Si è svolto l’incontro sull’autonomia differenziata organizzato dal Movimento San Felice a Cancello LPDS (Libera Progressista Democratica Solidale) con la partecipazione di: G.M. Centore (ricercatore dell’Università della Campania L. Vanvitelli) i che ha affrontato le ragioni storiche e costituzionali del regionalismo italiano, Camilla Sgambato (già parlamentare e membro dall’Assemblea Nazionale PD) che ha affrontato con forte critica le storture di questa riforma Calderoli ed i danno per il sistema Italia, in particolare per il mondo della scuola. Sono seguiti gli interventi di Rino Malinconico (filosofo e scrittore) sulla crisi del modello solidale nazionale che l’autonomia differenziata determinerebbe, di Carlo Marino (Sindaco di Caserta e Presidente ANCI regione Campania) che ha posto l’accento sulla totale opposizione dei sindaci a queste riforma e del bisogno di una forte presenza di piazza che spieghi le ragioni del rifiuto e che faccia da argine verso questa deriva pericolosissima. Il convegno si è concluso con l’intervento del Presidente del Consiglio Regionale della Campania Gennaro Oliviero che ha evidenziato l’impegno delle regioni del centrosinistra nella battaglia di contrasto alla riforma Calderoli.

Ma di cosa stiamo parlando?
Le materie oggetto di autonomia sono 23 (3 attualmente di legislazione esclusiva dello Stato e 20 di legislazione concorrente).
MATERIE DI LEGISLAZIONE ESCLUSIVA:
1. Giustizia di pace; 2. Norme generali sull’istruzione; 3. Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali
MATERIE DI LEGISLAZIONE CONCORRENTE
4. Rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; 5. Commercio con l’estero; 6. Tutela e sicurezza del lavoro; 7. Istruzione; 8. Professioni; 9. Ricerca scientifica e tecnologica; 10. Tutela della salute; 11. Alimentazione; 12. Ordinamento sportivo; 13. Protezione civile; 14. Governo del territorio; 15. Porti e aeroporti civili; 16. Grandi reti di trasporto e di navigazione; 17. Ordinamento della comunicazione; 18. Energia; 19. Previdenza complementare e integrativa; 20. Armonizzazione dei bilanci pubblici, finanza pubblica e sistema tributario; 21. Beni culturali e ambientali; 22. Casse di risparmio, rurali e aziende di credito a carattere regionale; 23. Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.


IL DISASTRO CHE STANNO COSTRUENDO
Ogni singola Regione potrebbe stipulare un’intesa con lo Stato – cioè col Governo e senza passare per il Parlamento – su una o più materie, anche tutte le 23.
Ed è già avvenuto: il Veneto ha siglato intese per ottenere autonomia su tutti gli ambiti, la Lombardia su 20 materie, l’Emilia-Romagna su 16.
ESAGERIAMO SE DICIAMO CHE IN QUESTO MODO È PROPRIO L’UNITÀ DEL NOSTRO PAESE CHE VA SOTTOSOPRA?
In sostanza, sul piano propriamente istituzionale, non tutte le Regioni avrebbero le stesse competenze, che sarebbero subordinate alle singole richieste regionali; e lo Stato avrebbe una sovranità disomogenea sul suo territorio.
Ma soprattutto i cittadini e le cittadine avrebbero diritti e servizi diseguali, a seconda della Regione di appartenenza, aggravando in modo definitivo l’attuale situazione di disparità sociale e territoriale, con ulteriore impoverimento del Mezzogiorno e dei territori più svantaggiati.
È evidente la contraddizione frontale con l’articolo 5 della Costituzione stessa, che, nel prevedere forme di decentramento “amministrativo”, sottolinea il principio di unità: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo…”.
PERCHÉ IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GARANTE DEL DETTATO COSTITUZIONALE, ANCORA TACE SU QUESTO EVIDENTE SCEMPIO?
PERCHÉ NON PRENDE CARTA E PENNA E MANDA, COME È NELLE SUE PREROGATIVE, UN CHIARO MESSAGGIO DI ALTO-LÀ ALLE CAMERE E AL GOVERNO?


IN ESTREMA SINTESI
L’Autonomia Differenziata ledeil principio di uguaglianza tra i cittadini, contraddice i principi costituzionali, compromettel’equità dei diritti, cancellal’unità e indivisibilità della Repubblica.
Il “sovranismo regionale” porterebbe un danno alle comunità, poichél’accentramento dei poteri regionali schiaccerebbe le autonomie comunali e la partecipazione democratica.
Nascere, curarsi, andare a scuola, avere un lavoro, vivere in un ambiente sano e tutti i diritti di cittadinanza non possono dipendere dal luogo di nascita e di residenza.
Siamo già un Paese con diseguaglianze insopportabili: la priorità è l’unità, non la divisione.
Questo scempio va fermato: dobbiamo mobilitarsi affinché questo Governo ritiri il Disegno di Legge Calderoli.







