La nave Madleen di Freedom Flotilla, che navigava verso Gaza con cibo e medicinali, è stata attaccata dall’esercito israeliano in acque internazionali. Rapiti i 12 attivisti a bordo. La denuncia dell’equipaggio: “è un’azione illegale”.
L’allarme è arrivato nelle prime ore della mattinata di oggi 9 giugno: la nave Madleen di Fredoom Flotilla è stata attaccata dall’esercito israeliano. L’imbarcazione battente bandiera britannica, è salpata da Catania il 6 giugno, ed era diretta a Gaza con aiuti umanitari, farmaci e alimenti per la popolazione allo stremo. Un’azione coraggiosa e pericolosa, perchè i 12 attivisti a bordo sapevano che si sarebbero dovuti confrontare con un blocco navale che Israele ha imposto sulla Striscia di Gaza.

L’allarme:
A bordo della Madleen, ci sono 12 attiviste e attivisti. Sono 6 cittadini francesi, 1 brasiliano, 1 svedese, 1 turco, 1 spagnolo, 1 tedesco e 1 olandese. Tra questi spiccano i nomi di Greta Thunberg, 22enne svedese divenuta famosa per il suo impegno a contro il cambiamento climatico, e Rima Hassan, europarlamentare francese del partito La France Insoumise. I 12 sono partiti dal porto di Catania il 6 giugno, con l’intento di rompere il blocco navale su Gaza e portare cibo e medicine alla popolazione, ormai stremata dal blocco alimentare imposto da Israele.
Sapevano che non sarebbe stato facile rompere il blocco israeliano, e che Tel Aviv si sarebbe fatta sentire abbastanza presto. Sin da subito infatti, il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz, ha detto che l’esercito avrebbe impedito a Madleen di Fredoom Flotilla di raggiungere Gaza. Minacce nemmeno troppo velate, hanno provato a dissuadere gli attivisti i quali, rispondendo a tono, avevano annunciato di non volersi fermare.
Stanotte il fatto: La nave era ancora in acque internazionali, lontano da Gaza, quando è stata intercettata da motovedette israeliane che l’hanno accerchiata. Gli attivisti poi sono stati raggiunti da dei droni, che hanno sganciato una sostanza bianca e irritante. Comunicazioni interrotte e controllo della radio finito nelle mani dell’IDF. La nave della Freedom Flotilla è stata sequestrata e i 12 attivisti sono stati rapiti.

Gli appelli
Durante l’attacco dell’esercito israeliano, gli attivisti sono riusciti a rilasciare delle video-dichiarazioni in cui denunciavano la violenza subita. I video sono stati diffusi attraverso i canali social e stanno facendo il giro del mondo. I singoli attivisti si sono rivolti alle diplomazie dei loro paesi chiedendo un intervento immediato per la liberazione, ma anche di più. La richiesta fatta ai governi è quella di svegliarsi, di rompere il silenzio e la complicità con lo stato criminale di Israele.
Subito è arrivata la reazione da parte dell’opinione pubblica di tutto il mondo: attivisti pro-Palestina, comitati civici, associazioni e partiti, si sono subito allarmati e fin da stamattina stanno partendo movimenti di protesta per chiedere la liberazione dei 12 ostaggi, e la fine del blocco navale su Gaza. L’appello accorato alle diplomazie svedese, olandese, tedesca, francese, spagnola,brasiliana, turca, francese, ovvero dei paesi di provenienza dei rapiti, ma anche britannica, paese d’origine della nave Madleen, di attivarsi per impedire che si verifichi l’ennesima barbarie e che resti, per giunta, impunita.
Attacco illegale
Bisogna sottolineare un aspetto fondamentale su questa vicenda: l’attacco alla Fredoom Flotilla è avvenuto in acque internazionali. Secondo la normativa vigente nel diritto internazionale, ossia la Convenzione Unclos del 1982 sul diritto del mare, le forze armate di un paese possono esercitare la loro giurisdizione e autorità solo all’interno del proprio territorio nazionale o in aree dove hanno una specifica autorizzazione o competenza. Gli eserciti possono intervenire in acque internazionali, solo contro navi accusate di pirateria, traffico di armi o droghe, ma deve esserci preventivamente l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Da ciò si intuisce facilmente che la natura e l’esecuzione dell’incursione israeliana sono da considerarsi del tutto illegali. Viola una normativa internazionale ratificata da quasi tutti gli stati coinvolti (solo la Turchia è estrania all’Unclos, tra i paesi coinvolti). Di fronte a questa ennesima azione illegale, da parte di un paese che continua ad agire impunito, cosa faranno le diplomazie occidentali? Si adopereranno per la liberazione dei propri connazionali o daranno per buone le accuse di appoggio al terrorismo e di “antisemitismo” utilizzate, ancora una volta da Israele per giustificare atti illegali?
L’orrore non ha limiti
In un messaggio pubblicato su X in mattinata, Israel Katz si è congratulato con l’IDF per aver fermato la Madleen di Freedom Flotilla. Nello stesso messaggio, il Ministro israeliano informa di aver dato disposizioni affinchè agli attivisti rapiti vengano mostrati i video dell’attacco del 7 ottobre 2023 ai kibbutz israeliani, ovvero l’atto di Hamas che viene ancora oggi usato a pretesto da Israele per compiere il genocidio sulla popolazione di Gaza. Ancora, Katz definisce Greta Thunberg “antisemita” e la accusa, assieme agli altri 11, di sostenere “l’organizzazione terroristica di Hamas”.

L’orrore non ha limiti: costringere i prigionieri a visionare dei video non è una pratica legale, ma è il modo di Israele di “trattare bene” prigionieri appartenenti a stati alleati.
Il precedente
Da stamattina non si hanno più notizie degli ostaggi rapiti. Date le testimonianze che arrivano dai carceri israeliani, c’è molta preoccupazione sulle sorti dei 12 coraggiosi. L’attacco con agenti chimici irritanti e i droni è stato fatto a scopo intimidatorio, ma anche offensivo. C’è stata tanta paura, anche perchè i precedenti tra Freedom Flotilla e Israele non sono affatto buoni.
Nel 2010 (quindi prima del 7 ottobre), una nave dell’organizzazione provò a fare lo stesso tragitto, ma una volta intercettata dall’esercito israeliano, partì uno scontro a fuoco, durante il quale, alcuni soldati israeliani furono lievemente feriti, ma agli attivisti andò decisamente peggio: morirono in 10, trucidati dall’esercito israeliano. L’ONU chiese a Israele indagini serie per verificare le responsabilità, ma non venne sanzionato nessuno. Come al solito.
Israele: di cosa hai paura?
La nave con i 12 attivisti trasportava medicinali e alimenti: cibo a lunga conservazione, latte in polvere per i bambini. Non c’erano grandi quantità, perchè l’imbarcazione era molto piccola, e sicuramente non avrebbe risolto la fame, la sete e il bisogno di cure di 1,5 milioni di palestinesi, ma era un gesto simbolico: rompere il blocco navale, rompere qualcosa di ingiusto e aprire Gaza alle porte del mondo, il luogo dove sta avvenendo un genocidio, ma solo i governi fingono di non sapere.
Israele di cosa aveva paura quindi? Sarebbe assurdo pensare che Katz o Netanyahu credano davvero che questi 12 attivisti siano a favore del terrorismo e che, medicinali e latte in polvere, fossero destinati a persone armate. Appare evidente che l’intento di Israele è ridurre i palestinesi alla fame e alla sete, ucciderne quanti più è possibile ed impedire a chiunque, di alleviare le pene della popolazione.
Per capire questo, dovremmo ascoltare le testimonianze di chi conosce la cultura israeliana, fondata sulla glorificazione dell’esercito e l’indifferenza verso i palestinesi. In questa concezione, l’autodeterminazione del popolo palestinese è davvero considerata come atto terroristico e il semplice ingresso di aiuti umanitari, concesso da Israele a singhiozzo, deve essere giustificato dal Ministro della Difesa, con dei comunicati stampa. Perchè anche permettere ai palestinesi di mangiare e bere è considerato “supporto al terrorismo” e “antisemitismo”. Con una tale logica, Israele si spinge a violare praticamente tutte le normative internazionali, ed è solo grazie ad accordi commerciali e politici con i governi occidentali che Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto internazionale, non venga arrestato.
Non esiste terrorismo, ma esiste la lotta di resistenza di un popolo, quello palestinese. Se poi si parla di Hamas come gruppo armato, è bene ricordare che fu la stessa Israele ad armare il gruppo, così come ora, sta armando l’ISIS per compiere atti terroristici a Gaza, cosa scoperta di recente e ammessa dal premier senza alcun problema.
All eyes on Freedom Flotilla: make noise now!
Tutti gli occhi sulla Freedom Flotilla. Per Greta, per Rima e per gli altri: facciamo rumore adesso. Non bisogna tacere contro la barbarie dell’esercito israeliano. Bisogna spingere le diplomazie occidentali ad agire contro Israele e a presentare il conto. Nessuna vita vale più di un’altra, ma c’è da chiedersi, quale altro scossone debba attuare Israele prima di costringere gli stati ad agire e a fermare il genocidio in Palestina.







