  • Impronte migranti
  • L’altro mondo possibile
  • Tempi Moderni
  • Culture resistenti
  • Impronte Sociali in PDF
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Impronte solidali
  • Impronte migranti
  • L’altro mondo possibile
  • Tempi Moderni
  • Culture resistenti
  • Impronte Sociali in PDF
Impronte sociali
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

Verità per Giulio Regeni: l’impegno dimenticato per un pugno di navi

Domenico Modola di Domenico Modola
18 Giugno 2020
in Tempi Moderni
0
Verità per Giulio Regeni: l’impegno dimenticato per un pugno di navi
120
CONDIVISIONI
326
VISUALIZZAZIONI
Share on FacebookShare on WhatsappQR Code

Sono ormai 4 anni e mezzo che Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, il ricercatore ucciso in Egitto all’inizio del 2016, chiedono che si faccia chiarezza sulla morte del figlio. Una morte su cui ci sono ancora molte ombre, complice anche la scarsa volontà delle autorità egiziane a collaborare con quelle italiane. Ai governi italiani che in questi anni si sono succeduti, Paola e Claudio chiedono soltanto verità, la quale sembra non essere sempre prioritaria nell’agenda delle autorità italiane incaricate di dialogare con Il Cairo.

Giulio si trovava al Cairo quando fu ucciso. Era uno studente di dottorato presso l’Università di Cambridge e si trovava in Egitto per una ricerca sui sindacati indipendenti del periodo immediatamente successivo alla caduta di Mubarak. Queste ricerche dovevano essere evidentemente scomode; sta di fatto che il 25 gennaio 2016, Giulio scompare. Verrà ritrovato il 3 febbraio, privo di vita in un fossato. Da allora, i familiari, la sua università, gli amici e persino Amnesty International si sono mobilitati per chiedere la verità sul suo omicidio. Ci sono pochi dubbi sul fatto che si sia trattato di un omicidio di stato; lo dimostrano anche i numerosi segni di tortura sul corpo del giovane ricercatore. Da allora i governi italiani che si sono occupati della vicenda lo hanno fatto con alterne modalità, dapprima ritirando da Il Cairo l’ambasciatore italiano, in risposta all’ostinata reticenza delle autorità egiziane a fornire risposte chiare sull’accaduto; successivamente però, nel 2017, l’Italia ha scelto di “normalizzare” i rapporti con l’Egitto, inviando una nuova rappresentanza diplomatica,rinunciando di fatto all’unico strumento di pressione diplomatica. La sensazione quindi, per  chi ricerca la verità sul caso, è che l’Italia abbia più volte mollato il colpo sulla questione, rinunciando alle pressioni sul governo egiziano, in funzione di qualche tornaconto economico.

In questi giorni poi, per i due pacati genitori del ricercatore friulano è arrivata l’ennesima batosta: il Governo ha approvato la vendita di due fregate Fremm all’Egitto, un’operazione dal costo indicativo di 1,2 miliardi di euro. Si tratta di due grandi navi appartenenti alla Marina Militare Italiana, che rientrano in una vendita ancora più grande: all’Egitto spetterebbero altre quattro imbarcazioni simili più un satellite d’osservazione; costo totale tra 9 e 11 miliardi di euro. La notizia costituisce l’ennesima bastonatura per chi ricerca incessantemente verità sull’omicidio Regeni, perché sembrerebbe che l’Italia abbia venduto, anzi svenduto una questione prioritaria come la morte di un connazionale, per un pugno di navi. I genitori di Giulio infatti, seppur con la pacatezza che li ha sempre contraddistinti hanno dichiarato di sentirsi “traditi dallo Stato Italiano”. La sensazione è comprensibile,se si pensa che la decisione sembra essere stata presa dal Premier Conte dopo una telefonata con l’omologo egiziano Al-Sisi, e soprattutto, due giorni dopo che il Ministro degli Esteri Di Maio aveva dichiarato che la vendita di armamenti non era stata autorizzata.

Dato questo scenario, sembra valida l’ipotesi secondo cui il Governo Italiano avrebbe dato il via libera a questa compravendita di armamenti per “fare cassa”, in cambio di un atteggiamento meno insistente sulle indagini per la morte di Giulio. L’ipotesi in questione, peraltro sollevata da Giuliano Pisapia, vicepresidente della Commissione per gli affari costituzionali del Parlamento Europeo, trova comunque sostegno nei familiari di Regeni e nei tanti enti e associazioni che sposano la causa “verità per Giulio Regeni”. Difficile pensare a questo punto che il Governo egiziano non abbia alcun tipo di implicazione sulle torture perpetuate sul corpo del giovane e sulla sua scomparsa. Ed è altrettanto difficile pensare alla volontà italiana di stabilire un rapporto diplomatico efficiente con l’Egitto, dato che il paese nordafricano non è alleato del nostro paese sulla questione libica e che comunque, tra i due paesi non corre buon sangue. Sembra quindi,non esserci altra spiegazione plausibile a giustificare l’operazione di vendita, se non quella economica, peraltro giustificata da Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, il quale ha lodato l’operazione, definendola la più grande dal dopoguerra.

Tuttavia nelle ultime ore qualcosa si è mosso. Il PD infatti starebbe spingendo per un cambio di passo sulla questione. A parlare è stato il segretario del partito, Nicola Zingaretti che ha chiesto al governo di essere “coerente con l’affermata volontà di proseguire nella battaglia per la ricerca della verità”. Impegno che sappiamo, essere stato assunto da Luigi Di Maio, ma che nei fatti al momento sembra essere indirizzato verso un nulla di fatto. Anche il premier Giuseppe Conte sembra essere tornato sui propri passi dopo lo “sprint” che ha portato all’autorizzazione alla vendita delle fregate; il premier infatti si è detto disponibile a  riferire in merito all’accaduto alla Commissione parlamentare d’inchiesta.

Nel frattempo i riflettori sono puntati su un importante incontro che avverrà il 1 luglio, sempre in merito alla vicenda. In quel giorno avrà infatti luogo l’incontro tra la Procura di Roma e i magistrati della Procura generale de Il Cairo. Si spera in una maggiore collaborazione da parte degli egiziani, i quali dovrebbero, nelle aspettative della Procura di Roma, fornire il domicilio legale degli indagati. Si, perché dopo alterne fortune e nonostante l’atteggiamento poco collaborativo delle autorità egiziane, risultano indagate, sempre dalla Procura di Roma, 5 persone tutte appartenenti alle forze armate egiziane: un generale, due colonnelli, un maggiore e un agente; le accuse sono omicidio e sequestro. La fornitura del domicilio degli indagati è un diritto importante per il progresso del procedimento, in quanto gli indagati devono essere raggiunti dalla notifica dell’indagine. Cosa che al momento sembra non essere ancora avvenuta.

La verità per Giulio Regeni è stata fin troppe volte osteggiata, ritardata, e nei fatti, negata. Da quattro anni e mezzo, schiere di esperti, avvocati e politici fanno la spola verso l’Egitto alla ricerca di una risposta che restituisca dignità e giustizia ad un giovane colpevole solo di essere un ricercatore. Una verità che i familiari, le associazioni e gli amici chiedono a gran voce, ma che si scontrano inevitabilmente contro un muro. Un muro fatto di omertà e negazioni da parte del governo e delle autorità egiziane, che in maniera spudorata negano qualsivoglia coinvolgimento governativo nell’omicidio del giovane friulano, ma che comunque non forniscono spiegazioni credibili a supporto della propria tesi. Un governo, quello egiziano che da molti anni perpetua la pratica delle “sparizioni forzate”, facendo scomparire personaggi scomodi, con lo scopo di sopprimere dissenso e diversità. Una pratica sistematica che ha coinvolto di recente anche il ricercatore egiziano Patrick Zaki, il quale studiava in Italia ed è stato arrestato durante un viaggio al suo paese d’origine. Da allora non si è saputo più nulla sulla sua condizione. Un governo, quello egiziano, che preferisce “comprare” con svariati miliardi, il silenzio degli omologhi italiani, sperando che la questione finisca nel dimenticatoio e non se ne parli più.

I genitori di Giulio però non si aspettavano che un altro muro, altrettanto invalicabile venisse innalzato dallo stato italiano, un muro fatto di scarso pugno duro in termini di politica estera e talvolta di scarsa volontà di far piena luce su una vicenda che, getterebbe in secondo piano gli interessi economici italiani nell’area. Ad oggi invece, è più che mai necessario un passo indietro sulla questione; è urgente la necessità di spendere maggiori energie per pressare maggiormente le indagini affinchè si faccia luce sulla vicenda. Giulio Regeni era uno dei tanti ricercatori eccellenti del nostro paese, ed in quanto tale, ed in quanto cittadino merita giustizia, merita la verità.

Tags: giulioregeniveritàpergiulioregeni
Articolo precedente

Thomas. Un fantasma.

Prossimo articolo

La festa della musica 2020 sarà senza musica: l’appello degli addetti ai lavori

Prossimo articolo
La festa della musica 2020 sarà senza musica: l’appello degli addetti ai lavori

La festa della musica 2020 sarà senza musica: l’appello degli addetti ai lavori

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

L’arte come linguaggio: Le nuove forme di espressione

L’arte come linguaggio: Le nuove forme di espressione

11 Novembre 2025
Arte e cultura: tra innovazione, partecipazione e bellezza

Arte e cultura: tra innovazione, partecipazione e bellezza

9 Novembre 2025
Zohran Mamdani: il sindaco socialista di New York

Zohran Mamdani: il sindaco socialista di New York

6 Novembre 2025
Gennaro Oliviero in visita alla Fattoria Sociale Melagrana

Gennaro Oliviero in visita alla Fattoria Sociale Melagrana

3 Novembre 2025
Lettera aperta dei genitori di ragazzi autistici e disabili dell’Associazione Melagrana: “Assicurare continuità ai Progetti Terapeutici Riabilitativi Individualizzati”

Lettera aperta dei genitori di ragazzi autistici e disabili dell’Associazione Melagrana: “Assicurare continuità ai Progetti Terapeutici Riabilitativi Individualizzati”

29 Ottobre 2025

  • Redazione
  • Chi siamo
  • Contattaci

Seguici su

Rubriche

  • Culture resistenti
  • Impronte migranti
  • Impronte Sociali Rivista
  • Impronte solidali
  • L'altro mondo possibile
  • Parole
  • Senza categoria
  • Tempi Moderni

© 2004/2024 Impronte sociali –  Privacy Policy

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Impronte solidali
  • Impronte migranti
  • L’altro mondo possibile
  • Tempi Moderni
  • Culture resistenti
  • Impronte Sociali in PDF

© 2020 Impronte sociali - Testata registrata presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere n. 630 del 08/11/2004

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Questo sito Web utilizza i cookie. Continuando a utilizzare questo sito Web, acconsenti all'utilizzo dei cookie. Visita la nostra politica sulla privacy e sui cookie.