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Noi stiamo con Mimmo Lucano: colpevole di umanità

Domenico Modola di Domenico Modola
30 Settembre 2021
in Culture resistenti, Impronte solidali, L'altro mondo possibile
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Noi stiamo con Mimmo Lucano: colpevole di umanità
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Il tribunale di Locri, con una decisione senza precedenti condanna a 13 anni di carcere l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano. Il motivo? Secondo i giudici avrebbe favorito l’immigrazione clandestina e partecipato ad una serie di delitti contro la pubblica amministrzione e il patrimonio. Una sentenza ingiusta e con una pena decisamente troppo aspra. La verità è un’altra: Mimmo Lucano, ha creato a Riace un modello alternativo di integrazione ed impiego delle forze, che forse non ha eguali in Europa. Un modello di accoglienza che ha dato lavoro e speranza a decine di disperati. Tutto questo per i giudici è illegale.

Le accuse e l’arresto

Domenico Lucano è stato sindaco di Riace dal 2004 al 2018. Tre mandati in cui ha espresso chiaramente la sua linea politica in favore del recupero del borgo di Riace. Tuttavia i problemi con la legge, per Mimmo Lucano sono iniziati già nel 2018, quando è stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Xenia” della Guardia di Finanza. Per lui l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a compiere delitti contro la pubblica amministrazione. Nello specifico avrebbe scavalcato quelle che sono le funzioni spettanti al Ministero dell’Interno (all’epoca Salvini) e la prefettura di Reggio Calabria, sulla gestione dell’immigrazione. Secondo il pm, l’agire di Lucano sarebbe stato determinato da interessi politici. Secondo questo assetto, per Lucano non erano importanti l’accoglienza e la qualità del lavoro svolto dai migranti, quanto piuttosto la possibilità di fornire lavoro di riflesso agli abitanti di Riace, ricavandone un tornaconto elettorale. Per questi motivi è stato condannato a 13 anni e due mesi; quasi il doppio di quanto richiesto dall’accusa.

Il modello Riace

Le cronache invece raccontano qualcosa di diverso. In tre mandati come sindaco, Mimmo Lucano ha dato vita ad un progetto solido e duraturo, fondato sulla solidarietà e l’integrazione. Questo progetto è divenuto in poco tempo un vero e proprio modello, il “modello Riace” appunto. Quando è stato eletto, Mimmo Lucano conosceva bene il suo territorio. Riace era un borgo abitato da poco più di 1500 abitanti, decine erano le case del centro abbandonate, ed il lavoro era un problema serio. I pochi migranti presenti nei dintorni di Riace sopravvivevano in alloggi di fortuna e case diroccate. Il modello Riace ha cambiato tutto questo: Mimmo ha creato un sistema che ha messo insieme le vite dei migranti con quelle dei riacesi, creando condivisione ed esperienza. Questo ha avuto ripercussioni positive dal punto di vista demografico: Riace è passata da 1793 abitanti nel 2011 a 2345 nel 2017; un incremento di popolazione, in controtendenza con i piccoli borghi del sud Italia soggetti allo spopolamento. Questo perchè, a Riace si erano create prospettive di lavoro e integrazione. I migranti venivano inseriti in meccanismi formativi e lavorativi, andando spesso ad ereditare gli antichi mestieri e le antiche produzioni, appese ad un filo e custodite dai soli anziani del paese.

Domenico Lucano: Mimmo per tutti

Un modello di integrazione funzionante, che ha fatto guadagnare a Riace il nome di “paese dell’accoglienza”, ha fatto crescere la popolarità di Domenico Lucano, divenuto Mimmo per tutti. Questo sindaco ha visto la propria fama espandersi ed il modello da lui ideato, fare il giro d’Italia e varcare i confini nazionali. Nel 2016 la rivista Fortune, inserisce Mimmo Lucano nella lista dei 50 leader più influenti al mondo: Mimmo è un sindaco influente, quindi scomodo per qualcuno. Infatti, prima della bagarre giudiziaria e mediatica che ha visto Lucano, scontrarsi in prima linea con il Ministero dell’Interno Salvini, altri guai giudiziari avevano riguardato il modello Riace. Prima di Salvini c’era stata la procura di Reggio Calabria, che aveva messo gli occhi sulle strutture messe a disposizione per l’accoglienza. Una serie di attacchi sferrati dai vari detrattori, mossi da idee politiche e da prospettive di business, ovviamente non alimentate dal sistema di Riace. Salvini è stato l’autore della stangata finale, che ha posto fine al modello Riace, dimostratosi un funzionante modello che ha portato ricchezza e vitalità in un borgo destinato allo spopolamento.

Gli attacchi di Salvini

Matteo Salvini, a capo della Lega, aveva già mosso delle accuse di stampo politico a Mimmo Lucano. Questo avveniva quando Mimmo era sindaco e promuoveva integrazione, e Salvini non era ancora Ministro dell’Interno. Appena entrato al Viminale, Salvini ha sferrato l’attacco al sindaco di Riace, iniziato con controlli, accertamenti e verifiche delle forze dell’ordine, che si facevano sempre più intensi. La Prefettura arrivò così a bloccare i fondi per i progetti destinati all’accoglienza e partirono le accuse di presunta irregolarità. Questo fu l’assist che Salvini aspettava: Mimmo Lucano venne arrestato il 2 ottobre 2018 e il 9 ottobre Salvini diffuse il provvedimento a suo carico, contenente 34 punti di penalità. Con tale provvedimento, si revocava al comune di Riace ogni beneficio economico, circa 2 milioni di euro annui. Il progetto bloccato, era valido per il triennio 2017-2020; con il blocco, i promotori ed i beneficiari sono stati costretti ad andare via da Riace.

Il modello “encomiabile”

Il comune di Riace non restò a guardare. Quando Mimmo Lucano venne tratto in arresto, il comune si appellò al TAR, contro la decisione del Viminale. Il TAR deliberò a favore del modello Riace, affermando che le irregolarità presunte indicate dal Ministero dell’Interno erano piuttosto generiche. Lo stesso fece il Consiglio di Stato, che confermò la sentenza del TAR, definendo quello di Riace “un modello encomiabile di accoglienza”. Una bella frase certo, che però non è servita a impedire l’ingiusta sentenza arrivata oggi. Mimmo Lucano è stato perseguitato per un modello funzionante di integrazione ed accoglienza, ma anche perchè, essendo così influente, era divenuto pericoloso. Al momento non è detta l’ultima parola, dovrà esprimersi ancora la Cassazione in merito alla sua condanna. Resta il fatto che Mimmo Lucano ha agito per senso di umanità, ridando speranza al suo paese, con l’aiuto di decine di migranti che, grazie a lui, hanno trovato un posto confortevole in cui vivere. Se questo è un crimine, siamo tutti complici di Mimmo Lucano.

Tags: impronte solidalimodello riacesolidarietà
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