Il dossier del Guardian riapre la polemica sulle condizioni dei detenuti USA nel campo di prigionia e nei siti oscuri.
Riceviamo e pubblichiamo, articolo a cura di Antonio Avitabile
Il fatto
Come un fulmine a ciel sereno: il dossier del Guardian intitolato “Torturatori americani: gli abusi di Fbi e Cia nei siti oscuri e a Guantanamo” rischia di squarciare il velo sulle presunte violazioni dei diritti umani dei prigionieri USA nel campo di prigionia ed in altri siti negli anni successivi all’11 settembre 2001. Nel documento, redatto dall’avvocato Mark Denbeaux, il detenuto Abu Zubaydeh denuncia, tramite una serie di disegni dai tratti davvero macabri, le torture che avrebbe subito dapprima nei ‘siti segreti’ della Cia in Europa (in Polonia e Lituania) e successivamente a Guantanamo nei quattro anni tra il 2002 ed il 2006. Zubaydeh è detenuto proprio a Guantanamo dal 2006, e da piu’ di vent’anni non è stato ne’ formalmente incriminato ne’ ha avuto diritto ad un processo.
Guantanamo
La struttura (nuovamente) al centro delle polemiche è situata all’interno della base navale omonima, a Cuba. Dall’11 gennaio 2002 (appena quattro mesi dopo l’attacco al World Trade Center) il governo del presidente Bush ha aperto questo campo finalizzato ufficialmente alla detenzione di prigionieri catturati nei territori di Afghanistan e Pakistan, ritenuti collegati ad attività terroristiche. Buona parte dei detenuti arrivavano al campo di prigionia tramite extraordinary renditions (un’azione di cattura e/o detenzione “extralegale” nei confronti di sospetti terroristi). La violazione dei diritti umani rischia tristemente di non essere una novità. Infatti, nel 2006, su istanza del detenuto Salim Ahmed Hamdan, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito la violazione della Convenzione di Ginevra dovuta alle modalita’ di detenzione dei prigionieri all’interno della base di Guantanamo. Barack Obama, insediatosi alla presidenza nel 2008, ha firmato l’ordine di chiusura del carcere nel 2009: decisione sottoposta pero’ al veto decisivo del Senato statunitense. Nel 2018 Donald Trump ha messo (per ora) la parola “fine” alla vicenda annunciando l’abbandono del programma finalizzato alla chiusura della prigione.
Torture
Il dossier, dai tratti nemmeno troppo velatamente accusatori, contiene all’incirca 40 disegni, al cui interno sono raffigurate immagini sicuramente forti, accompagnate dalle dichiarazioni di Zubaydeh. Il contenuto ha toni senza dubbio scabrosi: si vedono infatti minacce di stupro con manganelli e trapanazioni nella zona del cranio, musica a volume altissimo senza possibilita’ di rimuovere le cuffie. Il tutto a cicli orari all’interno di una vera e propria routine giornaliera. Purtroppo, pero’, non finisce qui: oltre alla tortura fisica in senso stretto (come se non bastasse), sono raffigurate anche forme di umiliazioni come gli interrogatori completamente svestiti di fronte ad una donna senza possibilita’ di coprire nemmeno le parti intime, o addirittura la “gentile concessione” di scegliere come dissacrare una copia del Corano. Le due possibilita’: immergerlo in un secchio di escrementi dei detenuti o, in alternativa, in un altro al cui interno c’è del sangue mestruale. Ogni commento appare superfluo: meglio conformarsi dunque alle parole dello stesso Zubaydeh che, nell’accompagnare il disegno con la didascalia di cui sopra, afferma: “ Credo che il commento all’interno del disegno sia sufficiente”.
Polemiche
Nello stesso anno della sentenza della Corte Suprema di cui sopra, il rapporto di Amnesty International del 2006 ha riportato che circa il 93% dei detenuti del campo di prigionia di Guantanamo non avevano rappresentanti legali. I detenuti, oltre alle tante denunce per i maltrattamenti psicofisici, hanno anche cominciato nel 2005 uno sciopero della fame per protestare, oltre che per le condizioni di detenzione, contro la mancanza di accesso ad una corte indipendente. Sempre nel 2005, a novembre, tre esperti in diritti umani delle Nazioni Unite hanno declinato l’offerta USA di visitare il campo di prigionia a causa delle restrizioni sulle ispezioni imposte dal governo statunitense. Infine: l’ex Segretario di Stato Powell nel 2006 esordi’ al Congresso dichiarando: “Se solo guardate come ci vedono nel mondo ed il genere di critiche che ci sono state mosse per Guantanamo e le rendition, ci crediate o meno, la gente sta cominciando a chiedersi se rispettiamo davvero i nostri alti standard”. Sipario.
Ancora un articolo interessante capace di risvegliare l’attenzione verso argomenti che non risaltano all’opinione pubblica perché magari un pò “scomodi”. Complimenti per la scrittura ricca di descrizioni contenutistiche.