Ridotta la condanna a Mimmo Lucano: dai 13 anni iniziali ad 1 anno e 6 mesi: crollano le accuse al Modello Riace
La sentenza di ieri della Corte d’appello di Reggio Calabria libera Mimmo Lucano. Abbattuto il castello accusatorio e ribaltata completamente la sentenza di primo grado del settembre 2021 che vide Lucano condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere. In appello invece, la condanna è stata ridotta ad 1 anno e 6 mesi; i giudici hanno assolto l’ex sindaco di Riace da quasi tutti i reati imputatigli nella precedente sentenza: resta in piedi il solo reato di falsità materiale e ideologica, commessa in veste di sindaco e quindi di pubblico ufficiale. Una sentenza che, al di là dei tecnicismi giuridici smonta una condanna puramente politica ai danni, non solo di Mimmo Lucano, ma anche del cosiddetto “Modello Riace”, un sistema d’accoglienza applicato nel piccolo centro calabrese, preso come modello in molti paesi d’Europa.
L’impianto accusatorio e la sentenza
A settembre 2021, apparve palese che la sentenza che condannava Mimmo Lucano a 13 anni e 6 mesi di prigione avesse un aspetto di ritorsione politica. D’altronde i 13 anni di detenzione andavano ben oltre la pena proposta dell’accusa, che chiedeva una condanna a 7 anni. Mimmo Lucano è stato sindaco di Riace in un periodo particolare, durante una delle crisi migratorie che hanno portato sulle sponde calabresi migliaia di migranti in cerca di fortuna. Lucano, da sindaco e da cittadino ha risposto all’esigenza di costoro con l’accoglienza, in un clima generale di tensione e con un governo nazionale intento ad alimentare la paura verso lo straniero. Proprio nell’ambito dei numerosi progetti d’accoglienza, si sarebbero configurati i reati di cui è stato poi accusato.
Ben 21 furono i capi d’accusa a suo carico, tra cui associazione a delinquere e una serie di reati tra cui falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio e truffa. La sentenza fu duramente contestata da attivisti, intellettuali e società civile. Questo perché i reati di cui è stato accusato Mimmo Lucano, sarebbero avvenuti nell’esercizio del suo ruolo di sindaco di Riace, nell’applicazione di un modello d’accoglienza virtuoso e funzionante. Un modello noto in tutta Europa e che è valso a Mimmo Lucano, l’inserimento nella lista delle persone più influenti del mondo nel 2021. Le destre governative e non, invece salutarono con favore la dura sentenza del tribunale di Locri.
Il Modello Riace: salvare vite non è un reato
Il Modello Riace è frutto di un lavoro certosino, realizzato da Mimmo Lucano ed altri attivisti calabresi, lungo tre mandati. Il modello è fondato sulla solidarietà e l’integrazione. Il progetto è stato realizzato nella piena consapevolezza del territorio di Riace, e Mimmo Lucano, quel territorio lo conosce bene, ne conosce i problemi e le potenzialità. Quando è stato eletto, Mimmo Lucano sapeva che Riace era un borgo abitato da poco più di 1500 abitanti in piena fase di spopolamento; decine erano le case del centro abbandonate, e la disoccupazione era un problema serio. I pochi migranti presenti nei dintorni di Riace sopravvivevano in alloggi di fortuna e case diroccate. Il modello Riace ha cambiato tutto questo: Mimmo ha creato un sistema che ha messo insieme le vite dei migranti con quelle dei riacesi, creando condivisione ed esperienza. Questo ha avuto ripercussioni positive dal punto di vista demografico: Riace è passata da 1793 abitanti nel 2011 a 2345 nel 2017. Questo perchè, a Riace si erano create prospettive di lavoro e integrazione. I migranti venivano inseriti in meccanismi formativi e lavorativi, andando spesso ad ereditare gli antichi mestieri e le antiche produzioni, appese ad un filo e custodite dai soli anziani del paese.
Di cosa è stato accusato nel concreto Mimmo Lucano?
Nel 2018 Mimmo Lucano venne tratto in arresto. Nello specifico avrebbe scavalcato il Ministro degli Interni e la prefettura di Reggio Calabria nell’esercizio di alcune funzioni in tema di immigrazione. All’epoca il Ministro titolare era Matteo Salvini, e mentre è chiara la posizione di quest’ultimo sul tema, era altrettanto chiaro a Mimmo Lucano che, principalmente, era importante salvare vite umane. Secondo l’accusa e il pm invece, Lucano avrebbe agito per motivi politici e gli immigrati immessi nei percorsi lavorativi erano utilizzati per un tornaconto elettorale. In realtà è stato appurato che Mimmo Lucano, da sindaco di un piccolo comune virtuoso, ha dovuto subire attacchi su tutti i fronti da parte del governo dell’epoca: controlli continui, verifiche delle forze dell’ordine e persino il blocco dei fondi destinati all’accoglienza. Con l’accusa di presunte irregolarità e l’arresto di Lucano, il comune di Riace perse l’accesso ad ogni beneficio economico. Un vero e proprio sistema atto a smantellare il Modello Riace, ritenuto pericoloso dall’Italia di Salvini, e che invece è ancora oggi un modello da esportare.
Crollano le accuse: Mimmo Lucano è libero!
La notizia è stata accolta con gioia da quanti sostengono l’impegno di Mimmo Lucano e la sua figura carismatica. La sentenza di primo grado è stata ribaltata, le accuse sono cadute e la condanna è stata drasticamente ridotta. Quanto stabilito dal tribunale di Reggio Calabria, arriva dopo sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che definirono il modello di Mimmo Lucano come “encomiabile”. Di conseguenza appare chiaro che la sentenza del tribunale di Locri del 2021 sia stata frutto di pressioni politiche. D’altronde salvare vite non è reato, e non lo è offrire opportunità a chi cerca fortuna, offrire una casa e una nuova vita agli immigrati. Non è reato dare vita ad un modello innovativo in cui gli immigrati si immergono nell’atmosfera rurale ed imparano le tradizioni, contribuendo alla rigenerazione di un borgo come Riace, altrimenti condannato alla desertificazione.