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Morire sul lavoro a 18 anni: la differenza tra formazione e sfruttamento

Domenico Modola di Domenico Modola
22 Gennaio 2022
in Tempi Moderni
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Morire sul lavoro a 18 anni: la differenza tra formazione e sfruttamento
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La morte di un diciottenne ha sconvolto l’Italia. Lorenzo, un giovane di Udine, è morto schiacciato da una putrella, nel cantiere in cui faceva lo stage per alternanza-scuola lavoro. Per una tragica coincidenza, quello era l’ultimo giorno di stage per il giovane; purtroppo è stato proprio al termine di questa esperienza che ha trovato la morte. Il tragico episodio di Udine pone in essere la necessità di una riflessione seria su alternanza scuola-lavoro, un sistema che troppe volte si è dimostrato un sistema di sfruttamento di manodopera gratuita e subalterna, anzichè un vero sistema di formazione per i giovani, così come era stato proposto. Noi sappiamo solo che Lorenzo doveva essere tra i banchi e non sul cantiere; questo dimostra tutte le inefficienze della legge in materia di alternanza scolastica. Una legge che viene intepretata all’italiana e che permette alle aziende di confondere la formazione con lo sfruttamento.

I fatti

Nella giornata di ieri, in un cantiere di carpenteria metallica ad Udine, il giovane Lorenzo, di appena 18 anni, stava lavorando; era l’ultimo giorno del PCTO, Piano per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, quando una putrella gli è caduta addosso. Nulla hanno potutto i soccorsi prestati prima dagli operai e poi dal personale sanitario. Lorenzo muore nel fiore degli anni, per un lavoro che non gli competeva. Attualmente sono in corso le indagini per verificare se le strutture dell’azienda fossero a norma, ma non si esclude qualche mancanza nella manutenzione, tale da provocare l’incidente fatale.

Cosa c’è che non va

L’Alternanza scuola–lavoro è una metodologia didattica innovativa istituita dalla Legge n. 53/2003 e disciplinata dal Decreto Legislativo n. 77/2005. Tale metodo, in teoria, dovrebbe proporre momenti in cui c’è appunto “alternanza” rispetto alla pura didattica tra i banchi di scuola, con un’attività formativa sul lavoro. In realtà poi, le cose sono andate diversamente; quest’alternanza è stata interpretata dalle aziende come la legittimazione su carta per lo sfruttamento di giovani a titolo gratuito. Spesso infatti, lo studente è solo manodopera gratuita, da sfruttare e plasmare, facendogli capire sin dall’adolescenza, qual’è l’andazzo del mondo del lavoro in Italia: sfruttamento, mancanza di sicurezza, salari bassi, nessuna garanzia. Meglio che lo sappiano sin da subito. In altri casi documentati, l’alternanza scuola-lavoro non è per nulla affine al percorso di studi dello studente. Qualche tempo fa ad esempio, un giovane feritosi su un muletto, risultò essere uno studente dell’alberghiero. Ci sono le dovute eccezioni chiaramente, in cui gli studenti vengono trattati con educazione e rispetto, ma in molti casi, il progetto si traduce in uno sfruttamento che sa di educazione alla sottomissione al padrone. Un meccanismo inaccettabile.

Come dovrebbe essere

In realtà da alcuni anni, alternanza scuola-lavoro è stata ribattezzata PCTO, Piano per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. Quindi il paradosso sta già nella definizione e, ci dimostra che questi ragazzi non vengono impiegati come previsto dal piano stesso. Infatti, la denominazione parla di competenze trasversali che sono, per inciso, quelle caratteristiche personali che permettono di fornire una risposta all’ambiente organizzativo nel mondo del lavoro. Le competenze trasversali hanno a che fare con gli aspetti cognitivi, col comportamento sociale, o con i contesti relazionali. Invece i ragazzi vengono impiegati in lavori pesanti nei cantieri e nelle fabbriche e, semmai, apprendono competenze specifiche; ma nemmeno questo è garantito. I PCTO fatti per bene, nel rispetto delle misure previste dalla legge, possono essere seriamente orientati allo sviluppo di abilità cognitive e relazionali, favorendo l’empatia e la comprensione dei fenomeni sociali. Quello messo in piedi come alternanza scuola-lavoro è solo lavoro a gratis.

Le colpe stanno a monte

Per il momento, le autorità stanno indagando sulla morte di Lorenzo e sulle cause che hanno provocato la caduta della putrella. Nel frattempo però, possiamo dire che Lorenzo è stato ucciso per una classe politica che ritiene giusto alternare gli studi ad un lavoro sottopagato e senza garanzie. Perchè di questo si tratta. Perchè i giovani imparano subito come si lavora in Italia, dove la carenza di sistemi di sicurezza in fabbriche e cantieri è endemica, mentre l’assenza di controlli sui luoghi di lavoro è a dir poco strutturale. Ed è per questo motivo che a perdere la vita sono anche coloro che non ci dovrebbero essere su quei cantieri: uno studente appunto. Ci auguriamo che questa tragedia abbia un colpevole che paghi; che l’attenzione su questa morte non cada nel dimenticatoio e che i politici responsabili di una legge scellerata, se ne prendano le responsabilità. Nessun indice costi-ricavi vale più di una vita umana e nessuna scusa accampata potrà alleviare il dolore di una famiglia che ha visto morire il proprio figlio.

Tags: alternanza scuola-lavoroImpronte socialilavoromorti sul lavoroscuola
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