Marcello Colasurdo non è più tra noi. Si è spento oggi all’ospedale Cardarelli dopo un periodo difficile. Con lui se ne va una delle ultime voci del popolo. Ha cantato la tradizione dei contadini e le lotte operaie, ha cantato la lotta di classe e un messaggio di pace.
La notizia è giunta poco fa e ha lasciato tutti sgomenti: Marcello Colasurdo è morto. Una perdita importante per la sua Pomigliano ma anche per tutti quelli che lo hanno conosciuto. Artista poliedrico, musicista, cantante, attore e grande conoscitore della tradizione popolare.
Le origini
Marcello era originario di Campobasso ma ha trascorso tutta la sua vita a Pomigliano d’arco, quella cittadina che oltre a diventare la sua casa è stata luogo della sua formazione artistica, musicale e professionale. La Pomigliano che conobbe il Marcello giovane era quella della transizione: da storica realtà a vocazione contadina a nuovo polo industriale. Pomigliano fu interessata dall’insediamento della FIAT , dell’Alfa Romeo e di altre realtà vicine e da un consistente incremento demografico. Marcello crebbe in quel periodo e proprio in quegli anni si avvicinò alle lotte degli operai.
Musica e Cultura
Nella Pomigliano operaia, l’attività politica di sinistra era fervente; un’attività che associava le rivendicazioni ad un percorso di riscoperta culturale delle tradizioni che furono dei contadini. Per questo nacquero ‘E Zezi, gruppo di musicisti fondato proprio da Marcello Colasurdo. In realtà ‘E Zezi erano artisti non professionisti, che provavano i concerti dopo il lavoro in fabbrica e prendevano permessi e ferie per esibirsi. I loro spettacoli fondevano musica e teatro, con costumi, colori e strumenti della tradizione popolare. Con Marcello diedero vita anche alla promozione culturale di Pomigliano, riportando in auge il carnevale e facendo scoprire maschere meno note della cultura napoletana come ‘A Zeza, magistralmente interpretata da Colasurdo.
Le canzoni
Le canzoni de ‘E Zezi nascevano con l’obiettivo di riprendere i suoni antichi che furono dei contadini e riadattarli alle tematiche vicine agli operai; per questo le loro canzoni divennero inni di una lotta di classe, di quella classe operaia che chiedeva salari adeguati, meno repressione, ritmi meno serrati sulle catene di montaggio. I canti erano satirici e derisori, ma con tematiche molto serie. Emblematica è per esempio “Tammurriata dell’Alfa Sud“, dove si descrive l’esperienza di un operaio appena entrato in fabbrica e tutta la dinamica della vita di fabbrica, tra ritmi incessanti e persino uno sciopero simulato.
La tradizione
Marcello però è stato anche altro. Finché ha potuto non ha mai disertato tutti i rituali che la tradizione campana impone: i pellegrinaggi ad esempio. Sono molto noti i suoi canti dedicati a Mamma Schiavona, alla Madonna di Castello di Somma Vesuviana o alla Madonna delle Galline di Pagani. Canti accompagnati da preghiere come vuole la tradizione, ma quelle preghiere erano rivendicazioni di diritti, vere e proprie.
Marcello Colasurdo: l’uomo
Con la sua musica e la sua arte si è fatto conoscere e voler bene da tutti. Ha collaborato con grandi nomi della musica come 99posse, Almamegretta, Modena City Ramblers, e Nuova Compagnia di Canto Popolare. Ha fatto cinema e teatro, con registi come Antonio Capuano, Mario Martone e Federico Fellini. Chi lo ha conosciuto lo ricorda con affetto, ribadendo il suo buon cuore e la sua capacità di aprirsi a tutti, condividendo gli spazi della sua casa con chiunque volesse parlargli. Negli ultimi anni è stato fermato da alcuni problemi di salute che lo hanno costretto a limitarsi nei movimenti e nelle uscite pubbliche. Lo stato di salute non era dei migliori e nemmeno le sue condizioni economiche lo erano. Per questo motivo poco tempo fa, era stata chiesta per Marcello, l’applicazione del vitalizio previsto dalla legge Becchelli, una sovvenzione economica per cittadini illustri in difficoltà economica. Oggi lo piange Pomigliano, ma lo piange anche il mondo della musica e dei suoi appassionati, lo piange chi raccoglie la pesante eredità di un patrimonio culturale enorme, fatto di tradizioni e beni immateriali, dal valore inestimabile.