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Accordo Italia – Albania: uno schiaffo ai diritti dei migranti

Domenico Modola di Domenico Modola
9 Novembre 2023
in Culture resistenti, Impronte migranti, Impronte solidali, Tempi Moderni
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Accordo Italia – Albania: uno schiaffo ai diritti dei migranti
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Protocollo d’intesa tra Italia e Albania per la gestione dei migranti: Tirana ospiterà i migranti per conto dell’Italia. Un accordo senza precedenti in Europa che rappresenta un duro colpo ai diritti dei migranti.

Giorgia Meloni è riuscita in un primato mai raggiunto prima: esternalizzare la gestione dei migranti, appaltandola ad un altro paese. Questo è in sintesi, quanto prevede l’accordo raggiunto con l’omologo albanese Edi Rama, per quello che appare come l’ennesimo colpo inferto alle condizioni dei migranti. Si tratta del primo caso in Europa: nessuno prima del Presidente del Consiglio italiano avrebbe mai pensato di destinare i migranti ad un territorio straniero. L’accordo riguarderà nello specifico i richiedenti asilo, con una serie di deroghe.

Ci sono ancora punti opachi e non definiti nel protocollo d’intesa, presentato a sorpresa e senza alcuna anticipazione, ma molte organizzazioni umanitarie si sono già dette preoccupate perché le misure previste impedirebbero l’approdo in modo sicuro in territorio europeo. Inoltre c’è da chiedersi se tale accordo è costituzionale e se non violi il diritto internazionale.

Accordo Meloni e Edi Rama: un lavoro in segreto

Giorgia Meloni e Edi Rama si sono incontrati spesso negli ultimi mesi. Per ammissione della stessa premier, l’accordo ha richiesto un lungo periodo di lavorazione. Tuttavia nessuno dei due premier aveva fatto trapelare alcunché fino alla presentazione di ieri 8 novembre. L’accordo ha preso vita senza che nessuno ne potesse essere informato, e viene spontaneo chiedersi il perché. Forse il motivo risiede nel timore che si fosse intuita fin da subito la vacuità di tale accordo, e l’intento nudo e crudo di farne uno specchietto per le allodole per quanti invocano lo stop agli sbarchi.

Un altro elemento che innesca qualche quesito sta nel fatto che, stando alle dichiarazioni dei funzionari del governo, al di là delle strette di mano, c’è ancora molto da definire. L’unica cosa certa fino ad ora è che l’Italia affiderà all’Albania la gestione di alcuni migranti.

Cosa prevede l’accordo

Grazie all’Albania l’Italia si propone di esternalizzare il problema dei migranti. Il governo di Tirana metterà a disposizione di Roma due aree del proprio territorio; aree destinate alla realizzazione di centri d’accoglienza per migranti. Le strutture saranno completamente sotto la giurisdizione dell’Italia che si accollerà anche le spese di realizzazione e gestione. Le due strutture ospiteranno complessivamente un massimo di 3.000 persone. Tra queste non potranno esserci, almeno sulla carta, minori, donne incinte e qualunque soggetto vulnerabile.

Nello specifico, le navi impegnate in operazioni di soccorso, dovranno prima giungere in Italia, far sbarcare i minori, le donne in gravidanza e soggetti fragili, per poi ripartire alla volta dell’Albania, per scaricare tutti gli altri. Una delle due aree previste, si trova a Shengjin, un porto distante circa 70km da Tirana. Qui dovrebbero avvenire le consuete procedure di sbarco e identificazione. Questa prima struttura dovrebbe essere riservata ai richiedenti asilo. Per tutti gli altri invece, ci sarà la zona di Gjader, nell’entroterra, dove sarà realizzata un centro simile ai Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR) destinati a quanti non presenteranno i requisiti per il diritto d’asilo a seguito delle verifiche dei funzionari.

Completano il quadro altre importanti informazioni: i migranti destinati al territorio albanese saranno quelli recuperati in mare dalla Guardia Costiera e dalle altre autorità italiane. Per qualche strano motivo, quelli recuperati dalle ONG non rientreranno nell’accordo. Ad ogni modo, l’Albania sarà solo un luogo di sosta per i migranti: vi resteranno solo il tempo necessario alle procedure di asilo o rimpatrio. Infine tutto dovrebbe essere pronto, stando alle dichiarazioni di Giorgia Meloni, entro il 2024.

Un accordo ingestibile

Sin dalle prime battute l’accordo tra Italia e Albania ha generato una serie di perplessità, prima ancora delle preoccupazioni per i risvolti negativi in termini di costituzionalità e di diritti umani. Molti si interrogano sulle difficoltà logistiche cui darà vita tale accordo. Basti pensare al fatto che, per facilità e per logica, i soccorsi effettuati nel Mediterraneo centrale, prevedono l’approdo nel porto più vicino; motivo per cui quello di Lampedusa vede una frequenza così alta di sbarchi. A seconda della rotta poi, si opta per altri porti siciliani o calabresi.

Con l’accordo invece, la Guardia Costiera, una volta effettuato il soccorso in mare, una parte dei migranti, ovvero i soggetti vulnerabili, verrebbero sbarcati a Lampedusa o altrove, mentre alti a Shengjin. Le autorità sarebbero costrette a compiere un viaggio di centinaia di km, dal Mediterraneo fino al porto albanese. Poi ci sarebbe da fare il viaggio di ritorno verso il mare aperto. I migranti e il personale sarebbero esposti ad una trafila inutilmente lunga, della durata di almeno 3-4 giorni, e quando le condizioni di salute dei migranti sono precarie, lo sbarco è urgente. Poi c’è un altro dato: le navi della Guardia Costiera non sono pensate per viaggi così lunghi, essendo imbarcazioni di medie o piccole dimensioni.

E nel frattempo? Semplice, il Mediterraneo resta scoperto. Mentre la Guardia Costiera sarebbe impegnata a fare da spola tra un porto e l’altro, non ci sarebbe nessuna imbarcazione a sopperire la mancanza e quindi, a salvare le vite in mare. Altre difficoltà logistiche si presenteranno in Albania: l’Italia dovrà inviare decine di funzionari e dovrà dare vita ad un rapporto di collaborazione tra forze dell’ordine italiane e albanesi. Inoltre le autorità italiane avranno libertà di movimento sul suolo albanese, mentre le autorità albanesi non potranno accedere ai centri se non in caso di emergenza.

L’accordo prevede che i migranti restino sul suolo albanese, solo per il tempo necessario alle procedure di asilo o di rimpatrio, ma non è chiaro quale sarà la loro destinazione una volta ultimate tali procedure, soprattutto nel caso di richiesta d’asilo rifiutata. Dato che si prevede la realizzazione di tutto questo in pochi mesi, i dubbi sulla fattibilità sono più che legittimi.

Uno schiaffo ai diritti dei migranti: le preoccupazioni di chi soccorre

Per il presidente della CEI, Cardinale Matteo Zuppi, l’accordo è “una dichiarazione di non essere in grado”. Il Cardinale pone l’accento sulla necessità di migliorare l’accoglienza sul suolo italiano anzichè esternalizzarla. Secondo l‘Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), il documento è una violazione dei diritti fondamentali. L’associazione sottolinea le “difficoltà di controllo giurisdizionale” dato che al momento non è ancora chiaro quale sarà la nazionalità dei giudici competenti per verificare le richieste d’asilo che arriveranno. Questa incertezza, secondo l’ASGI mette in pericolo il diritto alla difesa, la libertà personale e il diritto d’asilo.

Come sottolinea Emergency in un comunicato stampa, questo accordo è l’ennesimo ostacolo che si pone davanti al percorso dei migranti:

Oltre all’esternalizzazione delle frontiere, ai porti sempre più lontani per le navi delle Ong che svolgono attività di ricerca e soccorso, alla stretta sulla protezione speciale, alle procedure accelerate di frontiera, alla riduzione di tutele persino per i minori stranieri non accompagnati, i migranti troveranno sulla loro strada verso l’Europa altri ostacoli, frutto del recentissimo Protocollo d’intesa tra Italia e Albania”.

Emergency, impegnata da anni nel soccorso umanitario su vari fronti, evidenzia le varie difficoltà logistiche derivanti da un’attività italiana extraterritoriale e come, queste difficoltà finiranno per ricadere sui migranti. Non è chiaro se ci saranno le commissioni territoriali per la verifica individuale e difficilmente sarà garantito il ricorso a coloro che otterranno un diniego della richiesta d’asilo.

L’analisi

L’intesa italo-albanese vuole impedire a tutti costi che i migranti mettano piede sul suolo italiano. Per questo motivo, il governo Meloni sottende a tale rischio accordandosi con l’Albania che non è paese membro dell’UE, e risponde ad una sua politica migratoria. Le opacità logistiche e le difficoltà di applicazione dell’accordo si riverseranno, come ampiamente sottolineato, sui migranti in cerca di futuro. Il tutto infatti, avrà luogo in aperta violazione di norme e convenzioni internazionali.

Pensiamo per esempio alla parte che indica il trasporto dei migranti prima in un porto vicino e poi in quello albanese e ritorno. Questa, viola la Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare, del 1979, laddove afferma che le persone soccorse in mare vanno portate in un porto sicuro «senza tener conto della nazionalità o dello statuto di detta persona, né delle circostanze nelle quali è stata trovata». Inoltre, tutte le buone pratiche di soccorso in mare evidenziano la necessità di prestare un soccorso immediato, completando l’operazione nel modo più veloce possibile, in modo da aumentare l’aggravio della situazione. Invece il documento della Meloni produrrebbe lungaggini nei soccorsi e mancanza di copertura per ulteriori interventi.

Sicuramente, una volta realizzati gli estremi dell’accordo si verificheranno problemi in termini di sovrapposizione delle competenze e di gestione degli sbarchi. Tuttavia il problema più grande è che questa rientra in una più estesa tendenza a creare ostacoli e dissuasioni a chi tenta di mettersi in mare per cercare un futuro migliore. A costoro sarà impedito lo sbarco rapido e sicuro ai territori europei, ed è così che il governo italiano ha aggirato gli obblighi di protezione e soccorso previsti dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.

L’attacco ai diritti

Per Giorgia Meloni e la sua maggioranza, l’accordo è un vero e proprio trionfo. Per l’Unione Europea, non c’è alcuna violazione evidente e, per coloro che vedono nei migranti la causa di tutti i mali, questa è una soluzione. In realtà si tratta di un fallimento. Nella volontà di voler estremizzare tendenze escludenti e dissuasive, non si vogliono applicare misure doverose atte a garantire soccorso, protezione e inclusione per chi arriva dal mare. Un governo che sta toccando con mano l’impossibilità di arrestare i flussi migratori, anche se ci sta provando in tutti i modi, anche con accordi criminali con Libia, Tunisia e ora l’Albania. Tuttavia si tratta di fallimento, se non si riesce a garantire il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, se non si riesce a comprendere che l’unica vera soluzione al problema sta nell’apertura dei corridoi umanitari e in un sistema di equa ripartizione dei migranti.

Tags: accordi migrantiimpronte migrantiImpronte socialiimpronte solidaliMigranti
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